L’opinionista nominata dai presidenti delle Camere su suggerimento della ministra alla Famiglia, Eugenia Roccella, si è distinta negli anni per aver negato l’esistenza delle giovani persone trans. Contraria alla genitorialità delle persone Lgbt, ha attaccato i genitori dei bambini con varianza di genere e si è battuta contro il Ddl Zan. Sul suo curriculum non vi è traccia di esperienze nel campo dei minori: «Imbarazzante» commenta Antonio Marziale, Garante per l’Infanzia della Regione Calabria. E anche il Gruppo di lavoro per la Convenzione sui diritti dell'Infanzia e dell'adolescenza si dice preoccupato
«Ma chi è?», «Ma chi l’ha piazzata lì?», «Non riesco a capire cosa faccia nella vita». Bisogna leggere le chat di gruppo dei Garanti dell'infanzia e dell'adolescenza regionali per avere un'idea chiara del senso di smarrimento alla nomina di Marinella Giannina Terragni, nuova titolare dell’Autorità garante per l’Infanzia e l’adolescenza. Una notizia accolta con «imbarazzo» nel settore dei professionisti.
Nota nei circoli femministi semplicemente come Marina Terragni, firma de Il Foglio, ospite sui media di destra e di Atreju, la festa di Fratelli d’Italia. Sarà lei a subentrare alla magistrata Carla Garlatti, già presidente del Tribunale per i minorenni di Trieste. Prima di Garlatti il ruolo era ricoperto da un’altra giurista, esperta in adozioni internazionali, Filomena Albano. Terragni è stata nominata dai presidenti del Senato Ignazio La Russa e della Camera Lorenzo Fontana. Una nomina lampo rispetto ai precedenti (un anno per nominare Garlatti). Come sussurrano i meloniani approda su spinta di Eugenia Roccella, la ministra alla Famiglia e alle Pari Opportunità che della giornalista apprezza il pugno di ferro quando si tratta di questioni Lgbt.
«Opinionista e conduttrice radio e tv, formatrice sui temi della differenza femminile», si legge nel suo curriculum, «è stata tra le prime blogger italiane». Non c’è traccia di «specifiche e comprovate professionalità» nel campo dei minori come prevede l’articolo due della legge sui criteri e modalità di nomina del Garante.
Al Domani affida incredulità e sgomento anche Antonio Marziale, Garante per l’Infanzia e per l’adolescenza della Regione Calabria, già candidato al consiglio regionale con Fratelli d’Italia: «Mi sento in imbarazzo, ma forse chi l’ha nominata dovrebbe vergognarsi di più», dice il fondatore dell’Osservatorio sui diritti dei minori, forte di un’esperienza trentennale che ha consentito alla sua regione di ottenere l’unica terapia intensiva pediatrica esistente in Calabria: «Non fare la manifestazione di interesse non è stato onesto. Pescare così, a caso, non è stato rispettoso del lavoro di professionisti che da decenni lavorano nel settore. Senza manifestazione di interesse posso nominare anche mio cugino».
Della giornalista, Marziale non ha un’opinione precisa: «Non so chi sia. Ho visto dai suoi profili social che si occupa più di femminismo che di tutela dei minori. E dire che in 30 anni di esperienza qualche nome lo conosco. Penso a Ernesto Caffo che ha fondato il Telefono Azzurro. Penso anche a tanti altri colleghi che ricoprono la mia posizione in altre regioni. Se proprio dovevano pescare senza manifestazione di interesse avrebbero potuto prendere dai garanti regionali che maneggiano la materia». Sulle posizioni critiche espresse negli anni da Terragni resta scettico: «Una garante dovrebbe prodigarsi per far entrare l’educazione sessuale nelle scuole che è qualcosa di universale, non di genere. Ma qui si pensa di ostacolarla parlando di gender nel 2025. Ma che vuol dire?».
Marina Terragni, che è stata anche presidente del Gender equality advisory council del G7 nel 2024, anche qui fortemente voluta da Roccella, dovrà lavorare su raccolta dati, approfondimenti per la tutela e la promozione dei diritti delle persone di minore età. Una figura che basa la sua azione sullla moral suasion attraverso raccomandazioni, indicazioni, analisi. Dal suo ruolo spesso definito “sindacalista dei bambini”, Terragni potrà richiamare il parlamento su necessità legislative e produrre pareri e osservazioni sulle proposte di legge.
«Questo governo ci sta abituando al peggio ma ogni giorno ci rendiamo conto che al peggio non c’è mai fine», commenta Alessia Crocini, presidente di Famiglie Arcobaleno. «Terragni da anni mostra posizioni gender critical, trans escludenti, nega l’esistenza delle giovani persone trans, si batte per l’esclusione delle persone trans dallo sport, è contraria alla genitorialità delle persone Lgbt+, ha attaccato i genitori di giovani persone trans e il lavoro dell’ospedale Careggi, si è battuta contro il Ddl Zan (che alla luce delle continue aggressioni a sfondo omolesbobintrasfobico mostra tutta la sua urgenza) ed è una delle promotrici della legge Varchi contro la gestazione per altri. Attendiamo che i presidenti Fontana e La Russa ci spieghino a quale titolo si elegga una Garante per l'infanzia, che di titoli ed esperienze adatte al ruolo sembra non averne».
E non è soltanto l’organigramma dei garanti regionali e l’associazionismo Lgbt a restare attonito. Scetticismo sulla nomina anche nel Gruppo di lavoro per la Convenzione sui diritti dell'Infanzia e dell'adolescenza (Gruppo Crc), un network composto da 91 soggetti del Terzo settore che da tempo si occupano della promozione e tutela dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza. Già il 12 dicembre 2024, nella sala del Parlamentino, diverse associazioni avevano espresso preoccupazioni sul cambio di guardia dell’Autorità. Preoccupazioni che oggi diventano un fastidio dietro l'imbarazzo formale per l’ennesima poltrona assegnata a fedelissimi del governo sprovvisti di competenza specifica per svolgere il compito assegnato.
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