Giorgia Meloni porta il piano Mattei al vertice di Bruxelles, lasciandosi così alle spalle lo strascico di polemiche dei giorni scorsi, dopo le congratulazioni di Matteo Salvini per la vittoria in Russia di Vladimir Putin.

Il primo giorno di lavori del Consiglio europeo ha riguardato i leader europei e il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. Al centro della discussione c’è stata soprattutto la crisi mediorientale e la crisi umanitaria dei palestinesi in Israele. Secondo fonti italiane, nel suo colloquio con Guterres, Meloni ha auspicato una immediata pausa umanitaria che porti a un cessate al fuoco, ma ha anche sottolineato il ruolo che l’Unione europea dovrà esercitare nel risolvere il conflitto.

In questo senso, la premier ha ricordato come l’Italia, insieme alla Fao, al Pam e alla Croce rossa internazionale, abbia lanciato l’iniziativa “Food for Gaza”, con l’obiettivo di rispondere all’esigenza immediata di cibo per la popolazione civile. Tuttavia il vero passaggio cruciale dell’intervento della premier ha riguardato il tema che è anche il fulcro del mandato italiano alla presidenza del G7: la crescita economica dei paesi meridionali nel bacino del Mediterraneo.

Meloni ha sottolineato l’importanza del piano di finanziamenti al global South – il sud globale – del quale il piano Mattei, insieme al Global Gateway dell’Unione europea, potranno essere parte integrante, anzi di più, «componente e volano».

La strategia italiana dunque non cambia: il piano Mattei – seppure ancora un contenitore sostanzialmente vuoto, con accordi non ancora stipulati coi paesi africani – viene considerato lo strumento migliore per affrontare l’immigrazione illegale e dei trafficanti di esseri umani che, secondo Meloni «sono nemici nostri e dello sviluppo delle nazioni più povere». Davanti ai leader europei e al vertice delle Nazioni unite, la premier ha quindi riportato al centro quella che considera la sua priorità strategica: un’alleanza globale contro il traffico di migranti, su cui «anche l’Onu può giocare un ruolo significativo».

Secondo le ricostruzioni, l’accenno è stato accolto positivamente da Gutierrez, il quale ha sottolineato l’affidamento dell’Onu sulla leadership italiana. Nel suo intervento, la premier ha dato anche spazio alla questione dell’Intelligenza artificiale, che è prevista tra i temi da trattare nel quadro della presidenza italiana del G7.

Il piano Mattei

Del resto, il piano Mattei è stato anche al centro del suo incontro della settimana scorsa con il presidente egiziano al Sisi, insieme alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. L’incontro ha avuto come oggetto quello di rinsaldare e ampliare gli accordi di sfruttamento di gas e materie prime egiziane – nel paese l’Eni ha importanti interessi economici – a fronte di un aiuto allo sviluppo del paese africano, su cui la guerra in medio oriente rischia di impattare fortemente.

Alla frontiera nord dell’Egitto, premono dal Sinai un milione e mezzo di palestinesi in fuga e a sud, dal Sudan, si stimano altri 9 milioni di profughi in arrivo. «Si tratta di una collaborazione completamente nuova con i paesi africani, particolarmente con i paesi nord africani, una collaborazione che parla di sviluppo, di investimenti, che parla di una cooperazione da pari a pari e che consente anche di risolvere problemi come quello dell’immigrazione irregolare», sono state le ultime parole di Meloni sul tema. L’accordo siglato dall’Ue con l’Egitto su spinta italiana, infatti, prevede un piano di aiuti da 7,4 miliardi di euro, di cui 200 milioni per prevenire l’immigrazione illegale.

Tuttavia per ora il piano Mattei si è dimostrato più che altro un’etichetta sulle politiche messe in campo da Meloni e non un vero piano strutturato. Anche la conferenza Italia-Africa di un mese fa lo ha dimostrato, con lo scetticismo dei leader africani partecipanti e le parole conclusive della premier: «Non abbiamo una scatola chiusa da presentare, ma una idea da condividere e ci interessa capire se è un’idea condivisibile dai nostri interlocutori».

La Russia

Il medio oriente è stato il fulcro del primo giorno di vertice e ha oscurato parzialmente lo scontro che prosegue in Ucraina e le conseguenze del voto in Russia, plebiscitarie per Putin. La due giorni dovrebbe far sì che i leader dei 27 paesi europei cerchino un accordo sulle armi da dare a Kiev, soprattutto alla luce della fuga in avanti di Francia, Germania e Polonia che hanno ipotizzato anche missioni via terra. Su questo punto l’Italia ha confermato il suo no, ma il clima a Bruxelles è teso. L’alleato di Meloni, l’ungherese Viktor Orbán, è stato l’unico leader europeo a congratularsi con Putin per la vittoria e anche questo avrà un riverbero nel confronto.

In questo contesto pesa la posizione sempre più fragile della presidente della commissione Ue von der Leyen, le cui chance di rielezione al vertice dell’Ue sembrano sempre più in discussione. Impegnata al vertice sull’energia nucleare in corso a Bruxelles, von der Leyen è intervenuta sulla questione della guerra russo-ucraina, strettamente legata a tutto ciò che riguarda l’approvvigionamento energetico nel continente europeo, e ha ammonito che «le ambizioni di Putin non si fermano a Kiev».

Per ora il feeling tra lei e Meloni è inversamente proporzionale a quello che ha con Matteo Salvini: il leader della Lega, parte del gruppo Id, ha detto che «è impensabile votarla». L’ennesima valutazione che lo allontana dalla premier.

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