Dopo smentite e silenzi, alla fine dal ministero della Giustizia è arrivata l’ennesima dichiarazione di guerra ai magistrati. Il consiglio dei ministri, infatti, ha approvato il disegno di legge che introduce i test psicoattitudinali per i magistrati al momento del concorso. 

La mossa è arrivata alla fine di un lungo nascondino da parte del dicastero, da cui non erano mai arrivate informazioni precise, e dopo i pareri dalla Commissione Giustizia della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica che hanno ben chiarito quanto l’obiettivo di introdurre questi test fosse ben chiaro nella mente della maggioranza.

Il risultato è un comma che prevede che «terminate le prove orali debbano essere designati degli esperti qualificati per la verifica della idoneità psicoattitudinale allo svolgimento delle funzioni giudiziarie». Quanto al metodo, «le linee di indirizzo e le procedure per lo svolgimento degli accertamenti sono determinati dal Consiglio superiore della magistratura d'intesa con il ministro» e dunque «otterranno la nomina a magistrato ordinario i concorrenti che saranno dichiarati idonei anche alla luce degli esiti dei test in parola».

Il risultato è stato quello di accendere un nuovo fronte polemico con la magistratura, con un fronte inedito di unità contro il governo che va dalle toghe progressiste a quelle conservatrici. La questione è riuscita a unire il blocco dei venti consiglieri togati, dai progressisti di Area e Magistratura democratica fino a Unicost e ai due indipendenti, per includere anche i moderati di Magistratura indipendente, che da quando si è insediato il consiglio avevano invece mantenuto una posizione più vicina a quella dei laici di centrodestra, che non hanno firmato la richiesta di apertura della pratica.

Lunedì, infatti, tutti i consiglieri togati insieme ai laici Roberto Romboli in quota Pd e Michele Papa in quota Cinque stelle hanno sottoscritto la richiesta dell’apertura urgente di una pratica in Sesta commissione avente ad oggetto la disamina della questione. Secondo i magistrati, infatti, il disegno di legge violerebbe l’articolo 106 della Costituzione, che prevede come l’unico criterio di accesso alla magistratura sia quello tecnico del concorso. Inoltre, si sottolinea nella richiesta di pratica, il Csm «conosce già reiterate e continue verifiche sull’equilibrio del magistrato che viene sottoposto a valutazione dal momento del suo tirocinio e, successivamente, con intervalli regolari ogni quattro anni. E’ in quest’ambito che il controllo sull’equilibrio dei singoli si dispiega in un contesto di salvaguardia dell’indipendenza della magistratura». Tradotto: anche se fossero costituzionali, i test voluti da Nordio sarebbero superflui perchè già avvengono periodiche verifiche sulla capacità di valutazione dei magistrati.

Anche l’Associazione nazionale magistrati si era già espressa contro la misura, definita «contro la Costituzione» e ha attaccato il governo anche sul metodo: «Una norma talmente generica che elude il principio della riserva di legge. Cosa sono questi test, a cosa servano, non ce lo ha spiegato nessuno: così diventa un proclama contro i magistrati, per far pensare che hanno bisogno di essere controllati dal punto di vista psichico o psichiatrico», ha detto il presidente Giuseppe Santalucia.

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