Dopo una lunga sequenza di incontri internazionali di altissimo livello, la leader dell’opposizione bielorussa Sviatlana Tsikhanouskaya è arrivata oggi in Italia, dove però, diversamente da quanto è accaduto negli altri paesi europei, avrà pochi incontri in agenda.  

Tsikhanouskaya è stata la principale rivale di Aleksandr Lukashenko alle ultime elezioni nel paese dopo aver sostituito suo marito Sergei Tikhanovsky, candidato fino al suo arresto a maggio 2020. Lukashenko è stato poi dichiarato vincitore delle elezioni, ma con pesantissime accuse di brogli elettorali. 

Tsikhanouskaya da allora ha guidato le proteste nel paese, che vengono regolarmente represse dalle forze dell’ordine bielorusse, e si è rivolta ai paesi occidentali per veder riconosciuta la sua vittoria e raccogliere sostegno. 

Nei giorni scorsi era stato dato risalto mediatico alla visita dell’attivista, che aveva anche concesso un’articolata intervista al quotidiano la Repubblica.

Ma fino a poche ore prima del suo arrivo il profilo della visita di Tsikhanouskaya non era esattamente alto: nessun incontro previsto con il presidente del Consiglio Mario Draghi, né con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, solo un’audizione in commissione Esteri alla Camera, un incontro con il ministro del Lavoro Andrea Orlando e con il leader del Pd Enrico Letta. Alla Farnesina era in programma un faccia a faccia con il sottosegretario Benedetto Della Vedova e a Palazzo Chigi con l’ex ministro, oggi sottosegretario agli Affari Europei, Vincenzo Amendola.

Insomma nulla a che vedere con l’accoglienza riservata a Tsikhanouskaya dagli altri paesi europei. Una differenza che il deputato Pd Filippo Sensi ha fatto subito notare.

In effetti Tsikhanouskaya, che ha pubblicamente ringraziato Sensi per il sostegno, giusto mercoledì ha incontrato il cancelliere austriaco Sebastian Kurz e il presidente della repubblica Alexander Van der Bellen, ma in passato si è confrontata con leader internazionali come il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, la cancelliera Angela Merkel, il presidente francese Emmanuel Macron, la ministra degli Esteri spagnola Arancha Gonzalez Laya o il presidente del parlamento svizzero Andreas Aebi.

Alla fine la pressione dei parlamentari e le polemiche rilanciate attraverso i canali social hanno convinto Luigi Di Maio a trovare un “buco in agenda” per incontrare la leader dell’opposizione bielorussa. Da Palazzo Chigi, invece, fanno sapere di «non avere notizia» di un incontro con il premier Draghi. E pensare che un paio di settimane fa, intervistato dal Corriere della sera, proprio il ministro degli Esteri dichiarava: «Con l’amministrazione Biden sono in sintonia nel condannare la repressione in Bielorussia o la persecuzione di Aleksej Navalny da parte del regime di Putin». Se alle parole, almeno quando ce n’è l’occasione, seguissero i fatti non sarebbe male. E l’Italia, forse, ne guadagnerebbe anche a livello di credibilità internazionale.

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