Proseguono senza sosta i tavoli del centrodestra: due e in contemporanea, uno si occupa del programma e l’altro della distribuzione dei collegi secondo i numeri approvati dai leader. Ad aver quasi completato il lavoro è quello sul programma, che si è riunito ieri in Senato presso gli uffici della Lega.

Si sono incontrati il senatore Giovanbattista Fazzolari e l’europarlamentare Raffaele Fitto per FdI; per la Lega il responsabile dei dipartimenti Armando Siri e il capogruppo al Senato Massimiliano Romeo; per Forza Italia il responsabile dei dipartimenti Alessandro Cattaneo e il vicepresidente della Camera Andrea Mandelli.

Insieme a loro, anche i rappresentanti dei partiti centristi che stanno ancora valutando la miglior formazione – se ognuno col suo simbolo o tutti insieme – con cui presentarsi sulla scheda elettorale. Il loro lavoro è quasi concluso: il tavolo ha prodotto un testo finale che ora arriverà nelle mani dei rispettivi leader, ai quali spetta la firma finale per sancire definitivamente il patto di programma.

Trovare «alcuni punti chiave», come li definisce una fonte di FdI, non è stato facile, ma soprattutto si è dovuto soppesare ogni parola. La conclusione è stata un accordo quadro, che fissa i confini dentro cui si muoveranno i partiti dell’alleanza nell’indicare le loro priorità agli elettori.

Al primo punto, fortemente voluto da Giorgia Meloni, c’è il posizionamento dell’Italia «a pieno titolo parte dell’Europa, dell’Alleanza atlantica e dell’occidente». Una frase che dovrebbe suonare definitiva per stemperare le paure esterne davanti alla vittoria della coalizione di centrodestra.

L’accordo prosegue con le riforme istituzionali: il presidenzialismo caro a FdI da una parte, riconoscimento delle autonomie territoriali volute dalla Lega del nord dall’altra. Come i due punti siano conciliabili, però, sarà da approfondire leggendo il testo controfirmato.

Giustizia e ambiente

La novità, però, è l’ingresso nel programma di due capitoli. Il primo riguarda la riforma della giustizia, che è uno dei punti cardine del Pnrr e che sta per essere portata a termine con i decreti attuativi dal governo Draghi.

Nel programma non ci si limiterebbe a mere enunciazioni di principio, ma dovrebbe esserci anche la separazione delle carriere tra pm e giudici e la riforma del Csm, che in realtà sarebbe già stata approvata – almeno come legge delega al governo – lo scorso giugno. Il tema è caro sia a Forza Italia sia alla Lega, che su questo ha promosso uno dei quesiti referendari, e alla sua responsabile giustizia, Giulia Bongiorno, in lizza per un posto nella rosa dei ministri.

Il tema è storicamente meno sentito da Fratelli d’Italia, che però evidentemente ha scelto di concedere qualcosa agli alleati.

Il secondo punto, invece, riguarda l’ambiente, con la svolta ecologica ora definita «una priorità». L’impegno è ad aggiornare e rispettare gli impegni internazionali assunti per contrastare i cambiamenti climatici, spendendo gli oltre 70 miliardi del Pnrr destinati alla transizione ecologica. In particolare, nella bozza si prevede di favorire la riconversione dell’industria pesante e di creare nuovi posti di lavoro “green”.

Proprio in questo capitolo trova spazio una delle proposte lanciate da Berlusconi, che aveva parlato della piantumazione dei un milione di alberi: nel programma dovrebbe esserci l’impegno alla piantumazione intensiva di alberi nelle aree abbandonate dall’agricoltura.

Secondo quanto si apprende, il risultato finale è un testo più articolato rispetto ai «punti snelli» su cui voleva convergere Meloni, ma l’accordo sarebbe ormai trovato.

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