- Il presidente uscente (oggi le sue dimissioni): «Conte rompe l’alleanza che governo il Lazio senza motivo: la Regione non ha mai autorizzato e non autorizzerà nessun inceneritore».
- Calenda detta la linea, preferisce D’Amato ma è scettico sulle primarie. Che però per l’assessore alla sanità regionale sono l’unica chance per farsi scegliere dal suo partito.
- Dopo lo strappo con il presidente grillino è confusione a sinistra. Dentro il Pd tutti i fan del campo largo partono azzoppati per il congresso. Fuori dal Pd, Fratoianni e Bonelli sentono le sirene del nuovo «polo progressista».
È piena la sala in cui Nicola Zingaretti, dopo dieci anni gloriosi, annuncia per oggi le dimissioni da presidente della Regione Lazio. Siamo al Tempio di Adriano, cuore della Roma politica, a due passi da Montecitorio. C’è gente, ma a colpo d’occhio si capisce che a celebrare «una bella storia» non sono venuti tutti: la giunta non è al completo, non ci sono tutti i consiglieri di maggioranza, le sedie sono occupate, sì, ma dagli staff e dai contrattisti della Pisana. L’assessora Valentina Corra



