Il centrodestra in Lombardia è sempre più diviso tra i sostenitori della ricandidatura del presidente leghista uscente, Attilio Fontana, e gli altri alleati della coalizione, che sostengono l’assessora al Welfare Letizia Moratti. «Per ora sono il candidato: i partiti di centrodestra, singolarmente presi, mi hanno confermato questa cosa», ha detto oggi Fontana, per poi aggiungere: «Personalmente, credo proprio di essere il candidato». 

I malumori in Forza Italia e il desiderio di lanciare Moratti alla presidenza della regione più popolosa del paese rimangono, ma le quotazioni di Fontana sono in salita dopo che ieri all’assessora è arrivato un chiaro ridimensionamento da parte Fratelli d’Italia, la forza più importante della coalizione. «Se fossi in Moratti non mi agiterei», ha detto la coordinatrice regionale di FdI Daniela Santanché, parole sottoscritte anche da Ignazio La Russa, importante dirigente del partito.

Moratti però non è rassegnata alla sconfitta. Qualche giorno fa, intervistata da Marco Damilano, l’assessora aveva lanciato l’attacco più pesante: «Sono stata chiamata dal presidente Fontana in un momento difficile e ho accettato per responsabilità e amore per la mia regione, con l’impegno parallelo di un passaggio di testimone a fine legislatura». Ieri Moratti aveva annullato una conferenza stampa che avrebbe dovuto tenere insieme a Fontana e ha raggiunto il luogo dell’evento solo mezz’ora dopo che il presidente se n’era andato.

Oggi Fontana ha risposto di nuovo alla teoria del passaggio di testimone di Moratti: «Ho già detto che non è che possa decidere di passare questa carica, non è una carica che io posso trasferire».

Il caso La Russa

Le divisioni tra i due e i loro sostenitori restano profonde, ma il centrodestra riesce ancora a trovare l’unità in alcune occasioni. Ad esempio, oggi si è riunito in consiglio regionale per bocciare la mozione di censura nei confronti dell’assessore Romano La Russa, fratello di Ignazio, sorpreso lo scorso settembre a fare il saluto romano ad una commemorazione di partito. La mozione di censura, presentata dal gruppo del Pd, è stata bocciata con 46 voti contrari e 24 favorevoli.

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