Dal ministero della Salute dicono che ancora è presto per dire cosa accadrà a Natale, e niente è stato deciso. Ma non è presto per pensarci. Che l’argomento occupi anche palazzo Chigi lo ha dimostrato l’improvvisa apparizione della risposta del premier Giuseppe Conte a un bambino sull’autocertificazione per Babbo Natale. Bambino guarda caso della Lombardia, la regione più colpita dal Covid-19.

L'ultimo decreto del presidente del Consiglio (Dpcm) sulle restrizioni scade il 3 dicembre, in quell’occasione, salvo sorprese, saranno fissate le nuove disposizioni anti-virus valide anche per il periodo delle feste.

Il nuovo decreto

Ufficialmente il ministro Roberto Speranza non conferma nulla, ma lo shopping per gli acquisti di Natale, scrive Ansa, sarà sicuramente contingentato come sta già avvenendo in questi giorni specialmente in alcune grandi città e nel weekend, anche nelle zone gialle a rischio moderato.

La paura del governo è in primo luogo per le cene in famiglia. Non a caso, la ministra per l’agricoltura Teresa Bellanova, ieri invitava a un Natale sobrio, mentre il vice ministro della Salute, Pierpaolo Sileri, ha detto nei giorni scorsi sui cenoni: «anche con l’appiattimento della curva dovranno essere ridotti gli invitati, i contatti interumani e i rischi di esposizione. Quindi evitare cene familiari e pranzi familiari numerosi».

Sandra Zampa, la sottosegretaria del dicastero della Salute in quota Pd, ha detto: «Natale e Capodanno non può essere un liberi tutti o ci ritroviamo la terza ondata». E tra gli esperti restano sempre numerose le voci a invocare un lockdown proprio nelle feste di Natale, invece di un allentamento.

Il governo sa che non può imporre divieti inapplicabili, ma ci saranno limiti: plausibile che non si possa essere più di sei a tavola, quindi solo conviventi e parenti stretti. Ma potrebbe essere portato a sei anche il numero di commensali nei ristoranti delle zone gialle.
Quanto agli spostamenti, vietati nelle zone rosse e limitati in quelle arancioni – dove è possibile spostarsi solo all’interno del comune -, anche tra regioni sarà sempre consentito il ritorno alla residenza o al domicilio. 

Il problema sarà evitare l’esodo dal nord al sud. Su questo l’esecutivo spera che abbiano aiutato lo smart working e lezioni universitarie a distanza. 

Infine il coprifuoco fissato alle 22 in tutta Italia. Potrebbe essere spostato alle 23 o a mezzanotte la sera del 24 dicembre, e «magari un po’ più in avanti a Capodanno per poter brindare in compagnia» si legge sulle agenzie, un modo per ridare speranza in occasione dell’arrivo del 2021.

Conte parla con Babbo Natale

Il presidente del consiglio finora ne ha parlato soltanto se interpellato. All’improvviso però, il 12 novembre, è arrivato un post su tutti i suoi canali social. Un Conte sorridente davanti al pc ha riposto alla presunta e-mail di Tommaso, 5 anni, residente in provincia di Monza-Brianza: «Ho saputo anche che vuoi chiedere a Babbo Natale di mandare via il coronavirus. Non sprecare l’occasione di chiedere un regalo in più. A cacciare via il coronavirus ci riusciremo noi adulti, tutti insieme».

Il bambino sarebbe preoccupato dagli spostamenti di Babbo Natale. Il premier ha un filo diretto con lui: «Mi ha garantito che già possiede un’autocertificazione internazionale: può viaggiare dappertutto e distribuire regali a tutti i bambini del mondo. Senza nessuna limitazione».

La prima risposta esplicita del premier su cosa accadrà nel corso delle festività risale al 14 ottobre: troppo presto, nessuna previsione. Dopo, presentando il Dpcm del 24 ottobre (il terzo in pochi giorni, che presto sarebbe stato superato da quello del 3 novembre con le zone gialle, arancioni e rosse) aveva detto di dover imporre restrizioni prima, per fare un Natale sereno poi.

Adesso non ci sono più previsioni, ma giudizi di merito:«Natale non è solo shopping, fare regali. Natale, a prescindere dalla fede religiosa, è senz’altro anche un momento di raccoglimento spirituale e farlo con tante persone non viene bene» ha detto parlando a  “Futura: lavoro, ambiente, innovazione”, la tre giorni della Cgil.

I poveri

Un altro problema che andrà affrontato a fronte della diffusa crisi economica sono i poveri. Secondo Coldiretti, saranno 4 milioni i poveri che in Italia con l’aggravarsi della situazione saranno costretti per Natale a chiedere aiuto per il cibo da mangiare nelle mense o con la distribuzione di pacchi alimentari. 

Il dato è stato pubblicato nel corso della Giornata mondiale dei poveri voluta da papa Francesco, sulla base della proiezione sugli ultimi dati del Fondo per indigenti (Fead) che prevede l’aumento di oltre il 40 per cento delle richieste di aiuto agli Enti impegnati nel volontariato.

La nuova ondata di contagi - sottolinea la Coldiretti - «non limita solo la convivialità durante le feste di fine anno ma ha anche aggravato la situazione di quanti si trovano in una condizione di precarietà. Fra i nuovi poveri nel Natale 2020, scrive Coldiretti, ci sono «Persone e famiglie che mai prima d’ora avevano sperimentato condizioni di vita così problematiche».

Le situazioni di difficoltà sono diffuse lungo tutta la penisola ma le maggiori criticità - continua la Coldiretti - si registrano nel Mezzogiorno con il 20 per cento degli indigenti che si trova in Campania, il 14 per cento in Calabria e l’11 per cento in Sicilia ma condizioni diffuse di bisogno alimentare si rilevano anche nel Lazio (10 per cento) e nella Lombardia (9 per cento) «dove più duramente ha colpito l’emergenza sanitaria» secondo gli ultimi dati del Fead.

Anche papa Francesco a modo suo sta cercando di preparare la società: «Si avvicina il tempo del Natale, il tempo delle feste. Quante volte, la domanda che si fa tanta gente: “Cosa posso comprare? Cosa posso avere di più? Devo andare nei negozi […] a comprare”. Diciamo l’altra parola: “Cosa posso dare agli altri, per essere come Gesù, che ha dato sé stesso e nacque proprio in quel presepio?”».

Lo ha detto un mese e dieci giorni prima.

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