Continua la crociata del M5s contro le parole di Mario Draghi: ieri in conferenza stampa il presidente del Consiglio ha denunciato 2,3 miliardi di euro di frodi provocati dai diversi bonus casa in vigore, tra cui il superbonus, misura di bandiera dei Cinque stelle. 

«Non possiamo accettare speculazioni, strumentalizzazioni e scorrette attribuzioni di responsabilità. Legare i 2,3 miliardi di euro di crediti fiscali sequestrati per frode al solo Superbonus 110 per cento è semplicemente una mistificazione» scrive in una nota in mattinata il vicepresidente sospeso Mario Turco: una linea su cui ieri avevano già insistito anche l’ex sottosegretario Riccardo Fraccaro e il capodelegazione al governo Stefano Patuanelli.

Oggi il ministro suggerisce anche di passare finalmente oltre gli scontri interni del Movimento: «Credo che noi dobbiamo parlare al paese, non guardarci troppo l’ombelico, pensare a statuti o a temi che riguardano più le dinamiche interne dei movimenti politici». Una soluzione temporanea, che ha permesso ai vertici del Movimento di guadagnare tempo. Ma non è detto che alla fine il tribunale di Napoli decida di dare seguito all’istanza di revoca della sospensione richiesta dagli avvocati di Conte. 

Guerra di mail

«Proverbio del giorno. "Due mail non fanno un regolamento"» scrive a questo proposito sul proprio profilo Facebook Lorenzo Borrè, l’avvocato dei ricorsisti napoletani che hanno provocato la sospensione. Il riferimento è alle mail del 2018 in cui veniva ratificato il principio per cui sono esclusi dal voto gli iscritti al Movimento da meno di sei mesi.

La questione del regolamento non condiviso con gli altri vertici sta mettendo in difficoltà anche Luigi Di Maio, che all’epoca era capo politico e secondo i contiani non poteva non sapere della regola che oggi ha messo a rischio la validità dell’elezione di Conte.

Il ministro degli Esteri è sotto attacco anche da parte dell’ex deputato Alessandro Di Battista, che ieri in un’intervista ad Accordi e Disaccordi ha spiegato che Di Maio ora «è diventato un uomo di establishment, di potere. È cambiato, oggi è un uomo di sistema. Veniva considerato il “bibitaro” ora è Luigi il sommelier…»

Movimenti al centro

Ma mentre deve fare i conti con i sospetti dei suoi alleati, Di Maio raccoglie un plauso inaspettato da quello che si sta organizzando con l’ambizione di diventare il nuovo grande centro. Il leader di Cambiamo! e governatore della Liguria Giovanni Toti a Sabato Anch'io su Rai Radio1, ha detto infatti che con Matteo Renzi è in corso un dialogo perché «obiettivo comune è spostare al centro il baricentro della politica, dell'una e dell'altra coalizione».

Quanto a Luigi Di Maio, «in questo momento sta combattendo una cristallina battaglia nel suo Movimento, rappresenta una punta di ragionevolezza, di moderazione e di capacità politica rispetto al suo movimento. Di qui ad allearci, ne deve passare di acqua sotto i ponti. Non so cosa farà lui, non so neppure cosa farò io e quali compagni di strada troveremo: sicuramente è persona che ha avuto un'evoluzione positiva».

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