La limitazione della platea elettorale agli iscritti al Movimento 5 stelle da almeno sei mesi era prevista da un regolamento approvato dal M5S nel 2018. Vito Crimi, ex capo politico del Movimento, non l'aveva detto a Giuseppe Conte.

In un’intervista a Repubblica, l’ex reggente chiarisce i fatti dopo che nella giornata di sabato è stato consegnato in tribunale l’istanza di revoca della sospensione di tutti i vertici di partito comminata lunedì scorso. 

La mail

In giornata è stato anche diffuso lo scambio di mail in cui Crimi, all’epoca capo del Comitato di garanzia, comunicava a Luigi Di Maio, allora capo politico, il benestare alla creazione di quella regola. «Si è scatenata una caccia alle streghe su questo documento, mi pare tanto rumore per nulla» ha spiegato Crimi in un'intervista al quotidiano.

Nella strategia processuale, sarà cruciale dimostrare che il presidente del Movimento Conte non fosse a conoscenza della norma per cui era stata esclusa una parte degli iscritti, motivo per cui il tribunale aveva deciso la sospensiva in primo luogo. 

Le parole di Crimi

«Era una prassi talmente consolidata, che lo davamo tutti un po’ per scontato. Mi sono dimenticato di farlo presente a Giuseppe, mi sembrava superfluo» ha detto. «Infatti sono rimasto basito quando ho visto l’ordinanza. A quel punto ho detto a Giuseppe: ora mi metto a cercarlo» e l’ex reggente si è messo al lavoro.

«Ho fatto il ripristino del backup, ho dovuto richiamare il mio ex segretario che lavorava con me quando ero sottosegretario all’Editoria, all’epoca dei fatti. Mi sono messo a spulciare migliaia di mail. L’indirizzo del comitato di garanzia era aperto a tutti gli iscritti, ogni giorno arrivavano lettere di ogni tipo, i reclami... Non mi ricordavo nemmeno se il regolamento fosse del 2018 o del 2019. Ho riscoperto alcuni regolamenti di cui nemmeno ricordavo l’esistenza», ha raccontato Crimi.

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