«Verranno qui, massicciamente, ministri, io li chiamo i tutor del presidente Francesco Acquaroli. Hanno già cominciato. E verrà la premier. Debbono venire tutti perché si rendono conto che il governo regionale è debole». Matteo Ricci – Pd, già sindaco di Pesaro per due mandati, ex presidente di Ali, l’ex Lega delle autonomie, ora europarlamentare – sa che da candidato presidente delle Marche se la vedrà con Giorgia Meloni in persona. Che alle prossime regionali non si può permettere di perdere la prima regione che FdI ha conquistato. Lì lei si gioca la vera partita: in Toscana e Puglia per la destra partita non c’è, il Veneto è blindato a destra. In Campania basta uno straccio di accordo fra Pd e M5s e il 50 per cento dei voti sta già a sinistra. Per la premier sono le Marche a «fare il risultato». Qui la destra è avanti, sulla carta: governa il 65 per cento dei comuni e 5 capoluoghi su 6 (tranne Pesaro, la città di Ricci), e parte da un solido 48 per cento, mentre il centrosinistra, se mette insieme tutti, parte dal 47. Ricci da un mese batte il territorio palmo a palmo.

Pronto a scontrarsi con Meloni?

Le Marche sono il suo Ohio, ci dovremmo confrontare con lei in prima persona. Ma vedo che i marchigiani vogliono un cambiamento profondo e quindi questa calata da Roma finirà per essere un boomerang: si vota per il governo delle Marche, non per quello di Roma.

Le Marche sono il primo laboratorio regionale di FdI.

Hanno vantato la “filiera istituzionale”, cioè essere dello stesso partito, ma in realtà è stato vassallaggio, cioè hanno preso ordini da Roma. Il governo Meloni non ha portato un euro di investimento, al netto dei 400 milioni per l’alluvione. È un governo regionale che ha messo prima gli interessi di partito di quelli della nostra gente. La sanità è un esempio: c’è uno scontro duro fra il ministro Orazio Schillaci e le regioni. E Acquaroli è muto.

I presidenti uscenti sono forti.

I sondaggi dicono di no, e la percezione è quella di una presidenza senza leadership. FdI ne è consapevole, per questo proveranno a politicizzare il voto. Noi invece stiamo cercando di costruire un’alleanza del cambiamento molto ampia.

«Noi», a ora, che significa?

Il mio obiettivo è costruire un’alleanza con tutte le forze di opposizione, Pd, Avs, M5s e riformisti, quindi Iv, Azione, +Europa e socialisti, e tanto civismo, ché nelle Marche ce n’è tanto. Con alcune forze c’è già un’intesa. Con altre stiamo lavorando. Con i Cinque stelle nei prossimi giorni avremo un incontro al tavolo programmatico. C’è un ottimo dialogo, chiedono prima un accordo sul programma ed e giusto così. Io metto a disposizione la mia esperienza amministrativa e quella europea. E come in dieci anni sono riuscito a far diventare Pesaro una citta nazionale, l’obiettivo dei prossimi dieci, con la mia squadra, è dare alla regione un peso politico europeo.

Voi non siete alleati a livello nazionale, e su certi temi litigate.

A livello locale le alleanze si fanno sul futuro dei marchigiani. C’è un’enorme emergenza sanità, le liste d’attesa si allungano, ogni anno la Regione spende quasi 40 milioni di euro per pagare i marchigiani che vanno a curarsi fuori. Secondo i dati della Fondazione Gimbe un marchigiano su 10 ha smesso di curarsi perché non ha soldi per il privato. Serve lo sviluppo delle aree interne: vanno snellite le procedure per la ricostruzione, ma il tema è riportarci le persone. Ho fatto le prime proposte: un contributo a fondo perduto di 30mila euro per le coppie che decidono di comprarsi o affittare una casa, trasporto pubblico gratuito per gli studenti che passano ore nel pullman, asili nido gratuiti. E un contributo per i medici di base. Altrimenti rischiamo che nessuno andrà a vivere nei luoghi ricostruiti.

Resta che anche a livello locale mettere insieme M5s con i centristi non è semplice, non lo è stato in Liguria. Come farete?

Teniamo la palla sulle questioni che riguardano le Marche. E da parte di tutti vedo una consapevolezza del momento storico che viviamo. Faccio l’esempio del 25 aprile, della fornaia di Ascoli, Lorenza Roiati, che è stata intimidita per aver appeso uno striscione antifascista. Ha raccolto grande affetto e una manifestazione di solidarietà con migliaia di persone. Una reazione che dimostra qual è la posta in gioco. Al governo delle Marche non c’è un centrodestra liberale, c’è l’estrema destra. C’è bisogno di una risposta democratica e progressista.

La fornaia Roiati sarà candidata?

Non lo so, non ne abbiamo parlato. Certo con il suo gesto semplice ha risvegliato migliaia di coscienze. È valso più il suo striscione di centinaia di iniziative. Fra l’altro il sindaco di Ascoli non le ha espresso alcuna solidarietà, l’ha ignorata, e questo dice tutto della cultura della classe di governo di qui. C’è un mondo di piccoli imprenditori, artigiani e professionisti che si rendono conto che se le Marche vanno avanti così vanno verso il declino.

Azione sembrava buttarsi a destra. Ha parlato con Carlo Calenda?

Con lui ho un rapporto personale diretto. Ho incontrato anche il direttivo di Azione marchigiana, e sono convinto che anche con loro si possa arrivare a un accordo programmatico. E mi pare di aver capito che Calenda ha un giudizio negativo sul governo marchigiano.

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