Resta convocato l’incontro di domani a palazzo Chigi fra la presidente del consiglio e i leader dell’opposizione, tutti tranne Matteo Renzi, ma le premesse del confronto sul salario minimo non sono le migliori. Ieri Giorgia Meloni ha diffuso un video in cui spiega, in sostanza, a Schlein Conte e compagnia che non devono cantare vittoria per aver ricevuto la convocazione a palazzo. Il dialogo si apre, ma la loro proposta di legge può considerarsi non solo «sospesa» ma di fatto archiviata. Nel video la premier spiega le ragioni per cui il testo in questione rischia di abbassare il salario a più lavoratori di quanti non ne benefici: «Cercheremo di capire se c’è il margine per presentare insieme una proposta seria contro i salari bassi, che possa fornire dei parametri salariali per quei settori e quei lavoratori che non sono coperti e garantiti dalla contrattazione collettiva. Speriamo che si possa arrivare a una risposta condivisa».

È una «provocazione» per i deputati rossoverdi Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni: «Continuare a sostenere che il salario minimo porterà verso il basso anche gli altri contratti di lavoro significa dire il falso o dimostra che anche la presidente del Consiglio non ha letto la nostra proposta». E questo sarebbe un problema: «Se la presidente Meloni ha convocato in pompa magna le opposizioni per ribadire il suo no alla legge sul salario minimo allora cosa ci ha convocato a fare?». Persino più irritato Riccardo Magi, segretario di +Europa: «Dopo le parole di Giorgia Meloni mi chiedo che senso abbia l’incontro con le opposizioni a Palazzo Chigi. Se c’è la volontà di aprire alla nostra proposta bene, altrimenti non regaleremo a questo governo una passerella per poter dire ‘guarda quanto siamo bravi’».

Dal Pd la segretaria non parla, ma parla il capogruppo in commissione lavoro della camera Arturo Scotto: «Le dichiarazioni di Meloni dimostrano che non ha letto la nostra proposta. Il salario minimo va fatto per legge, nessuno deve lavorare sotto i 9 euro l’ora e la contrattazione collettiva va rafforzata. Questo c’è scritto nel testo e questo le ribadiremo con forza a Palazzo Chigi».

Mossa recupero consenso

Insomma la premier fa capire che la convocazione a palazzo è un’operazione con cui lei cerca di recuperare consenso, facendo la parte della “dialogante” con le opposizioni, dopo i giorni dello scontro duro e delle polemiche sul caso De Angelis e sulle responsabilità della strage di Bologna.

Lo hanno dovuto ammettere anche i più entusiasti del tavolo di domani, come Carlo Calenda. Che nella mattina di ieri aveva postato un video pieno di ottimismo e di buoni propositi: «Venerdì abbiamo un incontro importante con il governo, perché per la prima volta si parla nel merito di una questione», «io capisco la tentazione» dei colleghi dell’opposizione «di dire “facciamoci bocciare il salario minimo, così diventa una grande battaglia”» e quella della maggioranza «”come facciamo a dire di sì alla proposta dell’opposizione?”» ma le due strade «non conducono a nulla» serve «un ponte». Le parole di Meloni sono una doccia fredda anche per lui. Da Azione viene spiegato che sono «un errore nel merito e metodo». Ma comunque l’incontro resta e «noi ci saremo, responsabilmente». La pensano allo stesso modo anche Elly Schlein e Giuseppe Conte: ma domani anche loro «responsabilmente» ci saranno.

Peraltro l’incontro sarà piuttosto affollato: nel tavolo della sala Verde di palazzo Chigi, dalla parte opposta a quella dei rappresentanti delle opposizioni, con la premier si schiereranno i suoi due vice Matteo Salvini e Antonio Tajani, la ministra del Lavoro Maria Elvira Calderone, i sottosegretari Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari.

L’estate giallorossa

Difficile che dalla giornata di domani esca un reale avvicinamento delle posizioni fra maggioranza e opposizione. Tanto più con le premesse che ieri Meloni ha voluto mettere bene in chiaro.

Ma sarà tutto di guadagnato per dare una spinta alla raccolta delle firme per il salario minimo, iniziata proprio in queste ore. Il Pd ieri ha fatto partire i banchetti in Toscana, a Viareggio e a Livorno; oggi la campagna arriverà al Bagno Eden, sulla spiaggia del Cinquale, in provincia di Massa Carrara. Situazioni esotiche per il Pd. Conseguenza dell’«estate militante» lanciata dalla segretaria. «Quest’anno le feste dell’Unità in tutto il paese sono oltre 350, con un aumento dell’11 per cento rispetto all’anno scorso», spiega con soddisfazione Igor Taruffi, responsabile dell’organizzazione, assessore regionale e uomo-macchina di Schlein.

Il clou dell’estate giallorossa, o meglio rossogialla, sarà a Ravenna, dove il 30 agosto partirà la festa nazionale dell’Unità. Capitale della Romagna, scelta per testimoniare la vicinanza di tutto il Pd alla regione e al suo presidente Stefano Bonaccini. E dove peraltro il segretario provinciale Alessandro Barattoni sta lavorando alla fusione fra il Pd e Ravenna coraggiosa, la lista comunale ispirata al movimento che fu di Elly Schlein prima che diventasse segretaria Pd.

La festa inizia il 30 agosto e finisce l’11 settembre. La segreteria dovrebbe svolgere un tradizionalissimo comizio il giorno prima, il 10. Sono invitati e già ospiti già confermato gli esponenti di tutti i partiti dell’opposizione, persino di Italia viva (è invitata Maria Elena Boschi). Sul palco arriveranno quasi tutti gli ex segretari, da Walter Veltroni a Nicola Zingaretti a Pier Luigi Bersani (ma non Enrico Letta).

Ma il colpo di teatro sarà il ritorno di Conte a casa dem, dopo la sua prima volta, da ex premier, nel settembre 2021 a Bologna. Conte ha accettato di partecipare a un dibattito il 9 settembre, alla vigilia del gran finale.

Il sì è stato anticipato giorni addietro proprio dal presidente Cinque stelle, ma la data è stata concordata fra i due staff, che poi si si sono giurati di non far sapere niente a nessuno fino alla conferenza stampa, che si terrà fra pochi giorni.

Tutti hanno mantenuto la promessa. I dettagli sono tenuti riservati peggio della formula della Coca Cola.

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