Il 2023 è stato «il miglior anno di sempre» per la qualità dell’aria. A metà gennaio, la presidente di Arpa Lombardia, Lucia Lo Palo ha celebrato così i dati del consueto report annuale prodotto dall’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente.

Entusiasmo sprecato. Tempo un mese e i fumi della propaganda sono stati coperti da quelli, ben più dannosi, dell’emergenza ambientale in Val Padana.

Dati svizzeri

C’è rimasto male il sindaco di Milano Beppe Sala, che ha respinto come inattendibili i dati che hanno innescato le polemiche di questi giorni.

Difficile dargli torto, in effetti. Basta una visita sul sito della società svizzera IQAir, il cosiddetto ente di ricerca che ha messo Milano in cima alla classifica delle città più inquinate del mondo, per capire che l’attendibilità scientifica di quei numeri è quantomeno discutibile. Non è chiaro, per farla breve, con quali criteri i dati vengono raccolti e classificati.

Non bastasse questo, si scopre anche che i risultati del monitoraggio su 100 città nei cinque continenti sono accompagnati da una sorta di catalogo commerciale: dai purificatori ai monitor per misurare la qualità dell’aria. Tutto in vendita a cura della stessa IQAir, gestita dall’omonima società elvetica con sede nel Canton San Gallo, che grazie alla pubblicità gratuita di questi giorni avrà di sicuro fatto il pieno di clic in Rete.

L’anno scorso, a fine marzo, fa era andato in scena lo stesso copione. “Milano terza città più inquinata del mondo”, secondo IQAir. E Sala che difendeva l’immagine della città spargendo dubbi sull’attendibilità dei dati.

Polemiche a parte, è difficile negare che in questi giorni di febbraio la qualità dell’aria sia molto peggiorata in tutta l’area della Pianura Padana, come confermano i dati raccolti da decine di centraline e scientificamente elaborati dall’Arpa Lombardia.

Contro Bruxelles

Su questi numeri, però, si sta giocando anche una partita politica. A maggio dell’anno scorso, il presidente della Lombardia, Attilio Fontana, si è presentato a Bruxelles anche in rappresentanza di altre tre regioni padane: Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna.

«Se passasse la direttiva europea sulla qualità dell’aria – ha drammatizzato Fontana - la Lombardia rischia di chiudere il 75 per cento delle attività industriali e il 60 per cento dei suoi allevamenti e anche i tre quarti dei veicoli non potrebbero più circolare».

Le nuove regole, votate a settembre dal Parlamento europeo fissano limiti più severi, allineati alle prescrizioni dell’Organizzazione mondiale della sanità, sulla concentrazione di inquinanti come il particolato fine, il biossido d’azoto, il biossido di zolfo e il benzene.

Il testo però è stato corretto a novembre dal Consiglio d’Europa, che ha introdotto alcune modifiche che introducono maggiore flessibilità nell’applicazione delle nuove norme, per tener presente le “condizioni metereologiche avverse”, le caratteristiche dei territori. Agli Stati, a certe condizioni, viene anche concessa una proroga di dieci anni, fino al 2040, per mettersi in regola.

Queste correzioni in corsa hanno scatenato le critiche di molte associazioni ambientaliste che chiedono in tempi brevi norme che riducano l’inquinamento. «Fissando limiti troppo rigorosi si rischia però di avere delle norme di fatto impossibili da applicare e di fatto inutili», avverte Stefano Caserini, che insegna valutazione di impatto ambientale all’università di Parma, noto per le sue pubblicazioni contro i negazionisti del clima e autore di numerosi testi scientifici sulle emissioni inquinanti. «In questi anni sono stati fatti molti progressi e bisogna insistere investendo, per esempio sul trasporto elettrico e sul riscaldamento con pompe di calore».

Sulla nuova direttiva, in questi giorni partirà il cosiddetto Trilogo, cioè i negoziati tra rappresentanti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione per arrivare a un testo condiviso. C’è il rischio concreto però che la procedura non vada in porto prima delle elezioni della prossima primavera con l’incognita che una nuova maggioranza di centro destra smantelli quanto fatto finora.

Negazionista al comando

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Intanto, in Lombardia, è destinata a proseguire la schermaglia polemica tra il milanese Sala, a capo di una giunta di centrosinistra, e la regione a guida di centrodestra. I provvedimenti del sindaco del capoluogo per ridurre il traffico nel capoluogo, giudicati per altro insufficienti dagli ambientalisti, sono da sempre il bersaglio preferito di Fratelli d’Italia e Lega, che in consiglio regionale approvano norme che vanno in direzione opposta a quelle milanesi.

Fontana e la sua giunta si proclamano campioni dell’ambientalismo “non ideologico”, che poi in pratica si traduce in una politica più attenta alle ragioni delle imprese rispetto a quelle della salute pubblica.

A proposito di clima, la giunta Fontana ha stabilito un record. A novembre, il Consiglio regionale della Lombardia ha chiesto la rimozione della presidente di Arpa, Lucia Lo Palo, nominata appena poche settimane prima. La mozione di sfiducia è stata approvata a voto segreto, con il via libera anche di una parte della maggioranza di centrodestra.

Appena insediata, Lo Palo, militante di Comunione e Liberazione, già in lista con Fratelli d’Italia, e non eletta alle elezioni regionali, aveva inaugurato il suo mandato con affermazioni negazioniste sugli effetti delle attività umane sul cambiamento climatico.

Fontana si è fatto scudo delle affermazioni della diretta interessata, (il classico «sono stata male interpretata») e ha riconfermato la fiducia alla presidente di Arpa ignorando il voto del Consiglio. Tocca a Lo Palo, ora, guidare la lotta contro i veleni che soffocano la Lombardia.

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