L’arresto di un ex europarlamentare del Pd ha fatto impazzire di gioia la destra.

I solerti difensori del garantismo si sono fiondati a condannare gli inquisiti. In questo caso non hanno invocato la fine delle indagini e l’esito del processi fino al terzo grado, ma hanno puntato subito l’indice contro la corruzione imperante a sinistra e denunciato, ancora una volta, il crollo della sua superiorità morale.

Questo storia della superiorità morale, che tanto rode a destra perché batte dove il dente duole, va affrontata seguendo due strade, una di merito e una di metodo.

La prima riguarda i numeri. Il rapporto tra i furfanti dei due schieramenti è decisamente sfavorevole alla destra. Se guardiamo al nuovo parlamento per avere un primo metro di paragone, dei 40 membri inquisiti e condannati, 29 appartengono alla maggioranza e solo 5 al Pd.  

Anche se si torna indietro nel tempo il rapporto non cambia di molto. Comunque nessuno è puro come un giglio: basti pensare all’intreccio di affari, tangenti e criminalità andato sotto il nome di mafia capitale che investì il Pd romano alcuni anni fa. 

Va però tenuta in conto un’altra considerazione, e cioè la rilevanza politica dei condannati. E qui Forza Italia primeggia, con la Lega buona seconda.

Non solo Silvio Berlusconi venne cacciato dal Senato per la sentenza definitiva sulla frode fiscale, ma anche i vari coordinatori nazionali di FI, Cesare Previti, Marcello dell’Utri e Denis Verdini, sono stati tutti associati alle patrie galere –  senza dimenticare il celeste Roberto Formigoni.

Infine, anche il leader della Lega, Umberto Bossi, venne condannato per aver usato a scopi personali parte dei 49 milioni di finanziamento pubblico; ma almeno in quel caso il partito ebbe il coraggio di fare pulizia obbligandolo alle dimissioni.  

La seconda considerazione rimanda all’atteggiamento che un partito adotta nei confronti dei propri inquisiti: fa una bella differenza se si chiude a riccio a difesa dei propri membri anche al di là di ogni evidenza, oppure sospende o caccia le persone coinvolte in inchieste.

Questa è l’autentica cortina di tornasole della superiorità morale. Chi difende a prescindere i suoi accusati tanto da inventare teoremi e persecuzioni, o si arrampica sugli specchi fino a votare compatto in parlamento che la ballerina Ruby Rubacuori, che tanto allietava le notti di Arcore, era la nipote di Mubarak, non sta sullo stesso piano di chi si affretta a emarginare il potenziale reo.

Solo nel teatro dell’assurdo si poteva immaginare che qualche forzista insorgesse contro Berlusconi e i suoi accoliti. Ne consegue che l’indignazione che sorge da quelle parti è, per usare un eufemismo, mal posta.  

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