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Il problema della disuguaglianza è quello della sua giustificazione: deve esserci un equilibrio tollerabile tra le favole belle e la realtà esperita dalla larga maggioranza – diversamente la porta della ribellione è aperta.
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Assistiamo oggi a una rinascita in grande stile di una politica che non corregge le condizioni che tendenzialmente determinano la disuguaglianza. Non ci può essere merito meritato se alcuni partono avvantaggiati o se non si correggono le disuguaglianze di opportunità di accesso e poi non si monitorano la formazione, strada facendo, di nuove disuguaglianze.
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Quanti ragazzi non si chiedono perché l’essere nati in una parte dell’Italia invece che in un’altra, si traduce in esiti di vita e opportunità così diversi? Il discorso sul merito è un inganno se ignora queste domande.
I cittadini delle democrazie si fanno nella Costituzione e tacitamente una promessa: dare vita a una società giusta, che consenta a tutti/e di avere l’accesso più ampio possibile ai beni di base, come l’istruzione, la salute, il diritto di voto e in generale la più completa partecipazione alle varie forme di vita sociale, culturale, economica, civile e politica. La democrazia del dopoguerra si è impegnata nella diffusione del benessere (culturale, sociale e materiale). È però progressivamente



