Il meteo è incerto, ma alle cinque della sera – è cronaca, tutto vero – un monumentale arcobaleno spunta dalla Sèdha 'e su Diàbulu, la Sella del Diavolo. La leggenda dice che Lucifero, incantato dalla bellezza del golfo di Cagliari, mandò i suoi balordi a conquistarlo. Ma Dio mandò l’Arcangelo Michele. Vinse Dio, ovvio, e il Diavolo perse anche la sella del cavallo. Oggi a Cagliari si vota, la battaglia è meno grave di quella biblica. Ma i leader nazionali si giocano la prima lotteria delle urne per interposti candidati presidenti: Giorgia Meloni non può perdere perché ha umiliato Matteo Salvini detronizzandone il presidente uscente Christian Solinas (Psd’az) e imponendo al suo posto Paolo Truzzu, sindaco di Cagliari. Elly Schlein non può perdere perché ha scommesso su Alessandra Todde, M5s, rompendo con l’ex presidente (e suoi sostenitore) Renato Soru. Se Meloni perde, Salvini alzerà la posta nazionale. Se Schlein perde, la minoranza Pd ha già promesso di rompere l’armistizio interno: e sulla segretaria ricadranno i malumori sulle liste per le europee e sul no al terzo mandato di sindaci e governatori.

Diavolo di un voto disgiunto

Ma alla vigilia, nel sabato del capoluogo vivacizzato da una manifestazione pacifista in solidarietà con i ragazzi pestati a Pisa e Firenze, è il malumore leghista a tenere banco. La scorsa settimana Salvini ha battuto l’isola palmo palmo. Per sostenere Truzzu, naturalmente. Peccato che molti dei suoi non hanno messo il nome del candidato presidente nei manifesti e nei santini. Si ragiona di «voto disgiunto»: e cioè di un’indicazione all’orecchio, votate per un consigliere leghista, e poi per Soru presidente. Dal lato giallorosso il refrain è che «un voto a Soru è un voto a Truzzu».

Vero, ma non è del tutto. Spiega il progressista Massimo Zedda, altro ex sindaco di Cagliari e futuro ricandidato alle comunali che si terranno fra pochi mesi, spiega: «Ritengo che Soru può prendere anche il voto moderato di Forza Italia che non ha voglia di votare Truzzu».

Ma l’incognita è il voto leghista. Nella giornata di ieri, la voglia di rivalsa di Salvini è aumentata, e l’eco è arrivata fin qua. Le rivelazioni del Corriere della Sera sull’indagine sul generale Roberto Vannacci hanno la tempistica di un veleno della vigilia. L’ispezione ministeriale sui suoi rimborsi all’epoca in cui era a Mosca può sfociare in un’ipotesi di peculato e truffa.

E così l’uomo su cui Salvini contava per strappare a Fdi voti della destra-destra, si allontana dalle europee. Fonti della Lega lo difendono: «Vannacci è un persona di valore, amata dai cittadini ma scomoda per il palazzo, se non riescono a intimidirlo con altri metodi ci provano con inchieste e minacce, storia già vista tante volte. La nostra stima per quest’uomo non cambia».

Ma chi vuole «intimidire» Vannacci? L’allusione, neanche velata, è al ministero della Difesa, retto da quel Guido Crosetto che per primo ha contestato le bestialità espresse nel suo primo libro.

Il conflitto fra Salvini e Meloni è a livelli di guardia: Matteo Renzi, a margine di un’intervista al “Forum in Masseria” di Bruno Vespa, dice quello che ormai sta sotto gli occhi di tutti: «Mai come in questo momento, Meloni e Salvini litigano su tutto. Dopo Blasi-Totti, Fedez-Ferragni, i Melonez sono la prossima coppia che esploderà».ipende dal voto di oggi in Sardegna. Un milione e mezzo di elettori, seggi aperti un solo giorno (dalle 6.30 alle 22), spoglio a partire da domani alle 7.

Il voto di Cagliari

Per gli avversari, Solinas e Truzzu sono padella e brace. «Solinas, da presidente, ha fatto tante cose e tutte male», elenca Zedda, «Ha capitalizzato il maggior numero di leggi impugnate, ha devastato la sanità, trasformato i sardi da isolani a isolati per l’assenza di un sistema di trasporto che garantisca la mobilità».

Continuità territoriale, eterna croce per l’isola, nessuno è mai riuscito a risolvere il problema: «Avrebbe dovuto fare un bando in accordo con il governo, e con un’interlocuzione con la Commissione europea. E invece la destra ha fatto bandi in violazioni delle regole: e quando al governo c’è il centrosinistra è colpa del governo, quando invece ci sono loro, è colpa dell’Europa». «Basta un dato: durante la presidenza di Francesco Pigliaru (centrosinistra, dal 2014 al 2019, ndr) la cassa della Regione aveva tra i 300 e i 400 milioni di euro. Con Solinas siamo arrivati a 3,6 miliardi. Dato di due giorni fa. Insomma: in cinque anni è riuscito a non spendere tre miliardi e mezzo».

Quanto a Truzzu, «lascia una Cagliari ferma, che non cresce più. Ha aperto cantieri che hanno devastato la mobilità della città. Ha promesso opere irrealizzabili: in campagna elettorale ha promesso la funicolare sotterranea scavata sotto Castello. Lo so, fa ridere. Ha promesso un ponte su via Roma, così alto da consentire il transito delle navi da crociera. Poi gli hanno spiegato che questo ponte sarebbe dovuto partire a Elmas e finire a Flumini di Quartu. O vogliamo parlare dell’abbellimento di via Roma fatta prima della metropolitana? Chi di noi a casa sua mette prima le mattonelle e poi le rompe per mettere i tubi? È candidato solo perché imposto da Meloni. Ma il primo dato da guardare sarà quello della sua città».

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