Il question time della presidente del Consiglio Giorgia Meloni in Senato si è aperto con un minuto di silenzio per Giulia Cecchettin, la giovane vittima di femminicidio che ha riacceso il dibattito su come contrastare un fenomeno che ha già provocato 105 vittime dall’inizio dell’anno. Meloni, che da tempo non tornava in parlamento, è arrivata con il fiocco bianco e rosso sul bavero della giacca, simbolo della lotta alla violenza sulle donne, e ha addolcito i toni nei confronti delle opposizioni. 

Dopo la mano tesa per scrivere una legge insieme della leader del Pd, Elly Schlein, a cui aveva risposto con freddezza, ora la premier ha scelto un tono più conciliante. Ha ringraziato tutti i gruppi parlamentari che hanno condiviso il via libera al ddl antiviolenza, approvato ora in via definitiva: «Dimostra al di là delle tante polemiche che ci accompagnano che esiste un terreno sul quale siamo in grado di lavorare insieme e voglio dire che si questo terreno, in particolar modo, saremo sempre a disposizione».

Intanto in vista della grande manifestazione di sabato 25 novembre a Roma, organizzata da Non una di meno in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, anche Elena Cecchettin ha annunciato che «Potrei esserci», ma «vivo alla giornata». In piazza al Circo Massimo si attendono migliaia di persone

L’intervento e le repliche ai senatori, tuttavia, hanno visto una presidente del Consiglio scegliere la linea della difesa, a rivendicare come il suo governo abbia reso l’Italia un paese a misura di donna. «È record dell’occupazione femminile e questo aumento è stato frutto delle misure volte a favorire tempi di vita e di lavoro, non costringendo le donne a scegliere», ha detto Meloni. 

La premier, infatti, ha sottolineato come nella scarna legge di bilancio ci siano «iniziative per le famiglie con figli, per incentivare natalità e favorire lavoro delle mamme: li potenzieremo. C'è ancora molto da fare perché il mercato del lavoro continui questa sua tendenza positiva» ha concluso.

L’economia

Tuttavia, la linea del governo in materia di violenza di genere non cambia: la parola d’ordine di Meloni è rimasta quella della sicurezza, «che non serve solo a proteggere i più deboli, ma anche a favorire la crescita economica». Un progetto partito con il ddl Caivano e proseguito con l’ultimo pacchetto sicurezza, ma che per la premier rappresenta il fiore all’occhiello delle iniziative del suo governo nel contrasto alla criminalità.

Nella sua panoramica, la premier traccia i contorni di un paese in crescita, economica e occupazionale: «Abbiamo già cambiato la condizione economica della Nazione», ha rivendicato, spiegando che non c’è «Nessun ritardo sul Pnrr», pur alla luce dei rilievi della Corte dei conti, che «siamo stati promossi da quattro agenzie di rating» che hanno confermato le valutazioni precedenti e ancora che «prevediamo una crescita dell’1,2 per cento nel 2024». 

Un quadro più che idilliaco, nonostante i dati tutt’altro che entusiasmanti rispetto alla crescita del 2023, con l’allarme per la crescita del debito e i timori in vista delle molte partite europee ancora aperte, dal rinnovo del patto di stabilità ai prossimi step proprio sul Pnrr, di cui deve essere ancora accolta la sostanziale modifica proposta dal governo. A farglielo notare è stato proprio l’ex premier Matteo Renzi - con cui Meloni ha ingaggiato un diverbio sul suo ruolo in Arabia Saudita – «Sentendola, l'impressione è che viviamo in un Paese in straordinaria crescita. Continui così e avrà un risveglio terribile».

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