All’orizzonte si intravede il traguardo: l’approvazione della prima manovra del governo Meloni sembra in vista, dopo una tormentata gestazione in commissione Bilancio e nell’aula di Montecitorio, dove ieri sera il ministro per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani ha posto la questione di fiducia di fronte alla Camera. La speranza della maggioranza, ora, è quella di chiudere entro il 24 mattina. 

Le dichiarazioni di voto sulla fiducia inizieranno alle 19 e l’inizio della prima chiama è previsto per le 20.30. Al termine, è in programma l’esame “fiume” del provvedimento, che comprende, oltre al voto sul testo stesso e a quello sulle tabelle allegate, anche i pronunciamenti sugli ordini del giorno presentati dai partiti.

Gli ordini del giorno sono atti di indirizzo non vincolanti per il governo, strumenti utilizzati soprattutto dalle opposizioni per sottolineare una propria priorità che magari è stata respinta sotto forma di emendamento al testo di legge. 

L’accordo della capigruppo

Gli ordini del giorno presentati giovedì sera alle 22.30 erano all’incirca 223, ma la riunione dei capigruppo ha negoziato un accordo per cui la discussione dovrebbe chiudersi entro le 6 del 24 mattina. Dovranno essere conclusi a quell’ora anche discussione e voto degli ordini del giorno: la speranza dei tecnici della Camera è che i capigruppo sfoltiranno i testi proposti in modo da ridurre il tempo necessario per trattarli.

Ciascuno infatti va illustrato, discusso nelle dichiarazioni di voto di ogni partito e votato: nonostante i tempi contingentati, esaminarli tutti necessiterebbe di un tempo lunghissimo. 

Il ruolo della presidenza

Il contingentamento è però, almeno per il momento, l’unico strumento impiegato dalla presidenza per accelerare i tempi: in cambio dell’accordo delle opposizioni sulla chiusura entro le 6 di sabato mattina, il presidente non applicherà nessuno degli strumenti creativi che sono stati utilizzati nel corso degli anni, come la ghigliottina – che limita la discussione – o il “canguro” – che invece permette di votare in una sola volta gli emendamenti dal contenuto analogo.

La maggioranza spera di mettere un punto alla discussione della manovra a Montecitorio il prima possibile. Le ragioni sono due. Dopo la lunga trattazione in commissione, dove il testo è stato approvato di notte dopo sei giorni di discussione, numerosi rinvii del testo dall’aula in commissione per aggiustamenti dell’ultimo minuto e le 44 osservazioni della ragioneria dello stato, il centrodestra è arrivato con l’acqua alla gola per quanto riguarda l’approvazione alla Camera di un testo che va spedito il prima possibile al Senato per la seconda lettura.

A palazzo Madama la manovra va approvata praticamente a scatola chiusa perché il via libera arrivi in tempo per il 31 dicembre, in modo da evitare l’esercizio provvisorio, che comporta una serie di problemi pratici, come il pagamento degli stipendi della pubblica amministrazione.

Anche alla Camera, però, il lavoro non è ancora finito: è infatti atteso per il 27 l’approdo in aula per la discussione generale del decreto Rave, da convertire entro la scadenza del 30. Ecco la motivazione della trattazione fiume notturna imposta dalla maggioranza per la manovra: se dopo Natale il testo dovesse essere ancora a Montecitorio, addio conversione del provvedimento anti-feste.

© Riproduzione riservata