Un’onda nera per dimenticare la marea fucsia. Anzi, per dire meglio, sono tutte le sfumature del nero quelle che Matteo Salvini chiama a raccolta a Firenze domenica 3 dicembre, ed è l’immagine plastica di due Italie. Quella di Salvini e Giorgia Meloni, e quella dei cortei contro la violenza sulle donne che hanno invaso le città d’Italia lo scorso 25 novembre. Il vicepremier però non si pesa in piazza: l’adunata si svolgerà alla Fortezza da Basso. E alla fine darà fastidio non agli avversari dell’opposizione, che si preparano alla contraerea, quanto e soprattutto agli alleati della maggioranza, i veri bersagli dell’appuntamento.

Per due ragioni, una internazionale e una tutta fiorentina. La prima: formalmente all’ordine del giorno – ancora misterioso anche per i parlamentari leghisti, mobilitati solo per cammellare truppe – c’è un aggiornamento della “carta dei valori” di Identità e democrazia. Ma nei fatti l’occasione è il lancio della campagna per le europee del gruppo europeo che raccoglie l’estrema destra nazionalista e che punta ad asfaltare l’Ecr, i Riformisti e conservatori di Meloni (dalla Lega negano, «la campagna è iniziata a settembre a Pontida»).

La ragione tutta fiorentina è, anche in questo caso, una sfida a FdI. Salvini ha scelto il capoluogo toscano per marcare il territorio in vista delle comunali. Il consenso raccolto dalla Lega nel 2019 è in picchiata. Dei sei consiglieri conquistati allora, oggi ne sono rimasti tre.

E proprio martedì FdI ha annunciato in pompa magna la acquisita cittadinanza italiana del direttore degli Uffizi, il tedesco Eike Schmidt, e alla Lega l’dea non va giù e da giorni ha tappezzato la città con i manifesti della rediviva Susanna Ceccardi, già sconfitta alle regionali nel 2020.

Il cantiere nero

Alla “cosa nera”, annunciata da Salvini martedì nella sede della stampa estera di Roma, la grande amica Marine Le Pen, leader del Rassemblement national francese, sarà presente solo in collegamento. Stavolta lo special guest sarà l’olandese trionfante, e futuro premier, Geert Wilders, del Partito per la libertà. Accanto a lui, sul palco, sfilerà la peggio gioventù antieuropeista: il portoghese André Ventura, il bulgaro Kostadin Kostadino (Revival), il monarchico polacco Roman Fritz (Kkp), il rumeno George Simion (Aur), il numero due del danese Partito del popolo, Majbritt Birkholm, il leader dell’estone Ekre, Martin Helme, il ceco Tomio Okamur (Spd), il belga Gerolf Annemans (Vb), l’austriaco Harald Vilimsky (Fpö) e il co-leader della tedesca AfD, Tino Chrupalla.

Pazienza se Wilders è tra quelli che «all’Italia neanche un euro», come gli altri del resto. «Altri hanno fatto dichiarazioni anche peggiori», replica il vicepremier ai cronisti, «io difendo l’interesse italiano. Lui ha difeso l’interesse nazionale olandese, come fa Orbán». La citazione è velenosa: il leader ungherese è amico della premier. E pazienza anche se la compagnia è il gotha dell’antieuropeismo (qualcuno è apertamente per l’uscita dall’Ue): per la Lega, giura Salvini, Italexit «non è un’opzione». Non più, sarebbe meglio dire.

Tutta questa destra radicale che scorrazza sarà una sfida aperta a Meloni. Ed è questo il vero piattino avvelenato del raduno. «Alle elezioni europee il gruppo Id sarà più forte», prevede Salvini. «L’obiettivo è essere determinanti» negli equilibri europei dopo il voto del 9 giugno, «superando veti incomprensibili» che arrivano da Meloni e Antonio Tajani nei confronti di Le Pen. Una volta che si saranno pesate le famiglie di Bruxelles, l’obiettivo è «riunire tutto il centrodestra europeo, oggi diviso in tre», «dispiacerebbe se qualcuno preferisse la sinistra» dice ancora il vicepremier: ed è un’altra allusione velenosa a Meloni che invece si accredita come alleata dei popolari europei.

La risposta della città

Per domenica la Firenze democratica si prepara a rispondere al raduno fascioleghista. «Siamo democratici, non ostacoliamo né chiediamo l’impedimento di iniziative politiche dove, legittimamente, si esprimono opinioni», chiarisce il sindaco Dario Nardella, «ma Firenze è una città europeista, non dell’onda nera che questo gruppo di leader politici vogliono portare».

Ma un’iniziativa unitaria fin qui non è arrivata. Per il giorno prima Nardella, futuro candidato alle europee del Pd, ha fissato un appuntamento a palazzo Vecchio. Lo organizza Laura Sparavigna, consigliera comunale e delegata alle politiche europee: «Sarà un incontro fra il sindaco e le rappresentanze dei movimenti giovanili, europeisti e quelli per i diritti sociali e civili, sui mille motivi per amare l’Europa».

La domenica, invece, in contemporanea con la kermesse nera, ci saranno probabilmente due appuntamenti. La Rete democratica fiorentina (a cui partecipano Arci, Anpi e Cgil hanno deciso alcune iniziative per domenica mattina «per rappresentare i valori antifascisti che muovono da sempre la nostra città». Appuntamenti in punti simbolo, e alle 11,30 dal piazzale Michelangelo sarà esposto un grande striscione per ricordare che «Firenze è antifascista, antirazzista, per i diritti e la tolleranza».

Nel pomeriggio invece Firenze antifascista ha già da giorni convocato un corteo (partenza alle 15 da Porta al Prato). Piazze diverse, spiega Dmitrij Palagi, consigliere di Sinistra progetto comune, «ma non in contrapposizione. Saranno una risposta articolata e plurale della città contro il laboratorio dell’estrema destra europea».

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