Il governo Meloni ha mobilitato tre ministri di livello come Francesco Lollobrigida, Adolfo Urso e Orazio Schillaci per presentare al pubblico quattro decreti interministeriali sulla messa in commercio di prodotti realizzati con la farina di grillo, locusta migratoria, verme della farina e larva gilla.

Quasi non ci fossero altre questioni aperte, come la vicenda dei migranti, le perenni tensioni sul conflitto ucraino con i partner di coalizione o la grana superbonus, per citarne solo alcune, all’ordine del giorno in queste settimane.

Ora i testi passano alla Commissione europea, che ha novanta giorni per sollevare eventuali rilievi: rischia di trovare appigli giuridici, perché le norme sull’etichettatura sono già regolate a livello europeo. Se i nuovi decreti del governo Meloni dovessero confliggere con il regolamento sulle informazioni per i consumatori di Bruxelles, è quest’ultimo a prevalere.

Il testo prevede nuove norme per quanto riguarda l’etichettatura e la collocazione nei negozi degli alimenti che li contengono: sono già contenuti in prodotti come pane, panini, cracker, grissini, barrette ai cereali, nei prodotti a base di pasta, pizza o cioccolato ma anche nei preparati a base di carne, di prodotti sostitutivi della carne e nelle minestre.

Adesso, l’etichetta dovrà anche indicare che l’alimento contiene queste farine e la dizione dovrà anche specificare se si tratta di «polvere parzialmente sgrassata», «congelata» o «essiccata». Bisognerà indicare il luogo di provenienza e precisare che queste farine possono provocare reazioni allergiche. I prodotti dovranno essere messi in vendita su scaffali dedicati, in comparti separati, segnalati con cartelloni ad hoc. Per il ministro (tra le altre cose) della Sovranità alimentare l’obiettivo è «dare informazioni chiare e rafforzare la «capacità di discernimento delle persone rispetto al tema fondamentale dell'alimentazione. Non considero gli insetti in concorrenza con i cibi della Dieta Mediterranea, ma ritengo fondamentale evitare che i prodotti del Made in Italy siano confusi con queste farine».

Insomma, serve un modo per distinguere le farine “tradizionali” da quelle a base di insetti. Anche perché, come ha aggiunto il ministro della Salute Schillaci «non sono nocivi, ma non sono in linea con la nostra cultura agroalimentare e con il paradigma della dieta mediterranea». Il sottotesto è chiaro: le farine di insetti restano permesse perché così prevedono le norme europee, ma meglio diffidarne.

Ora Bruxelles dovrà decidere se l’etichettatura «più chiara e precisa» come spiegano dal ministero, sia in conflitto con il regolamento 1169/2011 dell’Unione europea: può sollevare obiezioni, dare il via libero esplicito o cedere il passo con il silenzio assenso. Più probabile la prima, secondo il docente di diritto alimentare internazionale Dario Dongo: «C’è una situazione di probabile illegittimità per contrasto con fonti di rango superiore».

Le leggi europee, infatti, prevalgono sul diritto nazionale. Inoltre, spiega Carlotta Totaro Fila, fondatrice di Alia insect farm, una start up che mira a dar vita alla prima impresa per la produzione di novel food a base di insetti, visti i prezzi della materia prima, ancora rara in Italia, «nessun produttore avrebbe interesse a non segnalare la presenza delle farine nell’alimento per valorizzarle il più possibile».

La campagna di Lollobrigida

I provvedimenti sono soltanto l’ultimo capitolo della campagna per la sovranità alimentare di cui Lollobrigida ha fatto la sua bandiera. Le forze messe in campo sono parecchie e i toni sono duri: Schillaci ha già annunciato di voler vigilare «con attenzione anche grazie al rigoroso controllo dei carabinieri dei Nas sia nell'utilizzo di queste farine sia nel rispetto degli obblighi di trasparenza e di tutela della salute». Il timore del ministro è quello che ci siano commistioni come «l’utilizzo di farine da insetti nei nostri prodotti tipici come pasta e pizza», anche se l’utilizzo nei ristoranti non è oggetto della norma.

Ma la campagna di Lollobrigida sembra solo all’inizio. Il ministro ha lanciato una polemica contro i ristoranti italiani all’estero, rei di non rispettare un disciplinare che Lollobrigida vorrebbe veder normare chi offre la cucina mediterranea fuori dai confini nazionali. La sua prossima battaglia sarà proprio sui cibi non naturali, ha annunciato il ministro per l’Agricoltura. «I cibi sintetici sono totalmente innaturali e l’Europa non li ha normati, quindi ci lascia liberi di decidere. Questo sarà oggetto di discussione all’interno del Consiglio dei ministri».

Un nuovo sforzo legislativo che arriverà secondo il ministro a stretto giro, nonostante della carne sintetica non abbia iniziato a occuparsi neanche l’Ue ancora, una circostanza che fa sembrare piuttosto lontana l’eventualità che una bistecca sintetica finisca sulla tavola degli italiani.

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