«Il voto non è un concorso di bellezza», le ha detto Maurizio Gasparri. «Peccato, no?», ci scherza su Silvia Salis, candidata sindaca a Genova per il centrosinistra contro Pietro Piciocchi, reggente e già vice di Marco Bucci, oggi presidente della Liguria. Trentanovenne, dieci titoli nazionali in martello, era vicepresidente del Coni quando ha accettato di correre per la sua città. In effetti è molto bella.

Ma non è il punto, spiega più seriamente, «certi uomini, di fronte a certe donne, non resistono e parlano dell’aspetto fisico. Gasparri, poi, dopo aver fatto questa figuraccia in mondovisione, mi ha detto che il problema è che il mio programma non gli è chiaro, vuole sapere se voglio o no il termovalorizzatore a Genova. Ma non lo vuole neanche Piciocchi, il suo candidato. Il mio programma non gli sarà chiaro, ma neanche il suo».

Il suo sfidante dice che è meglio avere un sindaco dello stesso segno politico della Regione. Meglio che Genova vinca la destra?

È un discorso che non si deve proprio fare in un paese democratico. Piciocchi può parlare dei suoi obiettivi, o di quello che non hanno fatto, perché dopo otto anni di governo più che un programma dovresti presentare un consultivo. Ma questo no. Persino Matteo Salvini lo ha smentito: ha detto che lui, da ministro, con Beppe Sala a Milano ha un’ottima collaborazione. Piciocchi insinua una cosa gravissima: che la Regione e il governo penalizzerebbero Genova se tornasse un’amministrazione di centrosinistra.

Torniamo al sessismo.

A Gasparri non ho neanche risposto, se non a chi me ne ha chiesto conto. Uscite così favoriscono me. A un alleato così chiederei di astenersi dal venire a Genova.

Anche Giorgia Meloni lamenta attacchi sessisti.

Il problema c’è per tutte. C’è se non sei avvenente, se lo sei, se hai i figli, se non li hai, se ti tagli i capelli o o ti metti lo smalto o sai abbinare la camicia ai pantaloni o sei sei sgarrupata. Per gli uomini quest’attenzione non esiste, al massimo si fa una battuta. La differenza è che per le donne dal piano fisico si arriva subito alla competenza politica.

Parliamo della sua competenza politica. Lei è una grande sportiva, è stata vicepresidente del Coni, quindi in teoria competenza politica non ne ha.

Il Coni è una grande istituzione sportiva, un grande ente pubblico che ha contatti costanti con la politica, collabora con le istituzioni territoriali, Regioni e sindaci. All’inizio Bucci ha detto che mi avrebbero potuto candidare anche loro, sperando di farmi perdere consenso a sinistra. Ma dunque ero una buona candidata. Poi hanno visto che la mia corsa cresceva, e hanno cominciato a contestare la presunta scarsa competenza.

Ma è vero che avrebbe potuto candidarsi con la destra?

No. Detto questo, in Italia ci sono tanti esempi di percorsi professionali che hanno portato alla politica o all’amministrazione. Penso a Giorgio Gori a Bergamo, a Damiano Tommasi, che ha un background simile al mio. A Silvio Berlusconi. Anche il caposervizio di Piciocchi, Bucci, prima di fare il sindaco non sapeva “niente”, parole sue, del lavoro di amministratore pubblico. Aveva lavorato per società private, negli Usa. Per lui va bene e per me no? Comunque: il sindaco deve avere una visione e una squadra. E chi guida una squadra non cerca alibi, come dice Julio Velasco, uno dei più grandi allenatori di tutti i tempi.

Perché da vicepresidente del Coni ha scelto di cambiare trincea?

Avevo quella che si chiama un buona prospettiva, tutti mi davano avviata alla campagna del Coni. Sono stata “chiamata” dalla politica altre volte, ma questa volta ho sentito che mi stavano affidando un compito importante, è stata una chiamata alla responsabilità. Quando mi è arrivata la proposta, ho spiegato che avrei accettato solo se fossimo riusciti a superare il grande limite del campo progressista nel Paese, cioè le divisioni che non l’ha portato a governare un paese che non è di destra.

Il centrosinistra ha dovuto trovare una papa straniera per unirsi?

Sono una genovese che da figlia di un custode di un campo di atletica è diventata numero due di un’istituzione politico-sportiva. Quindi non sono straniera, neanche nella politica.

A Roma la sua coalizione litiga spesso, e questo ha pesato nella corsa per la Liguria. Perché non dovrebbe pesare anche a Genova?

Per la Regione era un momento diverso. Quello che succede a Roma non ha un impatto sull’alleanza cittadina, del resto era quello che avevo chiesto. Lavoro con persone che vogliono lavorare per la città. Ma le divisioni ci sono anche a destra, e loro sono al governo.

C'è un metodo Salis per tenere tutti insieme?

Glielo potrò dire fra cinque anni. Al momento le forze della coalizione sanno che mi sono messa a servizio e pretendo collaborazione, e loro da me possono pretendere il massimo impegno. Sono una persona decisa, forse decisionista, punto alla soluzione pratica dei problemi. Spesso la politica è un po’ più “aerea”. Forse venire dallo sport mi aiuta.

Visto che il voto non è un concorso di bellezza, andiamo al merito di quello che la destra contesta: il buco della Tari, la tassa sui rifiuti, è colpa della sinistra.

La Tari si abbassa in tanti modi, uno di certo è aumentare la raccolta differenziata. Otto anni fa, quando la differenziata era allo stesso livello di oggi, cioè fanalino di coda del Nord e tra le ultime città d'Italia, Bucci sosteneva che con lui, in un anno, sarebbe passata al 70 per cento. La media nazionale è al 65, Genova è al 51. Oggi il suo reggente dice che entro il 2027 la porterà al 67. Quindi dopo otto anni dopo stanno proponendo un risultato peggiore di quello che all’epoca Bucci diceva di ottenere in un anno. Poi c'è il tema della chiusura del ciclo dei rifiuti, serio e da affrontare con la Regione e con l’Amniu (l’azienda di Igiene urbana, ndr). La destra è da otto anni al governo della città e non l'ha fatto. In un’azienda, se sei dove eri otto anni fa, ti mandano via.

Dove si chiude il ciclo, insomma dove farete il termovalorizzatore?

Devono essere identificati i siti, dire qua o là è populismo. Serve una grande collaborazione con la Regione, sarà uno dei miei primi impegni nonostante i toni che mi riserva Bucci. Io non sono permalosa, punto al risultato, ma non dicano parole in libertà, il 20 per cento in più di differenziata in un anno l’hanno già promesso ed era una presa in giro. E se non sono riusciti a farlo in otto anni, è ridicolo che lo chiedano a me sapendo che non dipende solo da me.

Va bene, ma lei sa che il termovalorizzatore è tema divisivo a sinistra.

Sì, anche a destra, Piciocchi ha detto che non lo vuole a Genova. Io penso che in tutto il mondo ci sono modi di chiudere il ciclo dei rifiuti che non sono i termovalorizzatori, e ci sono termovalorizzatori gestiti in modo compatibile con l'ambiente. Dobbiamo riportarci alla migliore scienza. Stessa cosa vale per i depositi chimici.

Altra questione delicata. Lei dove li metterebbe?

L'Autorità portuale ha commissionato uno studio su dove mettere questi depositi chimici. I tecnici hanno individuato quattro siti, fra cui non c’è quello che ha individuato Bucci, Ponte Somalia. Infatti è stato vinto il ricorso al Tar, e ora aspettiamo la pronuncia del Consiglio di Stato. Posso dire il mio metodo: i depositi devono essere spostati da Multedo. Saranno i tecnici a valutare il posto con il minor impatto, ma dovrà comunque essere una scelta condivisa.

I dati dicono che i giovani scappano da Genova, la destra dice che ha creato molti posti di lavoro.

Non hanno il principio di realtà. Chi vive a qui sa che i figli di chi può vanno via, o ci provano. Anche se abbiamo un'ottima università. Ma Genova non ha una proposta per i giovani, dai posti letto per gli studentati alle mense universitarie. Serve una città che li accolga, che abbia una proposta culturale diffusa, che non sia solo pagare per fare, ma anche partecipare alla produzione culturale. Servono le infrastrutture per il collegamento: chi viene a studiare da fuori sa che per tornare a casa deve spendere un sacco di soldi, e questo ha un impatto su quanti scelgono l’Erasmus a Genova. Siamo la città con l’età media più alta d’Europa, fin qui si è fatta fatica a mettere i giovani fra le priorità, ma è un errore: è un circolo vizioso, è una città che non sta lavorando sull'integrazione. In generale, non parlo solo dei migranti. Ma anche dei migranti, che per la destra è un tabù e solo un campo di scontro. Genova deve tornare ad essere una città viva, declinata allo sviluppo dell'impresa sostenibile, e non declinante. E una città per restare, o per tornare.

A proposito di cittadinanza, come voterà ai referendum?

Sono consapevole che alcuni quesiti referendari sono vissuti con uno spirito diverso dalle forze della mia coalizione. A differenza della destra, andrò a votare, e chiedo a tutti di farlo, perché la partecipazione è importante, come ci ha ricordato il presidente Sergio Mattarella. Ed è importante che si rimetta al centro il tema del lavoro.

Il suo avversario è Piciocchi o Bucci?

È difficile da capire, e ci sono altri in campo. C’è il presidente di una regione con delle urgenze drammatiche come la sanità, che passa il tempo a fare campagna elettorale per le comunali. Ogni giorno parla di me. Chiedo a Bucci: ma perché non fai il tuo lavoro? Non credo si sia mai vista una roba del genere. Peraltro danneggia Piciocchi: fanno capire che considerano la sua candidatura poco solida. A rinforzo gli hanno dovuto affiancare Ilaria Cavo come vicesindaca. C’è anche il viceministro ai Trasporti Edoardo Rixi che ogni due giorni fa un’intervista contro di me: anche lui dovrebbe avere tante altre cose di cui occuparsi.

Mattarella ha scelto Genova per celebrare l’80esimo del 25 Aprile. Ma ieri in piazza si sono visti i saluti romani.

Una cosa è ricordare una persona, tutt’altra sono i saluti romani. Genova è città Medaglia d’oro per la Resistenza, la storia è questa. Ed è rimasta una città profondamente progressista. Ci sono tante persone con una lunga storia di sinistra che non votavano più perché, mi raccontano, si è progressivamente persa l'anima della città. È la cosa che mi dà più soddisfazione: interpretare il bisogno non solo di cambiamento ma anche del ritorno a parlare di cose che sono nel cuore della gente di Genova. È l’ultima cosa che sono riuscita a dire a mio padre. È mancato improvvisamente il giorno dopo che mi hanno fatto la proposta di candidarmi. Era un militante del Pci, un operaio, uno del popolo, che ha dato tutto al suo impegno. Quella sera lui era molto orgoglioso, se lo può immaginare, e la prima cosa che mi ha detto è stata: riporterai tanta gente come me a votare.

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