L’Italia peggiore. Francamente non mi vengono altre parole per commentare la sequela di dichiarazioni, tweet, conferenze stampa di autorevoli esponenti del governo negli ultimi giorni. Non tanto, o non solo, per i contenuti. Alcuni dei quali, vedi monopattini, di semplice buonsenso; altri abominevoli, vedasi la rivalutazione del ruolo sociale della maternità che evoca i peggiori fantasmi della società patriarcale. Almeno si fosse detto della genitorialità. Soprattutto a provocare disgusto sono i toni.

Dalle urla scomposte della premier Meloni di fronte alla contestazione, nel solito stile situazionista, dell’esponente radicale Riccardo Magi, ai consueti toni da bullo del ministro Salvini col suo uso di espressioni gergali, a dire il vero assai cringe (imbarazzanti) e da boomer, come si direbbe oggi («se ti stonfi di canne», «se ti impasticchi», «se sniffi a tempo perso»), ad uso e consumo di non so nemmeno quale pubblico. A giudicare dai suoi sondaggi non lo sa nemmeno lui. Unica costante? Il suo stile: forte coi deboli (migranti, soggetti fragili, emarginati), debole coi forti. Sempre meglio fare il duro sui monopattini piuttosto che dover rendere conto dello stato degli investimenti del Pnrr, degli eterni cantieri che bloccano le autostrade italiane, della condizione di ponti e infrastrutture.

Lì non te la cavi con due battute. Nella sfilza di dichiarazioni non si possono, poi, dimenticare quelle di stampo medievale della ministra Roccella, del ministro Sangiuliano, le gaffes di Giuseppe Valditara. Fin qui le parole. Se si vanno a guardare i fatti, però, lo scenario è tutt’altro: una miriade di coppie di fatto, mai sposate, con uno, massimo due figli, spesso concepiti alla soglia, o oltre dei quaranta. Foto con grandi sorrisi con noti spacciatori pluripregiudicati. Spin doctor che randellavano sul web su droghe, famiglia tradizionale, attacchi anti Lgbtqa+, immigrazione, per poi scoprirsi vittime di «fragilità esistenziali irrisolte» e dediti a festini con escort rumeni a base di cocaina, che, lo avessero saputo l’avrebbero evitata con più cura, è altra cosa rispetto alla cannabis.

E poi, ancora, figli con partner diversi mai sposati: chi più ne ha più ne metta. Tutto, come ci ha insegnato recentemente il collaboratore della rivista di Casa Pound Primato nazionale Francesco Borgonovo, rigorosamente da archiviare come «vita privata». Sì, per loro. Per gli altri invece, peccato, devianza, stigma sociale. Il trionfo della doppia morale, del predicare bene e razzolare male. La vera eredità di quel fascismo eterno degli italiani di cui parlavano Pier Paolo Pasolini e Umberto Eco, forgiato dalla secolare presenza della Chiesa cattolica. Quel fascismo che è anche culto del capo che parla dal balcone.

Capo a cui si perdona tutto. Quello che è «Dio, patria e famiglia» per vantarsi, allo stesso tempo, delle mille amanti. Quello dell’amante ebrea e del discorso di Trieste con cui, nel ’38, si introducono le leggi anti-ebraiche in Italia. Quello delle mille giravolte, dei voltafaccia, della tronfia retorica, delle smorfie a favore di obiettivi e telecamere, delle pose ridicole. A ben vedere ne abbiamo avuto un altro di ventennio in cui il leader catechizzava dal palco dei family day, poi.. stendiamo un velo pietoso. Gli uomini della generazione del diluvio, dice il midrash, avevano il desiderio scisso: una metà per la moglie, l’altra per l’amante. Di giorno un volto, di notte un altro. Spiace che il governo in carica ci voglia far regredire fino a quei tempi ancestrali. Tanto indietro da non sapere nemmeno se siano mai esistiti.

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