Il salario minimo a 9 euro l’ora proposto da tutte le opposizioni alla fine è stato bloccato. Nella notte in commissione Lavoro alla Camera dopo mesi di passione è stato trasformato da un emendamento della maggioranza in una blanda delega, che dà al governo il compito di rafforzare la contrattazione collettiva senza alcun paletto reale dal punto di vista economico.

Per la segretaria del Pd, Elly Schlein, si tratta di una «pagina triste e buia per la democrazia»: «Non esiste al mondo che una legge di iniziativa parlamentare delle opposizioni si trasformi in una delega al governo. Questo è a tutti gli effetti un antipasto di premierato, una leva per svuotare il parlamento delle sue prerogative e per mortificare i diritti delle minoranze ad avanzare proposte». Il governo «decide di sfilare la discussione al Parlamento e di accentrare per non decidere. Non hanno nemmeno il coraggio di bocciare il salario minimo alla luce del sole e invece si sono dati a una fuga ingloriosa».

L’iter

Il rischio è un rinvio di sei mesi, ma non solo: «Una delega dove il salario minimo scompare, dove non è individuata alcuna soglia al di sotto della quale lavorare non è dignitoso, dove si viene meno al principio dei contratti comparativamente più rappresentativi spalancando le porte anche a quelli pirata e dove si insinua pericolosamente persino la rottura del tabù delle gabbie salariali. La delega nei fatti certifica l’ennesimo rinvio di sei mesi. Ma le persone che prendono 5 euro all’ora di salario non possono aspettare».

Ignorate le migliaia si firme raccolte nell’estate e le proteste di Pd, M5s, Azione, Avs e +Europa, dopo mesi di accerchiamento, Giorgia Meloni ha fatto valere la legge dei numeri in parlamento, ma l’imbarazzo resta evidente.

Maggioranza e governo, sin dall'inizio contrari all'introduzione per legge di una paga minima oraria hanno in tutti i modi ostacolato la discussione e, soprattutto, il voto da parte dell'Aula. Prima c’è stato un emendamento che voleva del tutto eliminare la proposta di legge, poi con un voto è stata sospesa la discussione per due mesi.

A quel punto all’inizio dell’estate Meloni ha deciso di affidare al Cnel presieduto da Renato Brunetta il compito di svolgere un approfondimento sul tema. Il Cnel, nonostante il voto contrario dei sindacati che ne fanno parte, ha bocciato il salario minimo e da lì a poco si è arrivati alla conclusione: il testo delle opposizioni è tornato in Aula, ma qui la maggioranza ha votato per un rinvio in commissione. Infine, è stato presentato l’emendamento sulla legge delega.

Nemmeno il voto di questa notte, racconta la capogruppo del M5S in commissione Lavoro Valentina Barzotti, è stato lineare: «Il presidente Walter Rizzetto (primo firmatario dell’emendamento di maggioranza, oggi di FdI, ma arrivato in parlamento nel 2013 con il M5s, ndr) ha tagliato i tempi della discussione, ci ha fatto lavorare in un ambiente insalubre per tutta la durata della seduta e alla fine non ha permesso a tutti gli iscritti a parlare in dichiarazione di voto di poterlo fare». La sostituzione della pdl per l’introduzione del salario minimo legale con una delega al Governo, commenta anche lei, «crea un precedente pericolosissimo, svilendo il ruolo delle Camere. Si devono vergognare».

Con la sua approvazione, scompare il salario minimo (nella delega non si fa alcun riferimento alla misura), ma si affida al governo il compito di varare alcuni decreti legislativi per intervenire sui salari bassi, innanzitutto ricorrendo all'ampliamento e al rafforzamento della contrattazione collettiva, senza escludere la possibilità, in determinati casi, di una contrattazione di secondo livello («il centrodestra vuole reintrodurre le gabbie salariali», è stata l'accusa del Pd). Ora il nuovo testo approderà nell'Aula della Camera: le opposizioni daranno battaglia ma le chance di riuscire a ripristinare la proposta sul Salario minimo sono nulle.

Non è la prima volta che il centrodestra affossa una proposta alle opposizioni senza nemmeno farla votare in Aula: era ad esempio già avvenuto sul voto per i fuori sede. Anche in quel caso la proposta in quota opposizioni venne trasformata in legge delega. Il nuovo testo, con la delega al governo sui salari bassi, dovrebbe approdare in Aula giovedì, come prevede il calendario dei lavori, ma è possibile anche uno slittamento dei tempi.

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