Il Consiglio dei ministri ha approvato la manovra economica a mezzanotte e mezza, dopo una discussione durata tre ore. Il governo ha stanziato 35 miliardi in più per il budget dell’anno prossimo, circa due terzi dei quali provengono dall’aumento del deficit che l’anno prossimo arriverà al 4,5 per cento del Pil. Il resto da tagli e da un aumento delle imposte, in particolare da quella sugli extra profitti delle aziende produttrici di energia, che passerà dal 25 al 35 per cento e sarà calcolata sui profitti, non sul fatturato.

Quota 103  e mini condoni

La manovra introduce la cosiddetta quota 103. Nel 2023 si potrà andare in pensione anticipata con 62 anni d’età e 41 di contributi. La manovra cancella anche le pendenze fiscale fino a mille euro accumulate fino al 2016.

Flat tax e taglio al Rdc

Nella manovra finisco due cavalli di battaglia del centrodestra, anche se entrambe moderate rispetto alle ambizioni iniziali. I lavoratori autonomi potranno usufruire l’aliquota al 15 per cento, erroneamente chiamata “flat tax”, fino a 85mila euro di fatturato l’anno, rispetto ai 65mila stabiliti dal primo governo Conte, ma meno dei 100mila euro stabiliti in campagna elettorale.

I cosiddetti occupabili, cioè coloro che sono in grado di lavorare, potranno usufruire del reddito di cittadinanza per un massimo di otto mesi, poi ne saranno privati, che abbiano trovato un lavoro o meno. Il reddito di cittadinanza sarà completamente abolito nell’ambito di una riforma complessiva entro il primo gennaio 2024, è scritto nella manovra.

Cuneo e condoni

La manovra destina 4,2 miliardi di euro al taglio del cuneo fiscale, che dovrebbe portare a un aumento in busta paga del 2 per cento per chi guadagna fino a 35mila euro e del 3 per cento per chi ne guadagna fino a 25mila.

Ponte sullo stretto

La manovra stabilisce anche la riattivazione della società Stretto di Messina spa, attualmente in liquidazione.

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