Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella non lascia dubbi sulla posizione dell’Italia nel conflitto tra Russia e Ucraina.

«Di fronte a un'Europa sconvolta dalla guerra nessun equivoco, nessuna incertezza è possibile» ha detto il capo dello Stato intervenendo al Consiglio d’Europa, anticipando che l’Italia è pronta a nuove sanzioni «senza esitazioni». Una presa di posizione forte in un contesto in cui lentamente l’Unione europea sta arrivando a valutare un embargo del petrolio russo e resta sul tavolo, per quanto lontana, l’opzione di un embargo del gas. 

Mattarella interviene con decisione anche sull’attribuzione della responsabilità del conflitto. «La Federazione russa, con l'atroce invasione dell'Ucraina, ha scelto di collocarsi fuori dalle regole a cui aveva liberamente aderito, contribuendo ad applicarle» ha detto ancora Mattarella. «La responsabilità della sanzione adottata ricade interamente sul Governo della Federazione Russa. Desidero aggiungere: non sul popolo russo».

Il sostegno all’Ucraina

Di conseguenza, nessuna esitazione deve esserci per il presidente della Repubblica anche nel sostegno dell’Ucraina. «È importante impegnarsi per la pace in questo momento, è importante sostenere gli amici ucraini sotto il profilo umanitario, politicamente e nella resistenza per la loro libertà»

 Un’indicazione netta sui nuovi distinguo che sembrano aprirsi nella maggioranza a proposito della seconda consegna di armi da parte del governo italiano a Kiev: il Movimento 5 stelle ha già fatto sapere per bocca del suo presidente Giuseppe Conte che non approverà una spedizione che includa armi «non difensive». 

Conte sostiene la linea del ritorno alla discussione diplomatica. Un’opzione che il capo dello Stato tiene nel ventaglio delle possibilità, pur non riponendovi grandissime speranze: ogni forma di negoziato «va sostenuta e incoraggiata, anche se non c'è motivo di grande ottimismo, nel rispetto della sovranità, dell'indipendenza e dell'integrità dell'Ucraina».

La comunità internazionale

Per Mattarella, l’unica via d’uscita dal conflitto è un accordo ampio. «La sicurezza, la pace - è la grande lezione emersa dal secondo dopoguerra - non può essere affidata a rapporti bilaterali - Mosca versus Kiiv -. Tanto più se questo avviene tra diseguali, tra stati grandi e stati più piccoli. Garantire la sicurezza e la pace è responsabilità dell'intera comunità internazionale. Questa, tutta intera, può e deve essere la garante di una nuova pace». 

Una prova che la comunità internazionale ha superato in altre occasioni, come la Seconda guerra mondiale: «L'obiettivo hitleriano che condusse alla Seconda guerra mondiale era quello di fare della Germania la potenza prevalente con un ruolo dominante su altri popoli e altri Paesi. Fu un disegno che coinvolse regimi di numerose altre nazioni - il Regno d'Italia fra queste - e che fu battuto dalla coscienza civile internazionale».

Una trattativa da gestire anche attraverso gli organismi internazionali, anche se la Russia è ormai fuori dal Consiglio d’Europa. «Come ha sottolineato il presidente della Repubblica Italiana, Sandro Pertini - intervenendo dinanzi a questa assemblea giusto 39 anni fa, il 27 aprile 1983 - occorre talora saper esercitare il "coraggio della rinuncia", quando la separazione di un Paese membro dal Consiglio d'Europa appare necessaria per non tradire l'ispirazione che ha dato vita a questa istituzione» ha detto il capo dello Stato, rievocando i periodi in cui alcuni paesi, come la Grecia dei colonnelli, non fecero temporaneamente parte dell’assise. 

«Per stare insieme occorre rispettare le regole che ci si e' dati. Si giustifica per questa ragione la parentesi della Grecia dopo il colpo di stato militare. Decenni dopo, i popoli centro-europei, baltici e del Caucaso poterono scegliere, a loro volta, di aderire al Consiglio d'Europa e, con questa decisione, di schierarsi per la salvaguardia dei diritti umani, la vigenza dello Stato di diritto, lo sviluppo della democrazia».

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