Il turismo è uno dei settori trainanti dell’economia italiana, gestirne politiche e fondi dà potere e prestigio. Lo sanno bene in Fratelli d’Italia e lo sa bene la ministra Daniela Santanchè, che nelle ultime settimane non sta dormendo sonni tranquilli.

Non solo per le inchieste giornalistiche che hanno svelato il suo modo di fare l’imprenditrice, e per l’indagine della procura di Milano per bancarotta fraudolenta e falso in bilancio della sua Visibilia. Ma perché sul suo ministero si sta giocando lo scontro tra le due correnti del partito: quella milanese, di cui è la capofila insieme al presidente del Senato Ignazio La Russa, e quella romana del “cognato d’Italia”, il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida. Questo conflitto si gioca soprattutto sull’Enit, l’Agenzia nazionale per il turismo. Una lotta di potere che rischia di avere una pesante ricaduta sulle tasche degli italiani. Perché l’ente è coinvolto in una causa da circa 1 milione di euro. Il tutto per le affrettate scelte della ministra, che rischiava di farsi beffare da Lollobrigida e i suoi uomini.

Le mani sul “marchettificio”

Il primo atto importante della ministra Santanchè arriva un mese dopo il giuramento al Quirinale. Il 25 novembre decide infatti di far insediare all’Enit come amministratore delegato la sua amica Ivana Jelinic. Umbra di origini croate, 43 anni, proprietaria di una piccola agenzia di viaggi, è stata la più giovane presidente di Fiavet, una delle associazioni di categoria delle imprese di viaggio.

Il suo curriculum un po’ scarno fa storcere il naso a molti, soprattutto alla precedente ad, la professoressa e vicepresidente di Ocse Turismo Roberta Garibaldi, insediata dal predecessore di Santanchè, il leghista Massimo Garavaglia.

Garibaldi viene silurata senza tante esitazioni. «L’Enit era un disastro, un carrozzone, trombati della politica, un marchettificio», dichiara Santanchè nell’intervista in cui annuncia il cambio ai vertici dell’ente. «Arrivo io che sono una persona normale e dico questa roba non funziona, il pesce puzza dalla testa dico: bisogna cambiare l'amministratore delegato». Queste parole della ministra mandano su tutte le furie la professoressa Garibaldi che decide di presentare un’istanza al Tar del Lazio contro il ministero, l’Enit e la nuova ad Jelinic.

Nel ricorso - che Domani ha potuto leggere integralmente - l’avvocato di Garibaldi, il professor Guglielmo Facco, scrive: «il decreto ministeriale gravato, assunto con una tempestività quanto mai sospetta e senza un minimo di istruttoria, fa scempio delle competenze della Prof.ssa Garibaldi ma soprattutto ha eliminato una risorsa certamente primaria [...] senza alcuna valida e vera motivazione e senza alcuna censura sull'attività svolta ed i risultati raggiunti». Per questo motivo, Garibaldi chiede ai giudici di annullare il decreto di nomina di Jelinic.

Non solo, c’è anche una richiesta al ministero di 980mila euro: 170mila sono il compenso lordo ancor non ricevuto, 300mila come «risarcimento del danno da lesione e reputazione professionale» e per altri «mancati guadagni», e 510mila euro come indennizzo per i tre anni in cui la professoressa avrebbe dovuto rimanere ai vertici di Enit.

I giudici amministrativi decideranno l’esito del ricorso il prossimo 19 dicembre. La scelta affrettata della ministra rischia di costare caro al ministero, e quindi ai contribuenti. Ma chi è vicino alla ministra dice che non poteva fare altrimenti.

Scontro tra correnti

«Santanchè decide di nominare un nuovo ad di Enit per due motivi», si racconta nelle stanze del ministero. «Il primo è perché l’ente è un vero e proprio poltronificio: si può assumere chiunque con procedure “snelle”».

Basti pensare all’infornata di oltre 100 dipendenti nel 2022, ai tempi in cui il ministero del Turismo era guidato da Garavaglia. «Tanti di quegli assunti poi non lavorano nemmeno più per Enit, ma sono stati spostati in altri ministeri o alla presidenza del Consiglio».

Lo ha rilevato anche la Corte dei Conti, che nella relazione su Enit dello scorso 18 aprile lancia un allarme: «È importante definire soluzioni organizzative chiare e trasparenti che consentano di avere una visione adeguata delle finalità che si intende realizzare con le risorse pubbliche impiegate».

Il secondo motivo della fretta di Santanchè sono le pressioni di Lollobrigida, che dopo aver piazzato un suo uomo - Gianluca Caramanna, deputato e responsabile turismo di Fdi - come collaboratore della ministra, voleva insediare ai vertici dell’Agenzia per il turismo il fidatissimo Sandro Pappalardo. Nel cda di Enit dal 2019, Pappalardo è sopravvissuto a un presidente e due amministratori delegati.

Prima della nomina, disposta da Gian Marco Centinaio, era stato assessore al turismo nella giunta di Nello Musumeci in Sicilia. Nell’isola lo ricordano soprattutto per le sovvenzioni economiche al gruppo Rcs - si parla di circa 12 milioni di euro - per il Giro d’Italia, il Giro E, e il Giro di Sicilia.

«Lollobrigida voleva Pappalardo ai vertici di Enit. Lui aveva un pessimo rapporto con Garibaldi, soprattutto per la due diligence sui conti dell’agenzia che aveva deciso di avviare», ci spiega una fonte nel ministero. «È stato anche lui a spingere su Santanchè a sostituire l’ex ad, perché sapeva che aveva buone chance di prendere lui la sua poltrona e gestire tutto: organigramma, assunzioni, patrocini e markette».

Le cose non vanno come desidera l’uomo del “cognato d’Italia”: Santanchè capisce il giochino e decide di nominare Jelinic. La cui nomina sembra sia stata comunque una mezza vittoria per i nemici della ministra, per via del suo curriculum “debole”.

«Pappalardo ha esperienza, e riesce a fare pressioni emotive e professionali: cerca di farle capire che la supporta nella gestione ma subdolamente la mette in cattiva luce con tutti. Molte volte convoca riunioni con i dipendenti, dispone attività e dà indicazioni sostituendosi a lei».

Il suo scopo è mettere in difficoltà Jelinic e la ministra, per poi puntare ai vertici di Enit quando si trasformerà in Spa. In quel momento ci saranno tanti fondi da gestire e posti da assegnare. Anche su questo si gioca lo scontro tra Roma e Milano, tra Lollobrigida e Santanchè. Scontro che rischia di costarci un milione di euro.

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