«Stiamo tirando fuori il simbolo in queste ore. E anche le liste dovremo farle in tempi ristrettissimi. Ci saremo, per dirla come piace adesso, “whatever it takes”. Parte subito il nostro tour de force per raccogliere le firme. Ma quello che sta succedendo costituisce un vulnus democratico gravissimo». Maurizio Acerbo è il segretario di Rifondazione comunista, partito che con Potere al popolo, Dema e altri movimenti ha dato vita a “Unione popolare”, con a capo Luigi De Magistris, che è già sicuro di candidarsi a Napoli e si offre all’alleanza con i Cinque stelle di Giuseppe Conte.

Segretario Acerbo, ci vogliono più di 40mila firme per poter correre il prossimo 25 settembre. Crede davvero che ce la farete a raccoglierle?
Sì, l’abbiamo fatto altre volte e ci riusciremo anche stavolta sfidando l'impossibile. Ma il punto è che questa difficoltà vale solo per noi. Tutti gli altri partiti non ne hanno bisogno, e i più piccoli si sono sistemati le loro carte in parlamento, zitti zitti e con la complicità di tutti, per non dovere fare questa corsa contro il tempo e sotto il sole cocente. Siamo solo noi in queste condizioni.

Sono in queste condizioni tutti i partiti che non hanno un simbolo che è presente in parlamento.
Noi siamo presenti con la componente ManifestA, quattro deputate e due senatori, ma la data per avere diritto all’esonero ci esclude. La scorsa volta, visto che si andò al voto con una legge appena fatta e che anche +Europa stava nelle stesse condizioni, fu fatta una norma per dimezzare le firme necessarie riducendole a un quarto di quelle previste per legge. Con le altre componenti escluse, Alternativa e le nostre parlamentari della componente “manifesta”, invieremo in queste ore una lettera al presidente della Repubblica, un appello per evitare che si tengano elezioni non democratiche. Questo sarebbero se non ci fosse la possibilità di correre per nessun outsider. Durante la Prima repubblica almeno si usava la saggezza di garantire la partecipazione democratica. Facevano i governi balneari per garantire che la campagna elettorale si svolgesse con la massima democraticità. È un dovere evitare questa situazione di grave discriminazione democratica. È la prima volta nella storia repubblicana che si vota alle politiche a settembre e che la campagna elettorale si deve fare nelle città vuote. Chiediamo al presidente della Repubblica di esercitare il suo ruolo di garante della Costituzione per permettere una vera partecipazione democratica al voto.

Nell’appello parlate di «ghigliottina alla democrazia». Ma se non ce la farete scegliere di dare indicazione per il voto?
Intanto è vergognoso che nessuna voce dei partiti che si sono garantiti un privilegio si unisca alla nostra per denunciare il vulnus democratico. Ma ce la faremo. Noi siamo sempre in piazza, da piazza Alimonda a Genova alla piazza di Piombino contro il rigassificatore a Coltano. Siamo quelli che sono in ogni lotta e campagna pacifista, sociale e ambientale. Raccoglieremo le firme. Come abbiamo fatto per il nucleare e l’acqua e tante altre volte.

Ma se non ce la farete? Conte e i Cinque stelle vogliono presentarsi come l’unica sinistra. Magari non dispiacerà a loro se alla fine voi non ci sarete.
Non si illuda nessuno, non toglieremo il disturbo. Ma siamo stupefatti del comportamento di tutti i sedicenti democratici e i liberali: fanno finta di non vedere la gravissima scelta antidemocratica che hanno scritto nella legge elettorale. Poi credo che M5s, Sinistra e Verdi debbano unirsi con noi in un fronte ecopacifista e popolare. Ma mentre discutiamo raccogliamo le firme.

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