La maggioranza ora non ha più scelta. Se vuole evitare un voto sul Mes che rischia di rompere la coalizione di governo o di avvelenare i rapporti con l’Europa dovrà per forza di cose rinviare il voto di ratifica del trattato fissato per la prossima settimana. Ieri, infatti, la commissione Esteri della Camera ha approvato il t esto di ratifica preparato dal Pd. Passaggio obbli gato e previsto: non c’era scelta se non scegliere tra il testo dei democratici o quello di Italia viva. Per questo, i deputati della maggioranza sono usciti e non hanno partecipato al voto. Per «cortesia istituzionale», dicono loro, «per nascondere possibili divisioni interne», insinua l’opposizione.

Le divisioni

Forza Italia infatti dà crescenti segnali di inaffidabilità. «Noi come Forza Italia abbiamo sempre detto che siamo favorevoli all'utilizzazione del Mes», ha detto ieri il vicepresidente Antonio Tajani. «Adesso abbiamo delle riserve non sul Mes ma sul regolamento del Mes». Ancora più esplicite le divisioni dentro il governo, che non si è ancora ripreso dopo che il ministero dell’Economia guidato dal leghista Giancarlo Giorgetti ha preparato un documento che non solo raccomanda la ratifica del Mes, ma che smonta le accuse contro lo strumento che Salvini e Meloni hanno sbandierato per anni. Il leader della Lega ha minimizzato il contenuto del dossier. «Quella del ministero dell'Economia è stata un’opinione tecnica», ha detto Salvini. Ma è chiaro che in maggioranza il rigurgito sovranista anti-Mes non piace a molti. «Se il ministro Giancarlo Giorgetti ha dato una linea è giusto considerarla. Io credo che il governo al momento giusto riuscirà a trovare una soluzione che faccia sintesi», dice Luca Squeri, responsabile energia di Forza Italia, da sempre attento ai temi economici dentro FI spiega. Alla fine potrebbe arrivare la ratifica? «Non lo escludo».

Rinviare, rinviare

Seguire la linea Giorgetti signicherebbe non solo rimangiarsi anni di propaganda, ma anche spaccare la maggioranza. Quasi impossibile, infatti, immaginare Salvini votare il Mes senza una colossale contropartita da parte dell’Europa. Votare contro, però, potrebbe essere persino peggio. Significherebbe dare uno schiaffo all’Europa proprio mentre Meloni cerca di accreditarsi a Bruxelles e mentre la Commissione sta ancora trattenendo la terza rata del Pnrr e si prepara a decidere cosa fare con la quarta.

Ora che con il voto in commissione l’ultimo passaggio è stato completato, il centrodestra ha un’ultima possibilità per evitare la debacle annunciata: aspettare la conferenza dei capigruppo alla Camera della settima prossima e rimandare il voto a dopo l’estate, nella speranza che di ottenere una qualunque concessione in Europa, su un qualunque altro tavolo, così da poter provare a giustificare l’approvazione del Mes la cui approvazione Meloni definiva, fino a un paio di anni fa, «alto tradimento». Ma cosa dirà Bruxelles di fronte all’ennesimo rinvio? Sotto la superficie di una relazione idilliaca tra Meloni e la presidente della Commissione Von Der Leyen, si nasconde la stanchezza dei partner europei per il pressapochisimo e i continui pastici del governo. Una preoccupazione che sembra condivisa anche al ministero dell’Economia.

Mes spacca tutti

L’Italia è un’eccezione in Europa, l’unico paese a non aver ratificato il Mes. Un argomento di cui sostanzialmente nessuno parla all’estero, ma che in Italia è divenuto così tossico che rischia di spaccare non solo il governo, ma anche l’opposizione. Dopo qualche alcuen settimane di tentennamenti, ieri il Movimento 5 stelle ha annunciato il suo “no” alla ratifica. «Noi siamo contrari allo strumento del Mes – ha detto ieri il deputato Michele Gubitosa. Sicuramente non voteremo a favore». E anche Alleanza verdi sinistra ha i suoi dubbi. Durante il voto di ieri in commissione i deputati di M5s e Avs hanno teso una mano al Pd, astenendosi per non votare contro a un testo firmato dai democoratici. Ma con il leader M5s Giuseppe Conte alla disperata ricerca di un modo per distinguersi da Schlein non c’è dubbio che questa tregua sul Mes sia soltanto temporanea.

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