Per ora è l’unico candidato del centrosinistra alle regionali che è riuscito a comporre il cosiddetto “campo largo”. Luciano D’Amico, ex rettore dell’università di Teramo, è pronto a sfidare il “laboratorio politico” di Giorgia Meloni in Abruzzo: «Qui per anni si è pensato più a sostenere le scelte di Meloni e del suo governo che quelle utili all’Abruzzo. Forse perché è la prima regione a guida Fratelli d'Italia, il sindaco del capoluogo L’Aquila è di FdI, e Meloni è stata eletta in questo collegio. Ma l’errore di mettere le logiche di partito prima ha causato fin troppi danni. Penso che possiamo sconfiggerli, perché il nostro progetto è migliore e rimette al centro l’Abruzzo».

E per «nostro» intende Pd, M5s, Azione, Sinistra italiana, Verdi e quelli che lui chiama “i riformisti” (+Europa e Italia viva). L’incontro con i leader ancora non c’è stato «ma stiamo organizzando perché vengano tutti». A turno. La prima sarà la segretaria del Pd Elly Schlein, che oggi farà con lui un giro nella Marsica.

«Non voglio prendermi tutti i meriti – dice D’Amico – , le forze politiche e civiche hanno condiviso un piano programmatico prima, poi hanno trovato convergenza sul mio nome». Non ha tessera di partito, ma nel 2014 è stato scelto dall’ex presidente della regione Luciano D’Alfonso come presidente dell’azienda regionale dei trasporti Arpa. Dopo averla risanata è finito a processo: presunta incompatibilità per i suoi due ruoli, rettore e presidente del cda. Nel 2022 è stato assolto in via definitiva: «Da indagato avevo deciso di fare un passo indietro, con estrema serenità, poi la vicenda si è conclusa nel migliore dei modi. Sono molto contento di aver avuto un controllo così attento, ben vengano le indagini: è il modo migliore, come accaduto in questo caso, di dimostrare la totale legittimità di azioni e ruoli».

Cosa ne pensa delle accuse dell'ex presidente sardo Renato Soru? Alla fine si decide tutto a Roma?

La nostra esperienza è l’intesa di forze regionali, a cui si sono aggiunte un’ampia consultazione con associazioni di categoria e di cittadini e una raccolta di idee online. Vuole esprimere l’Abruzzo, mentre adesso abbiamo un presidente uscente che è frutto di un accordo tra le segreterie nazionali. L’allora senatore Marsilio qui non aveva mai svolto alcuna attività politica. La mia coalizione si è comportata in maniera differente. Sulla Sardegna non saprei dire. Ogni regione ha i suoi problemi da affrontare con specifiche soluzioni.

Eppure Marsilio non si può dire un problema per i suoi, prima ha vinto lui e poi Meloni. Secondo un sondaggio commissionato dal Pd, è più noto di lei. Sarà ricandidato.

L’Abruzzo ha un significato che va oltre le regionali per Meloni, e aggiungo di più, è sempre stato un apripista delle tendenze nazionali. Proprio per questo auspico un’affermazione del centrosinistra. I sondaggi rappresentano dati campione: il presidente uscente è conosciuto dal 95 per cento degli abruzzesi e non potrebbe essere altrimenti, visto che viene da cinque anni di amministrazione caratterizzata da un’intensa attività di propaganda e comunicazione. Ma c’è l’altro dato: la metà degli abruzzesi che lo conosce comunque non ha fiducia in lui. Un sondaggio di più di un mese fa ci dava al 49,2 per cento: saremmo testa a testa, ma parliamo sempre di intenzioni, a me piace ragionare sui fatti.

Concretamente cosa ha sbagliato Marsilio?

Ritengo che il grande fallimento sia sulla gestione della sanità. La regione era uscita dal commissariamento, ma con la nuova giunta sono peggiorate le condizioni: le prestazioni ospedaliere, che nel 2019 erano 158mila, sono diminuite di 25.000 unità nel 2022. E poi le infrastrutture: il Pnrr doveva finanziare la ferrovia Pescara-Roma, ma è stata cancellata.

Ma su questo il responsabile principale è il ministro dei Trasporti Matteo Salvini.

Questo è vero, ma un presidente della regione deve far sentire la sua voce, in Sicilia Renato Schifani lo ha fatto, Marsilio no. Io sono pronto a parlarne con Salvini, anche a incatenarmi al ministero se servisse (ride, ndr). È strategica per la regione. Allo stesso modo bisogna occuparsi della linea adriatica. Marsilio è bocciato senza appello anche sui fondi europei e sull’autonomia differenziata: ha detto sì nonostante sia un piano penalizzante per la nostra regione. Prevale costantemente l’appartenenza alla coalizione di governo nazionale rispetto agli interessi dell’Abruzzo.

Nel suo programma sta facendo discutere la promessa di trasporto pubblico gratuito per tutti. È economicamente sostenibile?

Non è una boutade elettorale: abbiamo verificato il costo. Il ricavo di tutti i biglietti di autobus, urbani, extraurbani, e treni regionali, ammonta a circa 29 milioni di euro su un bilancio di 4,8 miliardi. Intendiamo rivedere spese da altri capitoli, senza contare che taglieremmo i costi dei controlli e otterremmo un grande beneficio ambientale e sociale. Il personale di verifica verrebbe impiegato per nuove corse visto che auspichiamo un aumento dei mezzi, quindi sarà riassorbita parte della spesa. È una proposta in cui credo, la collego anche al diritto allo studio: non possiamo garantirlo al meglio se non è accessibile la spesa per i trasporti.

Sul tema lei è particolarmente attento anche perché è stato presidente Arpa.

Nel 2014 la regione Abruzzo era la proprietaria di tre distinte società di trasporto. Arpa era in una situazione che direi post fallimentare, ma c’erano da garantire 1.600 posti di lavoro. Mi ero occupato di tpl come argomento di ricerca, il presidente Luciano D’Alfonso mi chiese di provare: riuscimmo nel salvataggio lavorando con i sindacati e portammo a termine un’operazione di fusione nella società attuale, Trasporto unico abruzzese.

Il senatore ha sponsorizzato la sua candidatura?

Credo che abbia avuto voce in capitolo, la coalizione è amplissima e ne fa parte D’Alfonso che è persona di assoluto rilievo, immagino ci sia stato un endorsement da parte sua.

Il suo nome è in quota Pd?

No, ho riscontrato lo stesso appoggio forte e convinto da parte di tutte le forze che compongono la coalizione. Sono già in programma altri interventi di leader nazionali sul territorio abruzzese. Io vedo due motivi per riproporre il campo largo: è necessario dare un’alternativa a questa destra con progetti migliori e, cosa che può accadere solo mettendosi insieme, dobbiamo convincere gli elettori. Abbiamo ancora questo vento di destra, che alimenta le paure a discapito della fiducia. L’invito che lancio ai laboratori del campo largo è di dialogare sui temi: a volte un passo indietro certo e immediato può portare a un beneficio maggiore in futuro.

Riuscirà a mettere insieme i leader per la chiusura della campagna elettorale?

Spero di sì, o che vengano sullo stesso palco per festeggiare la vittoria.

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