Lo avevano promesso: una volta al potere avrebbero cambiato i posti di potere della cultura. Peccato che in questo caso non possano farlo. Il direttore del Museo Egizio di Torino Christian Greco è finito nel mirino della destra perché in passato ha offerto biglietti scontati a chi parla l’arabo.

Al punto che il vicesegretario della Lega, Andrea Crippa, lo ha accusato di aver gestito il museo «in modo ideologico e razzista contro gli italiani e i cittadini di religione cristiana. Ha fatto sconti solo per i musulmani e mai per chi professa altre religioni». Il Museo Egizio di Torino «viene pagato dai cittadini e lui ascolta solo la sinistra. È un razzista contro italiani e cristiani. Si dimetta subito, farebbe più bella figura». Ma il consiglio di amministrazione, oltre alle istituzioni locali, gli egittologi e tutti i politici di opposizione, si sono schierati dalla sua parte.

Tutto è partito con un’intervista all’assessore Maurizio Marrone di Fratelli d’Italia. Parlando col Corriere della Sera due giorni fa aveva dichiarato: «Non confermerei Greco. Ha doti manageriali non comuni, ma ritengo esistano figure potenzialmente più qualificate che sono state penalizzate non dico per la direzione, ma addirittura per un posto nel cda del museo».  

Non è la prima volta che la destra attacca Greco. Fratelli d'Italia nel 2018 era andato a manifestare sotto al Museo Egizio, presenti la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il ministro della Difesa Guido Crosetto. In quella occasione avevano detto anche che c’era un preciso piano di Fratelli d’Italia: spoils system della cultura. Piano che pezzo dopo pezzo si sta realizzando, anche se sul Museo Egizio nello specifico (al momento) non possono intervenire.

Il Consiglio di amministrazione

Il Consiglio di amministrazione del museo ha ricordato come «in base all'articolo 9 dello statuto la nomina e revoca del direttore spetta esclusivamente al consiglio di amministrazione» che invece esprime all'unanimità «totale fiducia» a Greco.

I membri del Cda sono espressione dei membri della Fondazione, composta da Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, Regione Piemonte, Città di Torino, nonché la Compagnia di San Paolo e la Fondazione CRT. Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano perciò da solo non ha alcun potere.

Ieri è arrivata anche una lettera aperta firmata da 92 egittologi italiani, membri del Comitato Scientifico del Museo, tutti a supporto del direttore. Il suo curriculum d’altronde è a prova di attacco: formatosi principalmente in Olanda, è un egittologo di grande esperienza in ambito museale: ha curato moltissimi progetti espositivi e di curatela dall’Olanda al Giappone. Dal 2014 è stato nominato direttore, per restare, visto che il museo continua a macinare ingressi. Nel 2022 il Museo ha registrato 898.500 visitatori contro gli 853 mila del 2019, con un aumento del 5 per cento rispetto al periodo pre-pandemico.

Il Cda scade il 30 novembre 2024, mentre il direttore il 30 giugno del 2025 ed è un dipendente assunto che ricopre anche la carica attribuita fino a quella data. Cosa accadrà col nuovo Cda che metterà insieme rappresentanti del ministero (per ora di destra) e del comune (di centrosinistra) si capirà allora.

La manifestazione con Meloni e Crosetto

Giorgia Meloni in tour elettorale a Torino nel 2018 si è scontrata a viso aperto con il direttore in compagnia di Guido Crosetto, piemontese, oggi ministro della Difesa. La leader oggi presidente del Consiglio attaccava: «Vi state rivolgendo a una specifica religione».

Il problema era stata l’iniziativa che si chiamava “Fortunato chi parla arabo” e permetteva di offrire l’ingresso a due persone con un solo biglietto, se uno dei due parlava la lingua in questione. Il direttore del museo era sceso in strada a incontrarla per spiegarle l’iniziativa. «Siamo il primo museo archeologico d’Italia», aveva ribadito consegnandole un volume sulla storia dell’istituto, «abbiamo la più grande collezione dopo Il Cairo e siamo l’unico paese a cui l’Egitto non ha fatto motivo di restituire la collezione, che tra l’altro non è italiana».

«Con questa promozione», spiegava Greco, «vogliamo avvicinare delle persone che proprio in Egitto non si sono avvicinate al loro patrimonio. Il museo è di tutti. Non riceviamo finanziamenti pubblici. Il museo appartiene a tutti, alla città: siete voi che state usando in maniera politica questa cosa».

Anche Crosetto aveva replicato in un’intervista che i suoi meriti erano evidenti: «Non abbiamo minacciato nessuno. Una fake news. Il direttore Greco non è di nomina del ministero, dunque non c’è nessuna minaccia». E proprio questo «direttore ha aumentato il numero dei visitatori, lo critichiamo per la sua scelta ma noi non cambiamo chi merita». Ma aveva promesso: «Praticheremo lo spoils system per sostituire i tecnici nominati dalla sinistra sulla base della loro fedeltà politica e non del merito».

Il responsabile cultura, Federico Mollicone, era stato più diretto: «La politica culturale di Fratelli d'Italia prevede uno spoils system automatico al cambio del ministro della Cultura per tutti i ruoli di nomina, in modo da garantire la trasparenza e il merito, non l'appartenenza ideologica».

La manifestazione a Torino di allora «era una conferenza stampa contro il lassismo di fronte alla mafia nigeriana, per chiedere il controllo delle moschee, l'albo degli imam, l'obbligo della predica in italiano», dice Crosetto. La scelta del luogo è stata «di colore». La stessa mafia nigeriana per cui Meloni ha scritto un libro infarcito di tesi razziste e xenofobe.

Per il momento sull’istituto di Torino non possono fare niente, e il museo ha ringraziato su Facebook tutti i supporter.

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