Sembra aprirsi un nuovo capitolo dello scontro tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo. L’ex garante avrebbe intenzione di procedere con un’azione legale per ottenere il ritorno della piena titolarità del simbolo e del nome del Movimento. Il fondatore del M5s avrebbe già dato mandato ai suoi legali.

La notizia è filtrata nel pomeriggio di martedì 3 giugno, oltre sei mesi dopo il voto con cui i militanti Cinque stelle, durante l’assemblea di partito Nova dello scorso novembre, avevano deciso di cancellare il suo incarico e rimuoverlo dal Movimento. All’epoca aveva partecipato alla votazione quasi il 65 per cento degli aventi diritto, pari a 58.029 iscritti. A esprimersi a favore della cancellazione del ruolo del garante era stato l’80,56 per cento dei votanti. «Questa è l’onda dirompente di una comunità che non conosce limiti e ostacoli, in tutti contano davvero» aveva scritto a stretto giro in un post Giuseppe Conte.

In quell’occasione il comico aveva replicato con un post che citava il finale del film Truman show: «Casomai non vi rivedessi, buon pomeriggio, buonasera e buonanotte».

Evidentemente, però, Grillo ha ancora diverse cose da dire. Chi è ancora in contatto con lui racconta che la storia del Movimento per il fondatore non si è mai chiusa davvero, che in questi mesi era distratto dalla vicenda giudiziaria del figlio – che dovrebbe arrivare a sentenza entro l’estate – ma non ha mai perso di vista le contorsioni della sua creatura politica. Nelle scorse settimane il desiderio di passare all’azione si è fatto più concreto: di qui, la scelta di affidarsi a un avvocato del foro milanese e, soprattutto, di far filtrare la notizia. Nulla è ancora compiuto ma, confermano da più parti, non si tratta di un bluff.

Gli appigli

L’obiettivo è riappropriarsi del nome e del simbolo in vista delle prossime scadenze elettorali. Le basi giuridiche su cui i legali di Grillo possono costruire il loro affondo sono sempre le stesse: la proprietà del simbolo e del nome o, meno probabile, l’impugnazione dello statuto o della nomina di Conte.

Nel primo caso già in passato, entrambe le parti, avevano ottenuto elementi a sostegno. Dopo la defenestrazione di Grillo, i vertici avevano fatto prendere posizione al deputato-notaio, vicinissimo a Conte, Alfonso Colucci, che aveva legato la legittimità della scelta alla decisione del tribunale di Napoli che, sullo statuto impugnato, aveva dato ragione al Movimento.

Dall’altra parte della barricata si fa invece riferimento al pronunciamento del tribunale di Genova sulla proprietà del simbolo che ne riconosce la paternità a Grillo. «L’azione legale – dice Lorenzo Borrè, storico avvocato dei “ribelli” del Movimento – dovrebbe portare all’inibizione dell’uso del nome e del simbolo da parte di Giuseppe Conte e del partito di cui questi è presidente».

Se scegliesse di passare davvero ai fatti l’ex garante rischia seriamente di perdere la manleva legale che attualmente gli garantisce il partito. Una scelta difficile, che in passato aveva sempre limitato eventuali polemiche del fondatore nei confronti della gestione Conte. Ora, però, sembra un problema superato, anche se il comico deve fare i conti con alcuni procedimenti giudiziari aperti che lo riguardano personalmente. «Si sarà fatto i suoi conti», dice chi ha ancora un filo diretto con lui.

Mentre fonti del M5s fanno sapere di essere «assolutamente tranquilli»: «Se e quando dovesse esserci questa nuova iniziativa giudiziaria leggeremo le carte e i nostri avvocati risponderanno a tono». In ogni caso le prerogative avanzate dal comico vengono considerate «infondate».

La notizia dell’ennesima polemica interna piomba su un periodo di relativa stabilità nelle complicate vicende del Movimento. Proprio negli ultimi giorni, il partito ha cercato di consolidare i rapporti con quelli che ormai sono diventati gli alleati più prossimi, dentro e fuori dal parlamento: Pd e Avs. E si è mostrato sempre più aperto a una collaborazione duratura, a patto di lasciar fuori dalla coalizione Italia viva e Azione.

Un rapporto che tornerà utile anche nella campagna delle regionali d’autunno. Sembra infatti che si sia trovata un’intesa con i Cinque stelle toscani, finora indisponibili a correre in coalizione. Mentre a disturbare i sonni di Conte resta ancora la Campania, dove alla corsa di Roberto Fico mancano, ancora oggi, il via libera definitivo sulle deroghe al secondo mandato – altro punto che per Grillo è sempre stato una linea rossa – e la benedizione di Vincenzo De Luca, che però appare ancora poco interessato a sedersi al tavolo delle trattative con Elly Schlein e a farsi da parte in favore dell’ex presidente della Camera.

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