La Gara di mangiatrici di banane a Monteprato di Nimis, in provincia di Udine, alla fine si è svolta: le donne, in occasione della “Festa degli uomini”, il 2 agosto si sono inginocchiate di fronte alle banane tenute ad altezza cintura dagli uomini. In palio, ha spiegato il presentatore, una busta con cento euro alla vincitrice, rigorosamente scelta da una giuria maschile. Il dibattito se questo sia giusto o no continua. Michele Serra, editorialista di Repubblica, reputa che «non sia elegante» ma c’è ben altro di più grave: «I missili».

Nel frattempo le femministe si difendono dagli attacchi social, visto che sotto i post, a partire da quello di Laura Boldrini contraria alla gara, sono partite le critiche alle donne, a chi biasimava la festa e alla fine anche personali alla deputata. Tuttavia Boldrini specifica: «Su 1.300 qualcuno negativo ci può essere, ma la maggior parte dei commenti dimostra indignazione nei confronti della manifestazione».

I social

Le promotrici della petizione contro la festa, Valentina Moro ed Elena Tuan si aspettavano che insieme all’appoggio sarebbero nate le critiche e hanno deciso di bloccare i commenti sui social: «Non avremmo avuto tempo per moderarli», spiegano. Hanno divulgato un comunicato: «In quanto organizzatrici della petizione prendiamo fortemente le distanze da ogni strumentalizzazione della stessa, in particolare quando si traduce in attacco contro i corpi delle donne e contro l'autodeterminazione dei desideri».

Per molti, spiega Moro, dopo l’invito al boicottaggio da parte della regione, «il punto non è più l’iniziativa, sono diventate le donne che hanno deciso liberamente di partecipare, tanto che il presentatore ha ripetuto che era una loro libera scelta prima di far partire la competizione».

La difesa di Serra

La festa è nata degli anni Settanta, ma da allora molte cose sono cambiate. La Commissione pari opportunità della Regione ha segnalato alla vigilia della competizione che la manifestazione è profondamente scesa di livello e ha chiesto agli organizzatori di smetterla di portarla avanti. L’appello è stato inascoltato.

L’editorialista di Repubblica Michele Serra ribatte ironizzando: «Non è elegante (nemmeno i fescennini lo erano, né i culti priapici) ma ha una sua sguaiata innocenza, con processioni di falli megalitici, molte banane, molto fracasso e la evidente partnership di Dioniso, che è il solo vero patrono del Friuli, con Priapo ha un'intesa millenaria e annaffia la notte con il nettare d'uva».

Anche lui si appella all’adesione volontaria: «Molte le donne presenti, apparentemente non offese né costrette a divertirsi senza essere divertite». Per Serra a causare la reazione sarebbe stata «l’esplicita allusione alla fellatio, hanno giudicato inaccettabile e umiliante la cosa, anzi il coso».

Né le promotrici della petizione, né la Commissione pari opportunità del Friuli tuttavia hanno mai parlato di questo, ma del fatto che le immagini della gara «mortificano e infieriscono sul sacrosanto diritto delle donne a non essere continuamente soggette a violenza, nonché ridicolizzate e banalizzate».

Donne e banane

Moro aggiunge che non è chiaro cosa c’entrino le banane del 2022 con i culti nati circa tre secoli prima di Cristo: «Qua parliamo del 1970, non abbiamo un culto dionisiaco, non mi risultano templi. Noi non capiamo come una festa legata al piacere lo interpreti in maniera unidirezionale. Potevamo farci i fatti nostri, ma quel messaggio lì stava circolando, e abbiamo diritto di critica».

Da quando hanno lanciato la loro petizione per fermare la gara, sono state raccolte 3.600 firme. Anche l’attivista egiziano Patrick Zaki ha firmato e ha chiesto di firmare. Il problema non è più solo la gara, aggiunge la promotrice: «L’altra questione è mettere l’accento su quello che riteniamo importante. La veicolazione di questi messaggi», a partire dall’opportunità di una locandina con una donna in costume da bagno che addenta una banana fino ai video delle partecipanti che mimano rapporti orali in mezzo a una folla festante.

Serra si preoccupa della rappresentazione del maschio, al punto da scrivere: «Vale sempre la pena ribadire, con la necessaria brutalità, che sono molto più osceni i missili dei cazzi. La raffigurazione odiosa della fallocrazia non è la banana, è il missile»

Ma chi si oppone non ha problemi con la frutta o con “i cazzi”. La festa ha previsto spettacoli di burlesque e una competizione maschile, ma ben diversa: «L’uomo che si mette in gioco per diventare “mister” è un conto, per la donna il desiderio che risponde al piacere legato al fallo ritorna a essere sempre la solita immagine eteronormativa». Adesso «si apre uno spazio di confronto per immaginare delle produzioni culturali diverse».

Su questo non molleranno, spiega Moro: «Riteniamo che sia importante: non la sospensione della gara, ma come noi abitiamo il territorio. Abbiamo provato a farlo da un punto di vista femminista». Sulla festa invece non ha dubbi: «Ricalca un punto di vista maschilista. I video e le informazioni che ci sono giunte non ci propongono un’immagine diversa. Dalla locandina con il messaggio machista, ai video di donne inginocchiate e bendate».

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