I post-figli della Lupa si stanno stancando della Pitonessa. C’è un dualismo che agita i Fratelli d’Italia in Lombardia. Partito spaccato tra Daniela Garnero Santanchè, ministra indagata e coordinatrice piovuta dall’alto che oggi porta solo problemi alla leader; e la base non sempre d’accordo con Giorgia Meloni, ma pronta a rispettare le gerarchie. Santanchè sarà appoggiata dalla maggioranza in parlamento quando sarà posta ai voti la mozione di sfiducia, ma sotto il Duomo il clima è un altro. «Mi ricandido per le europee, come è giusto che sia», ha detto Carlo Fidanza ai suoi.

La sua carriera politica nel 2021 sembrava finita, ma è stata richiesta l’archiviazione nell’inchiesta “Lobby nera” e ha patteggiato una pena di un anno e 4 mesi per una vicenda di presunta corruzione («una scelta processuale che non implica assunzione di responsabilità penale»). Così il capo delegazione all’Europarlamento è di nuovo pronto a dare battaglia.

È il segnale che la corrente lombarda con radici nel Msi aspettava. Ha rialzato la testa. A Domani risulta che qualcuno cominci a ipotizzare una guida in regione alternativa a quello della ministra del Turismo.

“La Santa” traballa, dicono i maligni dentro FdI, perché alle europee si contano le preferenze e su questo fronte la socia di Flavio Briatore ha meno peso di quanto si possa immaginare. Qualcuno sussurra che la cassaforte di voti della sua corrente, Mario Mantovani, comincia a raffreddarsi nei suoi confronti, anche se per ora lui smentisce: «Il partito mi ha promesso la candidatura, deciderà Giorgia Meloni».

Hanno visto lei che appoggia lui

La storia di un’attrazione fatale parte nel 2017. La “Santa” lascia Forza Italia e decide di puntare su Meloni. La leader ricambia, la nomina coordinatrice regionale l’anno dopo. All’inizio Ignazio La Russa, volto storico della destra, è titubante, ma Santanchè sfodera il suo asso nella manica: Mantovani. Ex vicepresidente della regione, nel tempo è stato imputato per corruzione, concussione, turbativa d'asta e reati fiscali.

È stato assolto da tutte le accuse, l’ultimo proscioglimento è del 2022. Non è un semplice politico. Sottosegretario alle infrastrutture nel quarto governo Berlusconi, ex senatore e sindaco di Arconate, non solo era in stretti rapporti con il Cavaliere, ma vanta una conoscenza diretta anche di mamma Rosa: «È stato un grande onore».

Santanchè lo ha sempre difeso, «nel 2018 sono stato chiamato da lei e La Russa, mi hanno detto che in Lombardia si doveva superare il 4 per cento», racconta, e adesso aggiunge «beh, posso dire che siamo cresciuti ancora di più». Con una base elettorale solida. Ha esteso il suo raggio d’azione alla figlia Lucrezia, in parlamento da due legislature.

I Fratelli d’Italia hanno dovuto digerirlo, organizzano “il sabato militante” e seguono le mosse di una coordinatrice che «viene agli eventi in regione, ma nel fine settimana va al Twiga».

Nelle loro battute compare spesso un riferimento malizioso allo stabilimento di Forte dei Marmi, anche adesso che la questione è delicata, con le indagini aperte sugli affari di Visibilia e Ki Group, soccorse dai profitti del lido.

Alle politiche del 2018 Santanchè è stata eletta in Senato nel collegio di Cremona, di quelli definiti blindatissimi, ma alle europee 2019 nella circoscrizione nord-occidentale, s’è fermata in quinta posizione, con 7.878 voti: fuori. 

In principio non era una questione di voti. Meloni giocava ancora da underdog, l’aveva arruolata per accostarsi al mondo imprenditoriale del nord. Con qualche risultato.

L’esempio è Renato Ancorotti, oggi senatore, fondatore di Ancorotti Cosmetics, azienda leader nella produzione di mascara. Meloni non salta un Cosmoprof, la convention del make up, dove anche da premier è andata a marzo, disse per «darsi una sistemata».

Sempre “la Santa” le ha presentato Fabio Pietrella, già presidente di Confartigianato Moda. Originario della Sardegna, impegnato a Parma, nel 2022 eletto in Lombardia. È l’imprenditore che ha messo Meloni in copia in una mail a Domenico Arcuri per la fornitura di mascherine, notizia riferita da questo giornale, per cui la premier ha deciso di querelare.

Nel suo ultimo libro, il faccendiere Luigi Bisignani ha raccontato che sempre Santanchè ha presentato a Meloni il sociologo Francesco Alberoni, candidato alle europee senza essere eletto. Altri dicono che sarebbe invece stato Ignazio La Russa.

Certo è che quattro anni dopo, come rivelato da Domani, i rispettivi compagni hanno acquistato la villa del sociologo, per rivenderla in meno di 24 ore all’imprenditore Andrea Rapisarda con una plusvalenza milionaria. Il caso ha avviato un altro filone di indagine della procura.

La Russa e famiglia

Alle ultime regionali, FdI si è scoperto prima forza in consiglio con il 25,2 percento dei voti. Quasi 10 più della Lega, che esprime il presidente. Ora in giunta il clima è tesissimo. Santanchè avrebbe dovuto garantire il dialogo con gli alleati, ma il 19 giugno il gruppo ha disertato la riunione per dissidi sui fondi della metro.

Era la sera di “Open to fallimento”, la puntata di Report che ha unito i puntini sugli affari della ministra. Anche sul Pnrr le cose vanno male. Il 14 luglio la Corte dei conti ha certificato che sui capitoli di spesa relativi alla sanità le cose procedono a rilento. Secondo Pierfrancesco Majorino, capogruppo Pd in regione, siamo davanti «non a un caso Santanchè, ma Santanchè-La Russa, un blocco litigioso che è parte dell’immobilismo di Fratelli d’Italia».

Il rapporto tra i due è cresciuto nel tempo, come dimostrano l’affare della villa, le due diffide presentate da La Russa a nome di Visibilia e del fondo Negma. La stampa locale chiama i La Russa “i Maldini della politica”. Loro, da interisti, non apprezzano.

Il presidente del Senato fa sempre parte dei tavoli di coalizione. Che lui sia coinvolto se qualcuno cerca un posto, raccontano, è inevitabile. La famiglia è piazzata benissimo. Il fratello Romano è assessore alla Sicurezza in regione.

Marco Osnato, genero di Romano, è presidente della commissione finanze alla Camera, trait d’union con uno dei soci soccorritori di Visibilia, Alberto Campagnoli, candidato FdI nel 2015. Infine Lorenzo Cochis, eletto nel 2021 al primo municipio di Milano, su Facebook esibisce foto con la ministra.

Il sospetto è che la famiglia abbia ormai più influenza a Roma che in regione. Alle scorse elezioni lombarde, Romano ha saltato un giro, passando direttamente in giunta. Lorenzo è stato il primo degli eletti, ma con soli 241 voti. Così, alla vigilia delle europee, il potere Santanchè pare più fragile e quello dei La Russa si sgretola.

Il dopo

I nomi che circolano per le Europee 2024 confermano il quadro. Oltre a Fidanza, tornerà Pietro Fiocchi, esponente della dinastia che da oltre un secolo e mezzo produce munizioni per fucili.

La sua candidatura nella passata legislatura era stata presentata a Montecitorio da Francesco Lollobrigida, Fidanza e Guido Crosetto. In Piemonte si pensa a Gaetano Nastri, novarese, area Crosetto pure lui. FdI sta cercando qualcuno in Liguria, dove l’onda, così la chiamano, può portare a un successo inatteso.

In quota Santanchè ci sarebbe sempre Mantovani, ma in fondo fa quota a sé. «Io mi sento parte del partito – dice – come tutti gli iscritti, ho appena rinnovato la tessera». Al ministro della Giustizia Nordio ha chiesto di scrivergli la prefazione all’ultimo libro. Appuntamenti con Santanchè, fino alla settimana scorsa non ce n’erano. Majorino conferma quello che da FdI riferiscono solo a microfoni spenti: «È un momento di alta conflittualità. Ma anche se si odiano, fanno patti di puro potere». 

In un partito che tiene alla disciplina, tutto ora è nelle mani di Meloni, alle prese col nuovo organigramma nazionale: «La domanda che si fanno tutti, anche dentro FdI, è fino che punto la coprirà Meloni – rivela Majorino – ora che il duo La Russa-Santanchè sta appannando molto l’immagine del partito». Per sabato è in preparazione una campagna per la riforma della giustizia. «Chissà se Santanchè sarà a Milano o a Forte dei Marmi», mormora l’altra porzione di partito. 

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