La formula per la pensione anticipata delle lavoratrici, la cosiddetta Opzione donna, è la cartina di tornasole di questa legge di bilancio. Questo governo l’ha modificata con un solo obiettivo: quello di diminuire la platea di donne che avrebbero potuto accedere all’anticipo pensionistico, per spendere meno.

È successo con molti interventi di questa legge di bilancio, ma le modifiche ad Opzione Donna sono arbitrarie al punto da rivelare chiaramente lo schema. Se prima le lavoratrici dipendenti potevano andare in pensione a 58 anni e quelle autonome a 59, ora la soglia è di 60 anni, e solo le lavoratrici a cui è riconosciuta un’invalidità al 74 per cento o più, per le donne che sono state licenziate o sono dipendenti di un’azienda coinvolta in un tavolo di crisi o per chi assiste un parente di primo grado con handicap. A questi criteri si aggiunge come discriminante il numero di figli: a ogni figlio si può ottenere uno sconto di un anno per andare in pensione. 

Pensioni a pezzi

La norma rischia direttamente l’incostituzionalità. Ed è stata per questo, ogni giorno dell’ultimo mese, sul punto di essere cambiata, ma dopo 30 giorni dall’approvazione della legge in consiglio dei ministri alla fine è una delle poche norme che non è stata toccata. Anche perché sulle pensioni c’erano altri scalpi da distribuire.

La Lega ha ottenuto subito quota 103, cioè la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi e 62 anni di età, Forza Italia l’aumento delle pensioni minime solo per un anno e solo per gli ultra75enni.

All’ultimo il governo ha deciso di rimodulare l’indicizzazione delle pensioni, cioè l’adeguamento degli assegni al costo della vita, per evitare una eccessiva penalizzazione di chi riceve una pensione pari a 4 volte il minimo cioè 2mila euro: ora saranno indicizzate all’inflazione per l’85 per cento.

Questo ha significato una diminuzione dell’indicizzazione degli assegni maggiori: il terzo polo già parla di penalizzazione dei ceti medi. In tutto questo la faccenda di Opzione Donna è stata accantonata. L’altro ieri nel caos che ha investito la maggioranza, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, ha detto solo che la misura è onerosa, ma che il governo era aperto a eventuali modifiche, come dire rinunciate al resto. E nessuno ha rinunciato.

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