La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha voluto parlare in italiano: «L’Italia può contare sull’Unione europea». Questa la frase scandita a conclusione della presentazione del piano d’azione europeo in dieci punti rivelato in occasione della sua visita a Lampedusa. L’Ue, ha spiegato, è pronta a bloccare e rimandare indietro i migranti «irregolari» utilizzando «il pugno duro» contro i trafficanti, mettendo sul piatto più supporto alla Tunisia e aprendo a una missione navale: «Decidiamo noi chi arriva nell’Ue e in quali condizioni».

Un intento che ha reso visibilmente sorridente la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che in serata ha detto a Rete4 di aver ottenuto «una rivoluzione copernicana» visto che non si parla solo di redistribuire ma di «fermare le partenze illegali».

Un’operazione con molte incognite. Per Giorgia Linardi, della Ong Sea Watch, appena tornata dal paese nordafricano, «si tratta del rafforzamento del meccanismo che ha portato solo alla migrazione come carta di ricatto, e che finora non ha funzionato».

I punti

LAPRESSE

A Lampedusa sono stanchi. L’arrivo delle presidenti è stato accolto dalle proteste dei cittadini. I manifestanti hanno sbarrato la strada elle auto nel tragitto dall’aeroporto all'hotspot di Contrada Imbriacola. «Ci metto la faccia», ha detto Meloni per tranquillizzarli. Dopo Meloni e von der Leyen hanno visitato “il cimitero dei barchini” e non hanno incontrato nessuno dei sopravvissuti al mare.

La Croce rossa italiana che opera sull’isola, tramite la vicepresidente, ha consegnato alle due esponenti politiche una maglietta Cri: «Come ogni giorno – ha spiegato poi – con le persone migranti che accogliamo, vogliamo condividere oggi con le istituzioni il nostro principio di umanità. È una speranza di vita».

Atteso lunedì in Consiglio dei ministri arriverà un nuovo provvedimento sull’immigrazione che si concentra sui Centri per il rimpatrio. La presidente Ue è sulla stessa lunghezza d’onda. Tra i punti l’incremento del supporto dell’agenzia Frontex per pattugliare le coste contro i trafficanti, per identificare chi abbia o no diritto a restare, e anche per i rimpatri.

Poi un più deciso rapporto con i paesi da cui partono i migranti a partire dalla Tunisia. L’Europa pensa anche di aumentare gli equipaggiamenti per la guardia costiera tunisina. Sul fronte europeo, von der Leyen punta a un maggiore impegno del meccanismo volontario di solidarietà. Il personale dell’Agenzia Ue per l’asilo lavorerà per accelerare le domande e individuare quelle da respingere.

Solo alla fine, von der Leyen ha parlato del rafforzamento dei corridoi umanitari e di maggiore collaborazione con le agenzie Onu, Unhcr e Oim. Nel frattempo ha palesato l’intenzione di arrivare al più presto con la Tunisia a nuovi progetti per la lotta ai traffici illegali «nell’ambito dell'attuazione del memorandum d'intesa» sottoscritto a luglio con il presidente Kais Saied alla presenza di Meloni.

Punto già previsto, per cui la premier italiana ha chiesto ancora una volta «un sostegno al bilancio della Tunisia indipendentemente dal Fondo monetario internazionale». In programma infine un rafforzamento della normativa contro i trafficanti e soprattutto più sorveglianza aerea e navale attraverso Frontex valutando la possibilità, come chiesto dall'Italia, di nuove missioni navali.

Non è il blocco navale

La convinzione di Meloni è che qualcosa venga raggiunto già a ottobre, al Consiglio europeo. L’operazione marittima che Meloni ha in mente è Eunavformed Sophia, conclusa nel 2020. La scelta sconfessa il suo vicepremier Matteo Salvini, che lo stesso giorno ha festeggiato a Pontida con Marine Le Pen dicendo di essere in piena sintonia con lei.

Lo stop era stato voluto dal leader leghista perché le navi portavano avanti anche i salvataggi, come conferma il sito del ministero della Difesa: «Pur non rientrando nel mandato assegnato alla missione, è un obbligo ineludibile per il diritto internazionale». Per Salvini un “pull factor”.

Meloni ritiene di aggirare il problema con la terza fase, mai attuata, ovvero la missione volta a neutralizzare le imbarcazioni e le strutture logistiche usate dai contrabbandieri e trafficanti «in mare e a terra», si legge. Per Linardi, che ha visto cosa accade nel Mediterraneo, la questione resta: «Come possono occuparsi di questo ignorando tutti i barchini che incontrano? Senza contare che in mare è troppo tardi per intervenire sui trafficanti».

E senza contare che un intervento di questo tipo necessita di una Risoluzione dell'Onu e del consenso dell’altro stato costiero. Mentre si discute del futuro, le misure già prese non hanno portato alcun beneficio. L’Italia, ricorda Linardi, ha già fornito equipaggiamenti, e il memorandum non ha reso la Tunisia più cordiale. Il 14 settembre il paese ha deciso di negare l’accesso a una delegazione di europarlamentari e quello stesso giorno Lampedusa toccava 7mila persone nell’hotspot. La segretaria del Pd Elly Schlein ha convocato per lunedì la segreteria sul tema migranti e sul caso Lampedusa.

 

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