I messaggi restano senza risposta, i ragionamenti che si riescono a cavare sono scarsi e evasivi. Alla vigilia del weekend che è l’ultimo prima della pausa estiva per entrambe le camere, nella maggioranza nessuno ha voglia di commentare le parole del capo dello stato. Che pure sono state insolitamente esplicite sul tema del cambiamento climatico, del Pnrr, delle commissioni d’inchiesta.

Meglio non parlarne: tanto più nei giorni in cui la premier Meloni è al suo primo viaggio ufficiale negli Usa, ed è partita diramando ai suoi l’ordine di non fare guai, visto com’è andata l’ultima trasferta a Vilnius, al vertice Nato, capitata in piena tempesta del caso Santanchè (da lì le è toccato parlare di delicate vicende interne alla maggioranza).

Per questo non si azzarda nessuno. O quasi. Parla giusto Maurizio Gasparri, che infatti i colleghi chiamano «Sua loquacità». Sceglie con furbizia le parole di Mattarella sul rischio che le commissioni d’inchiesta parlamentari si sovrappongano al lavoro della magistratura. «Parlo a nome mio e non del mio partito e posso dire che le commissioni d’inchiesta sono totalmente inutili», concorda.

Come esempio, rispolvera il grande classico di Forza Italia, la commissione Antimafia: «Invito chiunque a trovare tre cose prodotte da quella commissione. Se a qualcuno dovessero venire in mente mi chiami e me le dica».

Ma Gasparri gira al largo da quello che sembra l’obiettivo numero uno del Colle, e cioè la Commissione parlamentare di inchiesta sul Covid, approvata alla Camera e ora all’esame del Senato. «Non esiste un contropotere giudiziario del parlamento», ha detto giovedì alla cerimonia del Ventaglio, «non sono le camere a poter verificare, valutare, giudicare se norme di legge – che il parlamento stesso ha approvato – siano o meno conformi a Costituzione, perché questo compito è riservato, dall’art. 134, in maniera esclusiva, alla Corte costituzionale.

Non può esistere una giustizia costituzionale politica». La Commissione dovrà valutare se gli «obblighi» e le «restrizioni» decise dai governi Conte due e Draghi siano stati «contraddittori o contrastanti con i princìpi costituzionali». Mattarella lascia intuire non considera costituzionale quella legge istitutiva.

E saranno guai per la maggioranza, decisa ad andare avanti e a portare a casa la legge istitutiva, nonostante l’avviso del Colle. Ma ora non è il momento di prendere di petto il problema, soprattutto il presidente. Dunque fanno tutti finta di niente. Capiscono l’antifona solo quelli dell’opposizione che si sono prestati al gioco delle destre. E neanche tutti.

La capisce senz’altro il senatore Carlo Calenda che ieri ha affidato ai social una tormentata autocritica: «Dovremmo tutti riflettere sulle parole di Mattarella. Una commissione Covid, che esclude, tra l’altro, l’operato delle regioni, è un atto di regolamento di conti politico». Azione «prenderà le distanze da questa operazione» e chiede di fare altrettanto «agli amici di Italia viva». Preghiera accolta solo dall’ex ministra Elena Bonetti: «Io quel testo non l’ho votato e per me è stato un grave errore sostenerlo. Mi auguro che il Senato possa intervenire sul testo accogliendo le indicazioni del presidente».

Negare il negazionismo

Stesso rumorosissimo silenzio sull’affondo del Colle contro i negazionisti climatici. «Di fronte alle drammatiche immagini di quel che è accaduto», ha detto Mattarella, tante discussioni «appaiono sorprendenti». Era lo stesso giovedì in cui il governo ha annunciato il taglio degli investimenti per il dissesto idrogeologico del Pnrr. Il ministro dell’ambiente Gilberto Pichetto Fratin viene mandato nelle tv a negare almeno l’evidenza, e cioè che anche quelle parole del Colle fossero indirizzate al governo. Fa di più, nega anche che di tagli si tratti: le risorse «sono state spostate: dovendo il Pnrr rendicontare entro il 30 giugno 2026, alcune opere sono impossibili da concludere per quella data».

Fa interviste e dichiarazioni in cui finge di non capire le parole del Colle: «Ha perfettamente ragione il presidente Mattarella. Ma non esiste dibattito, almeno nel governo, sulla fondatezza dei rischi», e tuttavia «lasciamo agli scienziati la parte di dibattito su quando è iniziato o meno il riscaldamento. Di fatto siamo in una situazione di enorme difficoltà.

Non so quanto è dovuto all’uomo il cambiamento climatico, leggevo ieri che il riscaldamento della Terra è iniziato nel secolo scorso, il secolo breve che ha scaricato tanto». Il capolavoro interpretativo lo fa a Salerno, al Giffoni Film Festival: si commuove di fronte a una ragazza a sua volta in lacrime che gli parla della sua «ansia climatica».

Ma sotto l’imbarazzo, niente. Il definanziamento di progetti previsti del Pnrr, tra cui alcuni per la gestione del rischio di alluvione e del rischio idrogeologico, sono la vera risposta al capo dello stato. Che ieri, prima di volare a Palermo, per partecipare alle commemorazioni del magistrato Rocco Chinnici ucciso quarant’anni dalla mafia, ha inviato un messaggio al sindaco di Tempio Pausania in ricordo dell’incendio che nel 1983 causò una strage, nove morti e 15 feriti.

Lì il cambiamento climatico c’entrava poco, eppure Mattarella ha fatto capire di nuovo bene come la pensa: «Avvenimenti tragici come quelli accaduti sulla collina di Curragghja devono indurre tutti a riflettere sulla necessità di rispettare l’ambiente e la natura: risorsa preziosa e ricchezza della Sardegna e dell’intero paese, da tutelare con rigore, attraverso un impegno costante nella cura del territorio e mirate azioni di prevenzione».

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