A piazzale Cadorna il corteo è partito sulle note di “Bella ciao” per riversarsi alla fine nei pressi del Milano convention center, a piazzale Damiano Chiesa, accompagnato da “El pueblo unido jamás será vencido”. I giovani ambientalisti di Fridays for Future si sono ripresi la piazza con i cori della protesta, e ieri hanno sfilato in più di novemila (dato della questura) insieme all’attivista svedese Greta Thunberg. Gli organizzatori hanno rivendicato di essere 50 mila: «Abbiamo il diritto di essere arrabbiati e prendere le strade – ha detto Thunberg –. Siamo qui perché sappiamo che il cambiamento verrà dalle strade, da noi, non dalle conferenze».

Le parole di Thunberg sono un giudizio chiaro, visto che lei stessa è giunta a Milano per la Youth4Climate (Y4C), l’evento organizzato dall’ex ministro dell’Ambiente Sergio Costa per coinvolgere 400 giovani da 197 paesi nell’ambito della PreCop, l’incontro ministeriale che sta riunendo i rappresentanti di 50 paesi in vista della 26esima conferenza delle parti sul clima di Glasgow.

Oggi i Fridays si preparano a manifestare, alle 15, con l’eco-social forum “Climate Open Platform” che coinvolge decine di associazioni ambientaliste e che operano nel sociale (da Legambiente all’Arci). «La manifestazione insieme agli adulti», dice Giovanni Mori, portavoce di Fridays for future Italia.

Creare il cambiamento

Le giornate dei lavori preparatori alla conferenza di Glasgow che dovrà aggiornare gli impegni sul clima termineranno oggi. In mattinata il vicepresidente della Commissione europea con delega al Green deal, Frans Timmermans, terrà una conferenza stampa, nel pomeriggio ci sarà quella del ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani e del presidente della Cop26 Alok Sharma.

Gli ambientalisti sono critici, come hanno dimostrato le piccole azioni di ribellione che si sono susseguite: prima la sortita di sette attivisti durante il discorso di Mario Draghi alla Y4C; poi, giovedì sera, un gruppo di circa 50 attivisti ha deciso di “occupare” piazza Affari dove ha posizionato delle tende da campeggio davanti all’ingresso della Borsa. Un po’ di agitazione in giro per la città l’hanno creata anche gli attivisti di Extinction rebellion, il movimento contro la «devastazione ecologica», che da ultimo ieri in piazza Firenze ha bloccato il traffico.

Dal palco di piazzale Damiano Chiesa, Thunberg, che ha incontrato personalmente Mario Draghi nei giorni scorsi, ha lanciato il suo messaggio. «Ciao Milano, ciao tutti» ha esordito in pieno stile rockstar, per poi proseguire in inglese: «La speranza non arriva dal bla bla dei politici, la speranza non arriva dall’inattivismo (una citazione del climatologo Michael E. Mann, ndr) – da promesse vuote come “tutto andrà bene” e “stiamo facendo tutto quello che possiamo”. La speranza è questo, siamo noi le persone riunite per creare un cambiamento».

Mentre i ragazzi manifestavano, sono partiti i lavori della PreCop. La riunione ha messo insieme i tecnici per discutere di alcuni aspetti politici e approfondire i temi negoziali chiave che saranno affrontati alla Cop26.

Oggi toccherà ai ministri dell’Energia e dell’Ambiente. I delegati della Y4C hanno elaborato mercoledì una serie di proposte. Secondo gli ambientalisti quello dei giovani non è un documento abbastanza ambizioso. Nei giorni prima Thunberg non ha mancato di rimarcare che i delegati sono stati «scelti ad arte» dai governi.

Giustizia sociale

La Climate Open Platform, si prepara a lanciare un suo documento. «La nostra piattaforma riunisce molte associazioni, non solo gli ambientalisti», ricorda Mori. Un tema caro ai FfF (e non solo) è la giustizia sociale: «Tanti ne stanno parlando. Il delegato francese che ha detto stop a tutte le fonti fossili nel 2030 ha aggiunto con i lavoratori, non sulle loro spalle».

Un discorso che vale anche per “nord e sud” del mondo. Ignacio Villaroya, di FfF Argentina, era in piazza: «Vado via di qui con molte più domande che risposte. Ho fatto una domanda a John Kerry sul debito climatico che ha gli Stati Uniti con la parte sud del globo, ma non mi ha nemmeno risposto, ha semplicemente recitato un discorso già preparato».

I Fridays for Future international durante la manifestazione di Milano (Foto di Youssef Hassan Holgado)

Vanessa Nakate, l’attivista ugandese presente alla Y4C e parte della delegazione che ha incontrato Draghi, ha ricordato al termine del corteo: «Il nostro continente è quello che contribuisce in maniera minore nella crisi climatica, ma la nostra gente è quella che ne soffre di più. Non è soltanto una questione meteorologica, di giustizia climatica, ma si tratta di persone che hanno perso il loro lavoro e la loro vita».

Secondo Mori finora non si è parlato abbastanza di fonti fossili: «Come è possibile che per i giovani non ci sia stato un gruppo sui combustibili fossili? Questa premessa non è positiva».

Le fonti fossili

Gli attivisti continueranno a farsi sentire. Sul fronte italiano, il ministro Cingolani ha assicurato che al momento in Italia non verranno avviati nuovi progetti di estrazione e ricerca di gas e petrolio, già sospesi dal 2019. Il governo dovrebbe approntare un Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (Pitesai). «Il Mite non autorizza nessuna nuova attività prima dell’approvazione definitiva del piano», ha detto il ministro.

Se il testo non fosse arrivato entro il 30 settembre, per legge sarebbe dovuto ripartire tutto. Finora non ha avuto via libera, ma il ministero proprio ieri ha specificato che finché non si esprimerà la Conferenza unificata la moratoria proseguirà. Mori non ha dubbi: «L’unica cosa che si dovrebbe fare è fermare le trivelle, ma scendere in piazza a qualcosa è servito».

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