Dall’Agcom arriva una doccia fredda per il governo che si è voluto sistemare la par condicio a proprio piacimento in Rai, garantendo al governo uno spazio di parola gonfiato rispetto a quello dell’opposizione. Non sarà così sulle reti private: oggi l’ente regolatore ha approvato il regolamento della par condicio che le riguarda e il testo che ha avuto il via libera è lo stesso inizialmente proposto da Agcom. 

Nel documento non sono insomma confluite le modifiche chieste invece dalla commissione Vigilanza Rai per il servizio pubblico. Al centro della polemica era finita la norma che permette agli esponenti del governo di avere del tempo di parola aggiuntivo, espunto dal conteggio per la par condicio, per illustrare «l’attività governativa». Che quello spazio possa essere utilizzato comunque per scopi di campagna elettorale non importa, secondo il regolamento piegato dal governo ai suoi interessi. Ma dalla destra è arrivato anche un emendamento che consente a Rainews di mandare in onda i comizi dei membri del governo semplicemente con una sigla che le distingua dal resto del telegiornale.

La seconda norma, per altro, legittima una pratica – più volte denunciata dal comitato di redazione di Rainews – che il direttore Paolo Petrecca ha già implementato in diverse occasioni, trasmettendo per esempio per intero la rubrica social I Diari di Giorgia oppure mandando in onda nella loro totalità gli interventi fatti della premier in qualità di presidente del suo partito. Le modifiche al regolamento erano state proposte dai parlamentari di destra in commissione Vigilanza, ma sono considerate riconducibili a Giovan Battista Fazzolari, sottosegretario alla presidenza del Consiglio e plenipotenziario della comunicazione di Fratelli d’Italia. 

Il significato della decisione

Per il presidente Agcom Antonello Giacomelli, i principi da cui muovono i due regolamenti sono gli stessi, anche se i testi differiscono. 

«Nel Consiglio di oggi abbiamo approvato in via definitiva il nostro regolamento sulla par condicio, prendendo atto che il testo è perfettamente sovrapponibile con la delibera adottata dalla commissione di Vigilanza formulata anch'essa, pur con diverse variazioni lessicali, nel pieno rispetto della regole fissate dalla legge 28 del 2000 e della legge 515 del 1993» ha detto dopo l’approvazione. Resta il fatto che le modifiche non sono state proposte alle reti private. Il senso del ragionamento che filtra dall’ente è che la destra in Vigilanza abbia voluto esplicitare una prassi che è sempre stata tale. 

Le opposizioni hanno accolto la decisione come la conferma delle loro critiche alle modifiche proposte dalla destra. Il Movimento 5 stelle parla per esempio di «schiaffo» al “lodo Fazzolari”, mentre il Pd considera il voto la prova che non sono consentite «corsie preferenziali» per maggioranza e governo. Per Maurizio Gasparri, invece, «Non c'è sconfessione della Vigilanza Rai da parte dell'Agcom, perché le delibere sono assolutamente sovrapponibili, né ci sono equivoci, anche se la materia per la sua complessità sembra quasi facilitarli».

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