Il Movimento 5 stelle ha ottenuto la calendarizzazione della mozione di sfiducia alla ministra del Turismo Daniela Santanchè, fissata il prossimo 26 luglio nell’aula del Senato. Fratelli d’Italia riferisce di aver preso atto della richiesta delle opposizioni, ma chi sia d’accordo è ancora tutto da dimostrare. Non è un mistero che la mossa pentastellata non sia piaciuta a tutti.

Un salto in avanti deciso da soli che adesso, temono gli altri, potrebbe ricompattare la maggioranza attorno alla ministra del Turismo. Tuttavia quando si arriverà al dunque il voto del Pd ci sarà: «Lo ha già detto la segretaria Schlein», ha detto il capogruppo, Francesco Boccia. Come loro, pronti a votare sì alla sfiducia anche i senatori di Alleanza verdi-sinistra.
Di altro avviso i colleghi del Terzo Polo. In un primo momento da Azione era trapelato che il partito era pronto a dire no al testo pentastellato. Il leader Carlo Calenda ha poi specificato a Domani: «Siamo favorevoli alle dimissioni di Santanchè ma contrari alla mozione di sfiducia. L’esito rafforzerà il governo e Santanchè, che potranno ribadire la fiducia del parlamento».
Ancora non è stato deciso se ci sarà astensione: «Sicuramente non voteremo contro la sfiducia. Decideremo come votare nei prossimi giorni».

E sarà una decisione di peso, visto che l’astensione al Senato equivale a un voto contrario alla sfiducia, e dunque a favore della ministra. La capogruppo del Terzo polo in quota Italia viva, Raffella Paita, si limita a dire che ancora non è stata presa una decisione nemmeno nel partito di Matteo Renzi, oggi anche direttore del Riformista. Il quotidiano che ha come concessionaria delle pubblicità proprio una delle società di Santanchè. Calenda ribadisce la rottura sulle decisioni di voto: «Quello che fa Renzi non mi riguarda».

Le risposte che mancano

Sono passate due settimane da quando la ministra ha dato a palazzo Madama la sua versione dei fatti relativa alle società che fanno riferimento a lei, Ki Group e Visibilia.

Ha attaccato ripetutamente Domani che ha portato alla luce questioni a lei sgradite ed eluso le inchieste di questo giornale, del Fatto quotidiano, Repubblica e Report.

Per il Movimento, che le ha chiesto di guardare negli occhi i suoi dipendenti invitati a partecipare all’audizione, sono state spiegazioni insufficienti, e inevitabile la decisione di procedere con la sfiducia.
La ministra, intervistata dalla Verità, ha detto che non ha intenzione di fare alcun passo indietro, nonostante sia indagata per falso in bilancio: «Non capisco da cosa mi dovrei difendere. Io sono prima di tutto un cittadino e non partecipo ai processi mediatici e per me la verità è quella dei tribunali. Ricordo che comunque, a oggi, non ho ricevuto alcun avviso di garanzia. Ho fiducia nella giustizia, vediamo».

Le accuse politiche prima che giudiziarie sono nel testo del Movimento che ha come primo firmatario il capogruppo Stefano Patuanelli. Si parte da quanto ricostruito dall’inchiesta di Report su Ki Group e Visibilia, fra debiti, tfr non pagati e cassa integrazione utilizzata in maniera impropria.
Nel documento si trova anche quanto messo in luce dal Pd in un’interrogazione che non ha mai trovato risposta: la società Ki Group risulterebbe essere stata destinataria di un finanziamento da parte di Invitalia di 2,7 milioni di euro come aiuti Covid-19, in teoria per gli stipendi.

Nel tempo si sono aggiunte le informazioni raccolte da Domani. La ministra si avvale dei profitti del Twiga, stabilimento di cui era socia, per i suoi debiti, aprendo a ipotesi di conflitto di interessi. Inoltre, sempre come ricostruito da Domani, il suo compagno insieme alla moglie del presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha effettuato una compravendita milionaria con plusvalenza di una villa, operazione che ha aperto un terzo filone di indagine.

Chiara Gribaudo, del Pd, chiosa: «Tutte queste non risposte, ci dicono che qualcosa c’è, e sicuramente noi non andremo sull’Aventino». Il Terzo polo «non sta facendo una valutazione corretta, e se di fronte alla mozione decidono di non scegliere, sbagliano. Decidano da che parte stare, se vogliono stare dalla parte della ministra lo dicano chiaramente».

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