La premier, emarginata nell’Unione europea, va in Cina nel momento di massima difficoltà della sua strategia internazionale. Ma le opposizioni farebbero bene a non illudersi: è improbabile che cada per questi motivi. Per avere qualche possibilità occorre avere una agenda chiara, di lungo periodo, centrata sui bisogni dei cittadini e sull’interesse nazionale
La visita di Giorgia Meloni in Cina arriva nel momento di massima difficoltà della sua strategia internazionale: nel peggiore isolamento del suo (del nostro) governo. In meno di un mese la premier si è ritrovata priva del suo principale alleato in Occidente (il premier conservatore inglese Rishi Sunak, rovinosamente sconfitto a inizio luglio); ha perduto le due principali scommesse politiche, la vittoria dell’estrema destra in Francia e lo spostamento a suo favore degli equilibri europei (in ent



