Il primo caso è quello del commissario straordinario per la ricostruzione post sisma del Centro Italia: via Giovanni Legnini, troppo legato al Partito democratico, per fare spazio a Guido Castelli, senatore di Fratelli d’Italia ed ex assessore della regione Marche. Un’operazione che rispecchia il desiderio di spoils system – la sostituzione dei dirigenti in carica con figure più gradite – del centrodestra approdato al governo, sebbene da un punto di vista tecnico si parli di una mera sostituzione.

L’incarico di Legnini, prorogato a fine 2021, scadeva il 31 dicembre scorso. Quindi, più che un licenziamento si è trattato di un mancato rinnovo e di una conseguente sostituzione. Ma sotto il profilo pratico è cambiato poco: c’è stato un cambio al vertice di un organismo.

Dall’Aifa al Mef

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Diversa invece la storia del direttore generale di Aifa, Nicola Magrini, che ha ricevuto la lettera di licenziamento dal ministro della Salute, Orazio Schillaci: un fatto che si configura come una classica operazione di spoils system.

Le funzioni del dg, stando alle prime indiscrezioni, potrebbero essere assorbite almeno momentaneamente dall’attuale presidente dell’agenzia, Giorgio Palù, da sempre con posizioni molto gradite al centrodestra.

Intanto al ministero dell’Economia è in corso una battaglia sotterranea: la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, vuole rimuovere il direttore generale del Tesoro, Alessandro Rivera, che invece è difeso dal ministro Giancarlo Giorgetti.

La premier spinge per portare al Mef Alessandro Turicchi, presidente di Ita Airways, proponendo una buona exit strategy per Rivera alla Banca europea degli investimenti. Resta da capire come evolverà lo scontro. Il Ragioniere generale dello stato Biagio Mazzotta, a differenza di Rivera, è indicato al riparo da eventuali sorprese.

Scadenza il 24 gennaio

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Il progetto dell’esecutivo è quello di un ulteriore intervento per favorire questo meccanismo, benché ci siano dei limiti indicati dalle sentenze della Corte costituzionale. La Consulta ha rilevato come il meccanismo finisca per ledere principio di buona amministrazione.

La legge istitutiva è la Bassanini, che ha indicato il perimetro della possibilità di sostituire i dirigenti dell’apparato pubblico, nel rispetto di alcuni principi come i compiti da svolgere e le capacità del dirigente.

Il raggio di azione è stato ampliato dalla legge Frattini del 2002, che ha rafforzato lo spoils system collegando gli incarichi alla vita del governo. Ci sono, insomma, specifici ruoli, come dirigenti ministeriali, ed enti che possono essere sottoposti al “sistema delle spoglie”.

Secondo le prescrizioni normative, la finestra per lo spoils system del governo Meloni si chiuderà il 24 gennaio. Ed è il caso delle agenzie fiscali. Alle Entrate Ernesto Maria Ruffini, voluto da Matteo Renzi, non sembrava avere molte chance di essere confermato. Con il tempo si è tuttavia guadagnato la fiducia da parte del centrodestra.

Alle Dogane viene dato come più che probabile il rientro di Benedetto Mineo, già al comando dell’agenzia, avvicendandosi con Marcello Minenna, voluto dai 5 Stelle dell’era Di Maio.

Inps e Anpal

Seppure, come per la vicenda di Legnini, non si tratti di spoils system puro, una sequenza di sostituzioni è attesa nei prossimi mesi, esattamente a maggio, quando andranno in scadenza i vertici dell’Inps. Il presidente Pasquale Tridico non ha alcuna speranza di conferma: è stato voluto dal Movimento 5 stelle.

Al suo posto in lizza c’è Mauro Nori, che conosce bene la complessa macchina dell’Istituto. Con l’insediamento Marina Elvira Calderone al ministero del Lavoro è diventato capo di gabinetto, ma la presidenza dell’Inps ha una maggiore solidità.

Per Nori ci sarebbe anche l’ipotesi Anpal, dove il commissario straordinario, Raffaele Tangorra. La nomina è stata fatta dall’ex ministro Andrea Orlando: un peccato originale nella visione del governo. Per l’Inps, dunque, non è da scartare la candidatura di Alberto Brambilla, attuale presidente del Centro studi e ricerche itinerari previdenziali, gradito alla Lega.

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