Il Cdr dell'Agi ha proclamato due giorni di sciopero a partire dalla mezzanotte di oggi fino alle 23:59 del 22 marzo, constatata l'assenza di una tempestiva risposta ufficiale da parte dell'Azienda sul futuro assetto proprietario dell'agenzia, che potrebbe essere ceduta all’imprenditore e senatore leghista Antonio Angelucci, già proprietario di Giornale, Libero e Tempo.

«Nonostante le formali richieste di chiarimento sulle ipotesi di vendita, avanzate prima tramite il comunicato dell'Assemblea dei redattori e poi attraverso la richiesta formale di un incontro urgente presentata dal Cdr l'Azienda finora non ha fornito alcuna risposta né ritenuto di dover confrontarsi con l'organismo sindacale interno», si legge in una nota.

«Le insistenti indiscrezioni e notizie sulla possibile vendita dell'agenzia arrivano poche settimane dopo la firma, avvenuta il 2 febbraio scorso, dell'accordo tra Cdr, Azienda e Fnsi sulla procedura di sospensione, destinata a determinare entro l'anno una sensibile riduzione dell'organico. Un accordo – approvato con grande senso di responsabilità da parte dell'Assemblea dei redattori – a cui si era arrivati anche dopo le rassicurazioni verbali fornite dai vertici aziendali sull'assenza di trattative in essere per una vendita, sottolineata dalla presenza di un piano strategico 2024-2027 volto ad “implementare la strategia di trasformazione in una news company"»

Il timore è che il cambio di proprietà possa influire sull’indipendenza del lavoro redazionale. «L'Eni negli anni si è dimostrato editore capace di salvaguardare i livelli occupazionali e di garantire sempre l'indipendenza e l'autonomia dei giornalisti, tutti elementi che sarebbero fortemente a rischio nello scenario prospettato di vendita al gruppo editoriale Angelucci. In questa possibile compravendita riteniamo sia in gioco la garanzia del pluralismo dell'informazione del paese: un'agenzia di stampa, fonte primaria di informazione, è infatti per sua natura pluralista e imparziale».

La solidarietà 

Ai giornalisti è già arrivata la solidarietà di Nicola Fratoianni di Sinistra italiana, che parla di una situazione della libertà di stampa «preoccupante». «Immaginare che l'AGI, a cui l'Eni per decenni ha garantito che potesse lavorare in piena autonomia ed in modo pluralistico, possa ora passare nelle mani di un gruppo editoriale come quello Angelucci, ben caratterizzato dal punto di vista politico e di cui conosciamo i metodi, non può che preoccupare tutti coloro a cui preme la libertà di stampa».

Anche i capigruppo M5s in commissione Cultura alla Camera e al Senato si sono schierati al fianco dei giornalisti: «Non sfugge a nessuno che l'ingresso di Agi nel gruppo che fa capo a un parlamentare della Lega, con molteplici interessi in settori diversi, crea un conflitto di interessi su cui la politica non può e non deve tacere».

Dichiarazioni di solidarietà arrivano poi da Carlo Calenda di Azione, da Angelo Bonelli di Avs, da Riccardo Magi di +Europa, che parla di un’ipotesi «grave». Anche dal Pd arrivano richieste di chiarezza da parte dell’europarlamentare Brando Benifei e della deputata Silvia Roggiani. 

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