Contagi in Italia mai così alti dalla fine del lockdown, e così gli esperti del comitato tecnico scientifico alzano le barricate con le Regioni chiudendo a ogni ipotesi di ulteriori aperture al pubblico per lo sport, a partire dagli stadi di calcio. Almeno fino a metà ottobre, quando, secondo il Cts, si avranno più elementi per valutare eventuali cambiamenti. Tutto dipenderà dagli effetti concreti della riapertura delle scuole sull’andamento dei contagi. Fino ad allora tutto resta come già deciso: al massimo mille spettatori per gli eventi sportivi all’aperto e duecento al chiuso, la prenotazione e la preassegnazione del posto a sedere con seduta fissa, il rigoroso rispetto delle misure di distanziamento fisico di almeno un metro, l'igienizzazione delle mani e l'uso delle mascherine.

Una decisione quasi scontata dal momento che in tutto il Paese ci sono 2.868 focolai attivi di cui 832 nuovi, secondo l’ultimo monitoraggio settimanale del ministero della Salute, e che lo stesso ministro Speranza non esclude una proroga dello stato d’emergenza fino al 31 dicembre: «Ci teniamo pronti a ogni evenienza, abbiamo bisogno di essere pronti a misure, qualora dovessero essere necessarie, a livello di piccoli territori, a livello sub-provinciale, escludiamo in questo momento interventi più larghi».Il documento della Conferenza delle Regioni prevedeva un aumento dei posti fino al 25 per cento della capienza degli stadi, ma per gli scienziati la partecipazione del pubblico agli eventi delle diverse discipline sportive rappresenta "la massima espressione di criticità per la trasmissione del virus - anche in considerazione del recente avvio dell'anno scolastico, il cui impatto sulla curva epidemica dovrà essere oggetto di analisi nel breve periodo".

Insomma, richiesta respinta al mittente, in attesa di tempi (e dati) migliori. In verità, ieri sera il bollettino quotidiano del ministero ha registrato una lieve flessione dei nuovi contagi da Covid-19: 1.869 nuovi casi contro i 1.912 del giorno prima. Ma sappiamo che il dato va letto insieme al numero dei tamponi, che è anch’esso diminuito in 24 ore, passando da 107.269 ai 104.387 di ieri. Al momento, ed è un fatto concreto, nessuna regione è a contagi zero. Per questo è molto improbabile che il quadro possa migliorare da qui a metà ottobre, permettendo maglie più larghe nelle riaperture di stadi e palazzetti sportivi, perché con i contagi aumenta la pressione sugli ospedali, tanto nelle terapie intensive che nell’area medica.

Suonano poi tanti campanelli d’allarme che non lasciano ben sperare: quasi tutti i focolai si sviluppano in contesto familiare (76%) con un lieve aumento dei focolai associati ad attività ricreative (6,3%) e all’ambito lavorativo (5,6%). L’età media dei positivi è in lieve aumento rispetto a qualche settimana fa, fermandosi per ora a 41 anni, segno che l’estate, con il suo cluster di contagi delle vacanze, è proprio finita.

© Riproduzione riservata