A Milano la discussione sulla qualità dell'aria è diventata una meta-discussione su quanto i cittadini abbiano il diritto di lamentarsi o di essere in ansia per i livelli di inquinamento in città. Domenica, giorno in cui è esploso il caso, erano il triplo rispetto ai livelli di guardia europei per il PM10 e quasi otto volte per il PM2.5, le polveri sottili più pericolose per la salute.

Il totem del dibattito è diventato però il dato di IQAir, la ditta svizzera che produce purificatori e che come strumento di marketing stila delle classifiche sulla qualità dell'aria, un ranking nel quale a un certo punto Milano è risultata la terza città con più smog al mondo. È un bersaglio facile e senza gran valore: esistono dati migliori e più trasparenti di IQAir, e fanno paura anche quelli, senza mettersi a fare le Olimpiadi del particolato.

Milano in ritardo

Anche il sindaco Beppe Sala ha mostrato il suo consueto fastidio quando gli si ricorda l'insalubrità della città che amministra da quasi otto anni, «quel report non è serio, parliamo d'altro». Il punto è che quel report non è serio, ma dobbiamo comunque parlare d'inquinamento in città e in tutta la Pianura Padana, senza nasconderci dietro il fatto (vero) che la qualità dell'aria è migliorata rispetto ai decenni passati (al netto delle furbizie dell'Arpa nel presentare i dati).

È migliorata, ma non abbastanza, per altro la curva di calo in Lombardia si è quasi appiattita dal 2018. A Milano non si respira aria tossica come a Lahore o Delhi, o come a Milano negli anni '80, ma è comunque un'asticella penosamente bassa per la Milano del 2024, città che si è anche autonominata capofila dell'ambientalismo e della transizione urbana.

Secondo i dati dell'Agenzia europea per l'ambiente, il 97 per cento dei cittadini europei è esposto a livelli di smog sopra le linee guida dell'OMS, ma la Pianura Padana è la regione più inquinata dalle polveri sottili del continente, insieme ai Balcani, sono 15mila morti premature l'anno, contro 18mila del 2005.

I lombardi sono il 2 per cento dei cittadini europei, ma il 6 per cento dei morti europei per smog. La media ventennale europea di calo delle vittime da inquinamento è del 45 per cento, in Lombardia sono calate del 20, meno della metà, eppure Fontana parla di «miracoli» della sua gestione nella lotta all'inquinamento. Da schieramenti e con responsabilità diverse (può fare molto più la regione del comune), Sala e Fontana sono accomunati nella difesa di una realtà che non corrisponde né ai numeri né all'esperienza che fanno i cittadini sulla qualità dell'aria.

Sono scattate le misure anti-smog, in attesa che arrivi una perturbazione a ripulire l'aria. Tamponare e pregare. Senza un approccio sistemico, che tenga insieme i vari livelli di amministrazione e le fonti di smog (traffico, ma anche riscaldamento, allevamenti intensivi), gli obiettivi europei (riduzione delle morti del 55%) non saranno mai raggiunti. E infatti il dibattito politico reale in Lombardia non è su come ridurre l'inquinamento, ma su come indebolire la nuova direttiva europea sulla qualità dell'aria, che aggiorna quella del 2008 e mira ad abbassare le soglie sulle polveri sottili e le altre sostanze, per metterle in linea con i valori più severi dell'OMS.

Danni anche all’economia

Fontana è il capofila di questa battaglia delle regioni del nord per avere delle deroghe che spingerebbero gli obiettivi da raggiungere dal 2030 al 2040. Il piano di Fontana insomma è trattare l'inquinamento come trattiamo (male) il clima, facendone il guaio di domani che non deve minacciare il PIL di oggi. Senza visione sistemica, questo sembrerebbe anche un bivio reale, e ragionevole. Ma l'inquinamento fa male anche alla ricchezza di un territorio. Secondo il report The economic consequences of outdoor air pollution dell'OCSE nel 2015 i costi sanitari delle polveri sottili erano di 21 miliardi di dollari.

Nel 2060 arriveranno a 176 miliardi. Contando anche gli impatti sull'agricoltura e sulle ore lavoro perse, lo smog taglierà da solo l'1 per cento del Pil mondiale, una torta di danni di cui la regione più inquinata d'Europa rischia di avere una grande fetta. Nella visione di Fontana il problema della Lombardia è l'orografia, la forma delle montagne, che impedisce la circolazione e il ricambio dell'aria, rendendo la direttiva europea «ideologica».

È un altro indizio su come funziona la meta-discussione a Milano e dintorni. Prendere dati veri, perché il problema dell'orografia è reale, e ribaltarli: il fatto che la Pianura padana sia circondata da catene montuose e quindi soffocante come un catino dovrebbe essere un incentivo a essere più aggressivi nella riduzione delle emissioni di polveri sottili, non più blandi.

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