Per Mario Draghi i risultati delle amministrative e del referendum sono cautamente positivi. Il principale antagonista del premier dentro la maggioranza di governo, cioè Matteo Salvini, esce fortemente ridimensionato: prima indebolito nella sua immagine pubblica per le opache manovre con la Russia, sconfitto sul referendum, costretto ad abbandonare il sud, il leader leghista è ormai il junior partner di un centrodestra guidato da Giorgia Meloni.

Che con il premier, direttamente e tramite le figure istituzionali di Fratelli d’Italia (come Adolfo Urso), ha un ottimo rapporto. Le elezioni locali, però, non hanno offerto una soluzione all’altro annoso problema della maggioranza, cioè il rapporto tra un Pd sempre più solido e un Movimento 5 stelle sempre più instabile.

Da un lato Draghi può sperare che le tensioni irrisolte tra i partiti si scarichino sulla legge elettorale (che tutti dicono di voler riformare, senza farlo), dall’altro è assai più probabile che si ripercuotano sull’iter della legge di bilancio e, in generale, sui conti pubblici. Con le pressioni che salgono sui mercati finanziari e l’inflazione che erode potere d’acquisto, Conte e Salvini proveranno a recuperare ricette populiste e costose.

Da parte sua Draghi può vantare il fatto che il flop dei referendum sulla giustizia favorisce il percorso parlamentare della riforma Cartabia che affronta parte degli stessi temi. Quindi il metodo Draghi riesce dove il populismo della disintermediazione ha clamorosamente fallito. Il vero problema per Draghi è che anche le notizie positive diventano argomenti per invocare (sul lato Pd e non solo) una prosecuzione del mandato dopo le elezioni 2023: un chiacchiericcio che farà inevitabilmente irrigidire Giorgia Meloni, che ai suoi elettori deve promettere la destra a palazzo Chigi, e che potrebbe anche indebolire l’azione del governo: la forza di Draghi deriva da un mandato limitato nel tempo e nell’ambizione, che gli permette di pretendere dai partiti l’approvazione di riforme urgenti, invece che promettere miracoli nella prossima legislatura.

 

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