La rivolta contro il governo dei sindaci leghisti vede il suo epicentro in Legnago, una città di 25mila abitanti nel cuore della pianura veronese, con una giunta «cento per cento Lega», ribadiscono con fierezza. Cinque giorni fa è stato riattivato il Cas, il Centro accoglienza straordinaria, della frazione di San Vito, con l’arrivo di 37 migranti mandati dal ministero dell’Interno.

Il sindaco, Graziano Lorenzetti, profondamente deluso, si è tolto la fascia in segno di protesta guadagnando l’attenzione delle cronache con un video: «Non la indosserò più finché non vedrò le condizioni». Adesso è passato alle minacce: «La gente – dice a Domani – si sta stancando, e io seguo l’umore della gente. Se non vediamo segnali di cambiamento potrebbe essere un problema. Le persone sono imprevedibili, quando sono disperate. La gente potrebbe diventare intollerante».

Due giorni dopo le prime, sono arrivate altre 14 persone. Numeri bassi rispetto a quelli che stanno dovendo accogliere altre città. Ma il comune, raccontano, è stato colto di sorpresa, sia politicamente, sia materialmente. L’assessore alla sicurezza e allo sport Luca Falamischia specifica: «Fino a poche ore prima non era stato comunicato nemmeno alla prefettura». Scarsezza di organizzazione lamentata praticamente in tutte le regioni. A loro si è unito il primo cittadino di Minerbe, Andrea Girardi.

Vogliono la tortura

Ed è così che ritorna: «È in atto una sostituzione etnica». Il problema della gestione dei flussi, sta portando all’unione di argomenti che prima viaggiavano separati. Qui dove l’appeal della Lega è da sempre più forte (il primo cittadino è riuscito a guadagnarsi la conferma al primo turno senza ballottaggio nel 2019 «alla faccia delle previsioni», nonostante fosse «dato per sicuro dallo stesso entourage di Lorenzetti», riportava il Corriere del Veneto), l’insofferenza per i migranti è al suo apice.

«Sarebbe il caso di abolire il reato di tortura in modo che la polizia possa intervenire e agire in modo violento se serve», dice il sindaco, creando «un deterrente»: «Vedo delinquenti che girano a piede libero, invece per ora i poliziotti si possono difendere solo con le pistole ad acqua, per dire».

Sul fronte internazionale il primo cittadino si dispiace perché il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella «non firmerebbe mai il blocco navale»: «Altro che guardia costiera, servirebbe mandare la marina militare». Senza dimenticare «che c’è anche il fronte est», quello della rotta balcanica. Esclude però «di intervenire contro donne e bambini». E aggiunge: «Tanto non si farà mai».

«Piantedosi è un fratellino»

I contatti con gli esponenti nazionali sono costanti. Hanno sentito i veneti Lorenzo Fontana, presidente della Camera, e Paolo Tosato, senatore da tre legislature. Al momento «stanno aspettando». Il presidente Luca Zaia in un’intervista ha detto che i «sindaci hanno ragione, tutta l’Africa in Italia non ci sta».

Il disconoscimento del ministro Matteo Piantedosi è totale. Il ministro dell’Interno che ha nel suo passato il ruolo di capo di Gabinetto di Salvini quando era lui al Viminale, lo definiscono «un tecnico». Per il sindaco Lorenzetti addirittura «è più un fratellino» (d’Italia, ndr).

Da questa situazione chi potrebbe uscirne persino meglio di prima è il segretario Matteo Salvini, che a parte annunciare un nuovo decreto sicurezza (memore dei suoi), finora ha preferito tacere: «Lui ha avuto il coraggio di andare a processo e pagare sulla sua pelle, ha dimostrato che qualcosa si può fare», dice il primo cittadino del Veneto. Non specifica che è imputato per aver tenuto per giorni in mare i migranti in condizioni precarie. 

I leghisti locali si propongono come portavoce dei 200mila cittadini della piana: «Come noi la pensano tutti», ma adesso assicura il sindaco, «vedrà che qualcosa cambierà, ci hanno detto che ci saranno i nuovi decreti sicurezza». Il consigliere alla sicurezza ricorda che «abbiamo fatto cadere il Conte I perché non rispettava gli accordi». Il sindaco ha fiducia in Giorgia Meloni ma «fino a prova contraria, il tempo sta per scadere».

Il sottosegretario leghista dell’Interno, Nicola Molteni ha anticipato in un’intervista ad affaritaliani.it che il testo prevedrà un «giro di vite e stretta sulle espulsioni degli irregolari con elevato profilo criminale e soggetti violenti. Norme per rafforzare la sicurezza nelle città. Norme per tutelare e proteggere le forze di polizia dalle quotidiane aggressioni e violenze che subiscono. Norme per affrontare il fenomeno delle baby gang».

Ci potrebbe anche essere «un tagliando sulla Legge Zampa sui minori stranieri non accompagnati». L’argomento che più sta allarmando invece le regioni di centrosinistra. Sarà un decreto «articolato e organico», ha concluso il sottosegretario all'Interno.

Il sindaco di Legnago Lorenzetti aspetta sul piede di guerra: «Vediamo che succede. Da un’emergenza all’altra: pandemia, crisi economica… ora basta».

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