La mappa per orientarsi in quel che resta del centrodestra è sempre più complicata. Al livello che riguarda lo scontro tra chi fa parte del governo Draghi e chi è rimasto fuori, si aggiunge la divisione sulla formula della prossima legge elettorale.

Il tema è stato riproposto sia dal centrosinistra che dal Movimento 5 Stelle e un disegno di legge di tipo proporzionale è depositato alla Camera a prima firma del grillino Giuseppe Brescia. Tuttavia, «rimane una bolla politica fino a quando la Lega non prenderà posizione», dice un deputato del Pd che si occupa di sistemi elettorali.

Per ora, nessuno dei partiti che fino a prima dell’elezione al Colle facevano parte dell’alleanza di centrodestra sembra voler cominciare il dibattito. «A nessuno importa davvero di parlarne», taglia corto un deputato di Forza Italia, «fino a che non si sarà chiarito lo scenario interno alla coalizione e soprattutto se una coalizione esisterà ancora». Tuttavia, la necessità di riflettere si proporrà presto e le posizioni interne ai gruppi si stanno iniziando a delineare anche se i leader non si sono ancora formalmente espressi.

I posizionamenti

L’area centrista, a cui fa riferimento Coraggio Italia di Giovanni Toti, è prontissima a ragionare di legge proporzionale. Sarebbe la soluzione più conveniente, soprattutto se il tentativo di aggregare intorno a questo spazio politico altre forze come Italia Viva andasse in porto. «Il bipolarismo così com'è non esiste più», è il ragionamento di Toti, per cui una legge proporzionale «è un passaggio fondamentale per l'aggregazione di soggetti politici che condividono la stessa impostazione». 

Forza Italia, invece, è molto combattuta. Culturalmente, il partito nasce sull’impostazione maggioritaria e con logica bipolare: questo è stato il faro del trentennio berlusconiano e lo stesso Cavaliere ha fatto sapere di non voler sconfessare uno dei punti caratterizzanti della sua politica.

L’impronta è condivisa anche da molti maggiorenti del partito, primo tra tutti il coordinatore Antonio Tajani che ha allontanato l’ipotesi di una necessità impellente di riscrivere la legge elettorale. Tuttavia, se il dibattito arriverà in parlamento, Fi deve trovare una linea. La divisione interna nel partito rimane forte, con la compagine legata ai ministri e filogovernativa opposta a quella dei filosalviniani.

Tuttavia, anche questa bipartizione sembra iniziare a scricchiolare: i cosiddetti filosalviniani che fanno riferimento a Tajani e Ronzulli in realtà lo sono stati molto poco, durante i giorni del Quirinale. La sintesi, allora, è forse quella che ha spiegato il sottosegretario alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto, rivendicando il ruolo autonomo degli azzurri: «FI rivendica la propria autonomia.

Qualunque sarà la legge elettorale con cui si andrà a votare, il centro del centrodestra giocherà un ruolo importante». Tradotto: Forza Italia ha messo a fuoco che la leadership di Matteo Salvini non è granitica come pensavano in molti e la sua capacità di aggregazione non convince. Inoltre, al centro si sta aprendo uno spazio e FI avrà modo di far pesare il suo ruolo centrale in Europa nel Partito popolare: una direzione verso la quale sta guardando anche la Lega.

Proprio per questo, gli azzurri preferiscono non sbilanciarsi. Una parte di loro, soprattutto gli eletti al nord, potrebbe lavorare per un sistema proporzionale «perchè assicurerebbe qualche posizione in più, ma bisognerebbe prima capire quante», ragiona un dirigente.

La parte più ministeriale del partito, invece, preferisce tenersi aperta ogni strada. «E’ lecito discutere di proporzionale»; ha spiegato la ministra per il Sud, Mara Carfagna, «Non possiamo chiudere la stagione del bipolarismo con leggerezza, ma non possiamo nemmeno trasformarla in un totem ideologico». Insomma, la voglia di proporzionale cresce e va nella direzione di gonfiare quella che un deputato definisce «la ritrovata centralità di FI». 

In parallelo, invece, corre il fastidio nei confronti di Meloni, rea di aver rinnegato l’aiuto che Berlusconi le ha dato all’inizio della sua carriera politica: uno sgarbo che tra i fedelissimi del Cavaliere è una sufficiente per allontanare qualsiasi ricomposizione politica «perchè il segno della distanza di metodo politico».

In questa stasi, ancora più ferma è la Lega. Il partito di Matteo Salvini ha una certezza: «Se sosterremo un proporzionale, sarà rottura definitiva con Fratelli d’Italia», ragiona un leghista. Inoltre, il leader non ha ancora maturato del tutto una strategia, anzi è molto combattuto. Si è reso conto della freddezza con cui Forza Italia ha accolto la sua proposta di federazione in un “partito repubblicano” e non vede più come certo l’assorbimento dell’ala berlusconiana. Inoltre, anche dentro il suo partito i sostenitori del maggioritario sono ancora molti e il dibattito fa fremere i dirigenti che da tempo chiedono un congresso in cui discuterne.

Meloni vince comunque

Dentro Fratelli d’Italia, intanto, c’è fermento. L’esito del Quirinale ha rotto ogni argine e la rottura evidente con la Lega ha permesso di alzare i toni, anche alla luce di sondaggi che danno FdI come il primo partito di centrodestra. L’accusa mossa agli ex alleati di Lega e Forza Italia è che, «davanti alla necessità di decidere con chi stare, hanno scelto il governo», sintetizza un senatore vicino a Meloni. Per questo la coalizione è da rifondare su equilibri nuovi, «sempre che ci sia margine per farlo». E questo margine è condizionato anche dalla legge elettorale, come la leader sa bene.

A seconda di come cambierà – cosa che verrà decisa di fatto dalla maggioranza di governo, se troverà un accordo – FdI dovrà muoversi di conseguenza. Con una fortuna, però: Meloni è culturalmente orientata a difendere il sistema maggioritario ed è portata a farlo anche per utilizzare l’argomento del cosiddetto “inciucio” della maggioranza. Tuttavia, se si approvasse una legge proporzionale, proprio FdI potrebbe trarne grande vantaggio.

Così capitalizzerebbe due volte: ostentando coerenza nel chiedere il maggioritario, incassando tatticamente i vantaggi di una legge osteggiata. Secondo una proiezione di YouTrend per Sky, infatti, una legge puramente proporzionale porterebbe alla vittoria netta di FdI, Lega e Forza Italia, che a quel punto potrebbero allearsi in parlamento.

Unico rischio: che FI si stacchi per confluire in un listone di centro, spostando così l’ago della bilancia. Di qui l’impasse, ma anche la ritrovata fiducia degli azzurri nel loro futuro politico, anche temporaneamente autonomo.

 

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