Una presa di posizione perentoria dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni di fronte a qualsiasi polemica. Il destinatario del messaggio è il leader del Pd, Enrico Letta, che l’aveva attaccata perché «blocca i faccia a faccia televisivi e lascia la libertà ad alcuni media di schierarsi per una parte sola».

Un affondo che ha suscitato lo stupore dei commissari e del presidente Giacomo Lasorella. Intanto l’Agcom ha prorogato al 17 settembre i termini per riequilibrare gli spazi da parte delle emittenti.

Di certo Letta non è il solo a lamentare presunti vantaggi concessi ad altri. Ogni giorno, o quasi, ci sono le rimostranze di Carlo Calenda. Solo qualche settimana fa il leader dell’alleanza Azione-Italia viva si era indignato di fronte all’ipotesi di un confronto in Rai tra Letta e Meloni aggiungendo che «neanche in Russia la televisione pubblica organizzerebbe un confronto due giorni prima del silenzio elettorale escludendo due coalizioni». Ma i dati dell’Agcom, che vanno dal 4 al 10 settembre, raccontano un’altra realtà.

Più spazio della Lega

Nelle edizioni principali del Tg1, quella delle ore 13.30 e l’altra delle ore 20, il cosiddetto terzo polo, che nei sondaggi è indicato tra il 5 e il 7 per cento, ha totalizzato un tempo di notizia, quindi di spazio occupato dal racconto dei fatti relativi alla coalizione, pari al 13,2 per cento del totale.

Nel rilevamento del periodo tra fine agosto e inizio settembre l’alleanza di Calenda e Matteo Renzi era addirittura sopra il 15 per cento. Una visibilità superiore alla Lega, attestata al 12,8 per cento, e appena poco dietro il Movimento 5 stelle, al 14,4 per cento.

Considerando tutte le edizioni del Tg1, che resta la principale fonte di informazione degli italiani, il dato è al 13,3 per cento, non lontano dal 15 per cento del M5s che è pur sempre la forza più rappresentata nell’attuale parlamento.

Solo per quanto riguarda la presenza nei principali programmi di approfondimento, da Uno Mattina a Porta a porta, della prima rete della televisione pubblica, l’alleanza tra Azione e Italia viva si ferma al 3,7, in attesa del riequilibrio. Ma se si considera l’informazione extra tg di Rai 2 il dato cresce fino all’8,7 per cento.

Anche al Tg2, comunque, il tempo di notizia riservato al terzo polo è al 12,4 per cento, mentre per il Tg3 è leggermente più alto: 13 per cento. In media la visibilità nei tg della Rai, considerando le edizioni più seguite dagli spettatori, è al 12,8 per cento, al quarto posto davanti alla Lega, attestata all’11,9 per cento. Una cifra che, per fare un raffronto con un’altra lista, è sei volte maggiore allo spazio mediatico riservato all’alleanza Verdi-Sinistra (2,1 per cento). Tanto che Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni hanno presentato un esposto all’Agcom sentendosi penalizzati.

Numeri simili che se consideriamo il tempo di notizia sulle reti private: nelle edizioni più importanti il tg di La7 ha riservato l’11,3 per cento di spazio al terzo polo. Non male nemmeno la situazione sui programmi di approfondimento, da Omnibus a Otto e Mezzo, il dato è del 12,3 per cento, superiore di tre punti rispetto al M5s.

Il progetto di Calenda e Renzi riceve molta attenzione anche su Sky: si va dal 12,4 per cento dei telegiornali in onda su Cielo al 16,4 di quelli trasmessi sul satellitare. E ancora, al Tg5 il tempo dedicato all’informazione su Azione e Italia viva è al 17,3 per cento e la media dei telegiornali di Mediaset, inclusi Tg4 a Studio Aperto, è dell’11,7 distante meno di un punto rispetto alla Lega. Numeri che, da viale Mazzini a Cologno Monzese, sono superiori alle stime dei sondaggi.

Mediaset tifa Forza Italia

Certo, quando si parla di Mediaset non si può fare a meno di notare la visibilità concessa a Forza Italia. Studio Aperto si conferma “tele-Berlusconi” con il 38,3 per cento di spazio nelle edizioni principali: tra fine agosto e inizio settembre il dato era oltre il 40 per cento.

La Lega è poco sopra il 19 per cento, praticamente cancellata Giorgia Meloni con appena il 2,1 per cento di spazio. La disparità è sempre molto significativa nelle edizioni più seguite del Tg4: il partito di Silvio Berlusconi occupa il 33,1 per cento del tempo di notizia, quadruplicando quello riservato alla Lega, che si attesta all’8,3 per cento, e che in questo caso è sui livelli di Fratelli d’Italia all’8,1.

Meloni può comunque consolarsi: in Rai riceve già adeguata attenzione. Le edizioni principali del Tg1 le hanno concesso il 19,4 per cento del racconto di notizie politiche, facendo diventare FdI secondo partito alle spalle del Pd (21,4). A questo dato va aggiunto il 16,2 per cento per il Tg2 e il 14 per il Tg3: la media per l’informazione di viale Mazzini è al 16,1 per cento, quasi cinque punti in più rispetto alla Lega.

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