Il rito del discorso di fine anno del presidente della Repubblica ha regole precise. Il capo dello stato parla, le forze politiche, anche se richiamate all’ordine, applaudono e cercano di intestarsi pezzi di quanto detto facendoli passare per lodi del proprio operato. 

Anche quest’anno, nonostante il governo di Giorgia Meloni sia in carica da poco più di due mesi, tutto si è svolto come consuetudine. E appena terminata la diretta dal Quirinale è arrivata la nota da palazzo Chigi che informava che la premier aveva telefonato a Sergio Mattarella esprimendo «gratitudine per l’incoraggiamento a governare con la responsabilità che la difficoltà del momento esige».

Il presidente della Repubblica ha sicuramente riconosciuto la «novità di grande significato sociale e culturale» legata al fatto che, per la prima volta, a guidare il governo è una donna. Ma sul fatto che il suo sia stato un «incoraggiamento» forse ci sarebbe da discutere. Meglio dire, forse, che il presidente della Repubblica ha indicato alcuni paletti chiari che il governo dovrà rispettare. E il suo, alla fine, sembra più un “avvertimento” che un “incoraggiamento”.

Le «difficoltà del governare» 

Il capo dello stato, ad esempio, non ha parlato genericamente di «difficoltà del governare» e di «responsabilità», ma le ha legate a contesti ben precisi. 

«Riconoscere la complessità, esercitare la responsabilità delle scelte, confrontarsi con i limiti imposti da una realtà sempre più caratterizzata da fenomeni globali: dalla pandemia alla guerra, dalla crisi energetica a quella alimentare, dai cambiamenti climatici ai fenomeni migratori. La concretezza della realtà ha così convocato ciascuno alla responsabilità. Sollecita tutti ad applicarsi all’urgenza di problemi che attendono risposte», ha detto.

Non ci sono ricette facili per risolvere le grandi questioni del nostro tempo. Non bastano gli slogan («porti chiusi», «taxi del mare») per affrontare fenomeni complessi come, ad esempio, quello dei «fenomeni migratori». Così come i cambiamenti climatici. Il governo farebbe bene a non dimenticarlo.

La Costituzione, il faro

Mattarella ha anche indicato ciò su cui si fonda tutto questo. Perché è vero, come ha ricordato, «che la nostra democrazia si è dimostrata dunque, ancora una volta, una democrazia matura, compiuta, anche per questa esperienza, da tutti acquisita, di rappresentare e governare un grande paese».

Ma è altrettanto vero che «è questa consapevolezza, nel rispetto della dialettica tra maggioranza e opposizione, che induce a una comune visione del nostro sistema democratico, al rispetto di regole che non possono essere disattese, del ruolo di ciascuno nella vita politica della Repubblica».

La «bussola», quindi, è la Costituzione. «Il suo rispetto il nostro primario dovere; anche il mio». Difficile non scorgere in questo passaggio un altro avvertimento. Forse legato anche ai piani che la maggioranza ha più volte rilanciato, soprattutto recentemente, di riformare parti della Carta. 

Sanità e Covid

Passaggio interessante, soprattutto considerando ciò che è accaduto nelle ultime settimane sul versante della pandemia, quello relativo al Covid-19. «Dal Covid – purtroppo non ancora sconfitto definitivamente – abbiamo tratto insegnamenti da non dimenticare. Abbiamo compreso che la scienza, le istituzioni civili, la solidarietà concreta sono risorse preziose di una comunità, e tanto più sono efficaci quanto più sono capaci di integrarsi, di sostenersi a vicenda» ha detto il presidente della Repubblica.

«Occorre operare – ha proseguito – affinché quel presidio insostituibile di unità del paese rappresentato dal Servizio sanitario nazionale si rafforzi, ponendo sempre più al centro la persona e i suoi bisogni concreti, nel territorio in cui vive».

Nessuno spazio per deliri No vax, quindi, ma, soprattutto, un lavoro concreto per rilanciare un Servizio sanitario nazionale che sta mostrando tutte le sue debolezze. Il fatto che la presidente Meloni abbia escluso categoricamente di voler ricorrere al Mes, anche a quello “sanitario” forse non è proprio una scelta che va nella direzione indicata dal presidente della Repubblica.

Tasse, Pnrr, tecnologia

«La Repubblica è nel senso civico di chi paga le imposte perché questo serve a far funzionare l’Italia e quindi al bene comune». Dopo una legge di Bilancio che ha visto vari tentativi di favorire forme di evasione (su tutte la battaglia per il tetto del contante), e si distingue più per i piccoli condoni che per altro, le parole di Mattarella non si prestano a molte interpretazioni. 

Così come quelle che, davanti al governo che vuole eliminare lo Spid o le ricette mediche via WhatsApp, invitano a «compiere scelte adeguate, promuovendo una cultura digitale che garantisca le libertà dei cittadini».

Infine l’altro faro che, assieme alla Costituzione, il governo dovrà evitare di mettere in discussione: «Il Piano nazionale di ripresa e resilienza spinge l’Italia verso questi traguardi. Non possiamo permetterci di perdere questa occasione». Chissà se Meloni è poi così grata dell’«incoraggiamento» ricevuto.

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