Non tutti hanno rispettato il diktat di presentare emendamenti alla Legge di Bilancio. Ci sarebbe un temerario di Fratelli d’Italia, il senatore Domenico Matera, che ha messo il proprio nome, seppure limitandosi a proporre dei cambiamenti minimali e senza aggravi di spesa. Nella bozza depositata a Palazzo Madama, spunta infatti il nome di Matera, come unico “dissidente” della maggioranza, precisamente del partito di Giorgia Meloni. Anche se a stretto giro Matera smentisce di essere un ribelle: «Nessun emendamento a titolo personale anche perché è mia convinzione che questa manovra sia perfetta così come è, e che eventuali miglioramenti potranno essere apportati grazie al contributo del governo stesso o dei relatori. Quindi sono sí firmati da me ma in qualità di presidente del Comitato per la legislazione».

Alla chetichella, insomma, è montato un altro caso, proprio mentre infuriavano le polemiche sulla Lega, che ne aveva presentati tre, scatenando le ire della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Il capogruppo leghista, Massimiliano Romeo, ha dovuto annunciare una frettolosa marcia indietro, sostenendo che fosse solo un malinteso.

Gli emendamenti di Matera

Secondo la bozza provvisoria, consultata da Domani, infatti, l’esponente di Fdi ha presentato - in solitaria (e non con gli altri componenti del comitato per la legislazione) - una trentina di proposte di modifiche all’intero testo, che comunque non hanno un impatto complessivo sulla manovra economica. Anzi. Già numericamente rappresentano una goccia nel mare di emendamenti preparati dalle opposizioni, che si contano a migliaia. Anche dal punto di vista dei contenuti, poi, sui tratta spesso di una correzione di forma, quella proposta da Matera. Come quando scrive che al posto di «fenomeno della diffusione di notizie false» bisogna usare la formula «fenomeno della diffusione di notizie false». Oppure sostiene che è necessario sostituire la dicitura «Per l'attuazione degli investimenti connessi al comma 2» con qualche novità, tipo: «Per l'attuazione degli investimenti connessi all'applicazione delle disposizioni di cui al comma 2».

I suoi emendamenti seguono tutti questa linea, insomma. Piccole modifiche, un'opera di manutenzione che ha un solo significato: dimostra, quasi in maniera provocatoria, che la legge di Bilancio può essere modificata senza per forza intaccare i saldi, come ripetuto in più occasioni dalla premier Meloni in sintonia con il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. La sensazione è quella di un segnale lanciato ai vertici partitici: i parlamentari possono sempre intervenire, in qualche modo. Una mossa che va contro anche a chi, come il capogruppo di Fdi alla Camera, Tommaso Foti, sosteneva: «Credo sia stata una dimostrazione di grande forza e compattezza da parte della maggioranza di non aver presentato emendamenti. Chi si illudeva che l’accordo non tenesse è stato deluso».

Chi il senatore Matera

Matera non è peraltro l’ultimo dei peones, di recente stato confermato presidente provinciale di Fratelli d’Italia a Benevento, provincia da cui proviene. La sua formazione politica, negli anni Novanta, era quella moderata della Democrazia cristiana.

Nei primi anni Duemila, poi, è diventato sindaco del suo paese, Bucciano, comune di 2mila abitanti nel beneventano. Ma la prima esperienza in parlamento, al Senato appunto, è arrivata solo con le elezioni del settembre 2022, diventando componente della commissione Politiche dell’Unione europea. Finora non si era fatto notare in maniera particolare nell’esordio a Palazzo Madama, restando sottotraccia come molti altri eletti nelle liste del partito di Meloni. La legge di Bilancio si è rivelata l’occasione giusta per lasciare il segno. Almeno dal punto di vista mediatico.
 

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